A distanza di pochi giorni dal solstizio d’estate (21 giugno), la Georgia viene devastata da piogge torrenziali che oltre ad aver causato la rottura del Vera, fiume che attraversa il centro di Tblisi. Questi hanno invaso la città causando enormi danni, frane e persino 12 vittime e una trentina di dispersi; in alcuni punti della capitale l’acqua ha superato i tre metri di altezza, grazie all’enorme quantità di pioggia caduta dal cielo in poche ore, malgrado il più grosso pericolo sia al momento legato alla fuga di diverse tigri, leoni e ippopotami dello zoo cittadino andato semi distrutto dalle acque.
L’emergenza sta richiedendo l’intervento dell’esercito, impegnato nella frenetica ricerca delle bestie che, impaurite, si aggirano per le strade cittadine con gli ovvi rischi per la popolazione. Ma l’estate “bizzarra” del 2015 sta colpendo anche la nostra nazione, specialmente il settentrione, dove violenti temporali si sono abbattuti nell’arco di 48 ore fra Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia, con grandine di grosse dimensioni (tre centimetri) che ha imbiancato la provincia di Verona e la città di Parma e da qualche ora nubifragi anche a Palermo.
Tuttavia è a Milano che si registra la situazione più pesante, con allagamenti, alberi abbattuti e disagi alla circolazione. Problemi anche nel sito Expo a Rho, alle porte di Milano, con molti visitatori scappati fuori dai padiglioni per il rischio di crolli dei tendoni appesantiti dalla grandine e dalla pioggia e che han richiesto l’intervento dei vigili del fuoco.
Sul massiccio della Marmolada un fulmine ha ucciso uno scalatore e ferito un altro, mentre il resto della cordata è tuttora sotto shock. A questi fenomeni temporaleschi si contrappone, da giorni, il caldo africano che sta attanagliando il sud, isole comprese, con temperature oltre i 30°C, sebbene la cosa più assurda sia sentir dire, dalla bocca dei sapienti esperti del clima, che “siamo comunque nelle medie stagionali” quando, in realtà, eventi del genere non si sono mai registrati nell’ultimo decennio.
Come volevasi dimostrare, ciò che dico (e scrivo) da tempo è sotto gli occhi di tutti, credenti e scettici, e cioè che man mano si avvicina il ritorno di Cristo cresce l’indifferenza, anche perché molte voci evangeliche autorevoli si vanno adeguando all’andazzo del mondo: dobbiamo forse aspettare che sia qualche politico di turno o qualche noto meteorologo (Bonelli, Giuliacci) a citare i versi biblici durante i loro programmi in tivù? Non credo proprio.
Dio, piuttosto, ha chiamato la Chiesa ad essere testimone del Vangelo (Marco 16:16), nonostante mi renda conto dello spirito di Laodicea ormai presente nell’evangelismo internazionale, ahimè carente di sentinelle e di profeti che interpretino i “segni dei tempi” secondo la prospettiva cristiana. Alluvioni, frane, valanghe, terremoti eccetera, evidentemente non sono sufficienti per farci destare dal sonno, ragion per cui mi chiedo: dobbiamo attendere un altro violento sisma come quello in Nepal di maggio scorso (già dimenticato!) per prendere sul serio i solenni avvertimenti del Signore (Sofonia 1:15)?
Salvatore Di Fede – notiziecristiane.com
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