Perché mettere in relazione questi tre termini e queste tre realtà? Perché, in effetti, se ci si pensa bene, queste realtà sono ben collegabili.
Cos’è l’educazione? Potremmo definirla come l’insieme degli orientamenti che, nel corso della vita, coloro che ci sono intorno cercano di darci e che noi stessi scegliamo di prendere. Da questo punto di vista, l’educazione è il risultato delle influenze che altre persone (appartenenti al nostro ambiente e alla nostra cultura di riferimento) possono trasmetterci e che noi decidiamo di introiettare dentro di noi.
Cos’è la fede? Potremmo definire la fede come l’insieme delle credenze che ci portiamo dentro di noi, come risultato delle convinzioni che ci siamo costruite dentro di noi in virtù delle cose che abbiamo sentito, visto e provato in base alle esperienze e degli incontri che possiamo avere vissuto nel corso della nostra vita.
In base a queste definizioni si può vedere come, infondo, le due realtà dell’educazione e della fede sono molto simili e complementari. Infatti, entrambe, l’educazione e la fede, sono il risultato di quanto ricevuto e vissuto nel corso della propria esistenza. Un ragionamento pratico del modo in cui l’educazione e la fede possano coincidere deriva dal fatto che così come la personalità di un uomo dipende dall’ambiente e dalla cultura in cui questi cresce e si forma, altrettanto la sua fede poggerà sui principi e sulle verità che lo stesso uomo ha appreso e assimilato sempre in tale ambiente e in tale cultura. L’evidenza di questa affermazione è provata dal fatto che la quasi totalità di coloro che nascono in Italia saranno delle persone educate secondo una mentalità ed una personalità di base tipicamente italiane. Ed altrettanto la fede di tale persona molto probabilmente rientrerà nello stereotipo religioso della gran parte degli italiani, ossia cattolico. Se, invece, un soggetto sarà nato in Arabia la sua educazione e la sua fede saranno coincidenti con i dettami dell’islam. Se, poi, invece, una persona sarà nata in India la sua identità sarà già quasi inequivocabilmente segnata dal fatto di divenire un induista.
Dunque educazione e fede sono due realtà spesso strettamente legate e interdipendenti.
Ma la terza realtà, ovvero quella della salvezza, si può definire negli stessi termini delle prime due realtà, ossia come il risultato delle influenze umane degli ambienti e delle persone che possono stare intorno ad una certa persona? Grazie a Dio no! La salvezza (quella vera) è il risultato dell’azione diretta di Dio nel cuore dell’uomo. Così, nonostante le influenze dell’ambiente e degli altri possono determinare la nostra educazione e la nostra fede (ossia le nostre convinzioni), le stesse realtà potrebbero al più influenzare le nostre idee sulla salvezza, ma non produrla realmente. Forse un esempio servirà a rendere tali pensieri più chiari. L’apostolo Paolo educativamente e religiosamente parlando era un ebreo prima di vivere l’esperienza della salvezza. La sua educazione e la sua fede coincidevano con le sue convinzioni di non poter essere altro che un ebreo. E da se stesso, ossia attraverso le sue personali convinzioni, anche la sua salvezza non poteva che dipendere dal cercare di essere un ebreo ortodosso ed osservante. Ma per quanto riguarda la salvezza (e chi conosce la storia dell’apostolo sa come sono andate le cose su questa esperienza vissuta dall’apostolo) a determinarla non furono le sue convinzioni, né l’educazione ricevuta o la fede su cui lui stesso si era basato fino al giorno in cui effettivamente fu salvato. La salvezza dell’apostolo Paolo non fu il risultato delle influenze umane da lui ricevute nell’ambiente in cui visse, ma l’effetto di un incontro diretto col Signore (v. Atti degli apostoli cap. 9).
Cosa può e deve dirci la riflessione su questi aspetti della realtà (educazione, fede e salvezza)? Questa riflessione ci dice che molte sono le influenze che ciascuno di noi riceve nella propria esistenza: le influenze umane (che possono determinare la nostra educazione – e con essa i nostri modi di pensare ed fare -) e l’influenza divina (che accade quando Dio stesso decide di toccare un uomo e intervenire nel corso della sua vita – per dargli un’Altra direzione).
A questo punto ogni lettore prenderà atto che la sua educazione e la sua ‘fede’ sono il risultato di quanto fino a questo giorno altri uomini come lui (o lui stesso) hanno cercato di trasmettergli o inculcargli. Ma rispetto a tutto ciò la salvezza è un’altra cosa. Senza un vero e reale tocco di Dio non vi può essere alcuna vera salvezza. Non ci si illuda, dunque, sul fatto che educazione, fede e salvezza debbano e possano per forza coincidere. Se sull’educazione e sulla ‘fede’ possono avere influenza degli agenti umani, così non è della salvezza. Ciascuno, pertanto, sarà consapevole del fatto che la sua educazione e la sua fede sono il risultato delle intenzioni e dei pensieri che altri uomini hanno avuto e voluto per lui.
Ma per sapere, onestamente, se un uomo è stato salvato, bisognerebbe porsi la seguente domanda: tra le diverse influenze che quest’uomo ha avuto nella propria vita vi è mai stata un’influenza dovuta al tocco diretto di Dio? Persino l’influenza religiosa ricevuta dal proprio ambiente di vita potrebbe non rispondere realmente a tale domanda. Paolo era religioso, ma non aveva ancora ricevuto un tocco diretto dalla ‘Mano di Dio’! Pertanto, per quanto fosse e si ritenesse religioso, non avrebbe potuto – onestamente – affermare di essere salvato.
Così è di chiunque non ha ancora sperimentato un tocco diretto da parte di Dio.
Per concludere questa riflessione vorrei spronare il lettore a porsi la domanda cruciale per determinare l’esame della sua reale salvezza, ovvero del suo stato ancora naturale di uomo magari educato e fedele (alle proprie convinzioni umane e culturali) ma non ancora salvato; del suo stato di uomo influenzato da altri uomini ma non ancora toccato da Dio!
In pratica, un uomo educato e ‘fedele’ può ancora non essere salvato.
Allora? Spero che questa riflessione possa aiutare qualcuno che forse ancora non si era posto una tale questione a riflettere su tale realtà, per non accontentarsi dell’educazione e della fede finora ricevuta (dagli uomini) e per cominciare a ricercare la salvezza, ossia un reale (diretto) rapporto con Dio. Amen
Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com
Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook