Immaginate un mondo privo di danni ambientali, un mondo in cui la distruzione dell’ecosistema è un lontano ricordo, in cui la perdita della biodiversità è scongiurata, in cui la ricerca disperata e disperante di energia non viola i diritti umani e la salute di nessuno. In un mondo così Fukushima, l’inquinamento nel delta del Niger, le sabbie bituminose in Canada o lo spopolamento degli alveari sarebbero solo alcuni esempi dei disastri ambientali forse scongiurati grazie all’introduzione della responsabilità diretta nella distruzione degli ecosistemi attraverso il reato di Ecocidio. Non si tratta di una proposta nuova. Trent’anni fa, l’Ecocidio, il danno ambientale esteso, fu sul punto di essere incluso, insieme al genocidio, tra i crimini internazionali contro la pace, ma per l’opposizione di qualche governo (giusto per ricordarlo: di Regno Unito, Usa e Paesi Bassi) fu escluso all’ultimo minuto. L’unico riferimento rimasto al reato è la menzione ai “danni diffusi, duraturi e gravi all’ambiente naturale” intesi però solo come “crimine di guerra” sancito dallo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale nel 1998 (Art.8, 2b, iv), creando la situazione assurda secondo cui l’Ecocidio oggi è un crimine in tempo di guerra, ma non in tempi di pace.
Per questo i volontari di Fermiamo l’Ecocidio in Europa hanno provato una seconda volta a cambiare le cose attraverso il nuovo strumento legislativo di democrazia partecipativa che è l’Iniziativa dei Cittadini Europei (Ice) lanciato nel gennaio 2013. “Trent’anni fa, avevamo la possibilità di prevenire la distruzione ambientale di cui oggi siamo testimoni; ora la situazione è molto più grave di allora, alcuni scienziati avvertono addirittura che stiamo raggiungendo il punto di non ritorno”aveva spiegato durante il lancio Prisca Merz la direttrice e una delle promotrici dell’iniziativa End Ecocide in Europe. Ad oggi però i volontari di Fermiamo l’Ecocidio in Europa hanno raccolto poco più di 120.000 firme, troppo poco rispetto al traguardo del milione richiesto per l’Ice entro 12 mesi, ma in ogni caso un risultato importante se pensiamo che l’iniziativa era interamente gestita da volontari e ha ricevuto pochissimi fondi. “I dati richiesti per aderire all’iniziativa dei cittadini europei sono numerosi, quindi molti cittadini europei si sono rifiutati di firmare. Le statistiche sul sito rivelano che la maggioranza delle persone che ha cliccato firma orasul sito, non hanno poi firmato. Viste le circostanze, possiamo essere fieri di aver raggiunto questi risultati, questo dimostra che il pubblico esige questa nuova legge e noi siamo più determinati che mai a continuare lungo la stessa strada”, ha dichiarato la scorsa settimana la Merz.
Se la battaglia è momentaneamente “persa” la guerra non ancora. Il gruppo diFermiamo l’Ecocidio in Europa continuerà, infatti, a raccogliere firme in modo da consegnarle al Parlamento Europeo come petizione ordinaria accompagnata da uno statuto pubblicato lo scorso 30 gennaio, che chiede la costituzione di una Corte Criminale per l’ambiente europea e internazionale. Lo statuto è l’esito di una nuova coalizione di organizzazioni che combattono per far riconoscere i crimini ambientali ed ottenere che l’ecocidio sia considerato un crimine nei tre casi seguenti: qualora si verifichi sul territorio europeo (aree marittime incluse), qualora aziende europee siano coinvolte ed infine qualora cittadini europei siano coinvolti, anche nel caso lavorino per aziende non europee. La campagna chiede anche che venga negato l’accesso al mercato europeo ai prodotti basati sull’ecocidio, in quanto chiunque importasse tale genere di prodotti starebbe “favorendo l’ecocidio, rendendosene complice” con conseguenze legali anche sugli investitori e gli alti funzionari di banche considerati responsabili di favoreggiamento di un crimine.
“Noi abbiamo deciso di mirare ad istituire una legge a livello solo europeo, una direttiva, che manca nel panorama giuridico dell’Unione Europea” ha sottolineato la Merz. Ad oggi, infatti, esistono molti accordi ambientali multilaterali, ma non tutti i Paesi li hanno sottoscritti e mancano ancora meccanismi di applicazione efficaci. La maggior parte della legislazione impone solo multe per il mancato rispetto, invece di rendere l’ecocidio un atto criminale. “È per questo che molte aziende calcolano semplicemente il danno equivalente alle multe che dovranno pagare per l’infrazione di leggi esistenti includendolo nelle loro spese, invece di astenersi dal distruggere l’ambiente” ha spiegato la Merz, facendo proprio l’appello di Polly Higgins, un avvocato internazionale che nel 2012 ha proposto di rendere l’ecocidio il quinto Crimine Contro la Pace.
Ma quella per la criminalizzazione del danno “esteso, duraturo e severo” agli ecosistemi tale da compromettere seriamente il pacifico godimento degli abitanti di questo territorio, non è solo una battaglia per salvaguardare attraverso il diritto il pianeta, ma anche una proposta utile a dare una svolta alla lotta per l’uso più sostenibile dell’energia. Per Prisca Merz, infatti, “Gli obiettivi per le energie rinnovabili e le emissioni di carbonio che stabiliamo oggi avranno un impatto per molti anni a venire. È imprescindibile che l’unione europea si assuma la sua responsabilità per assicurare il diritto a un ambiente sano per oggi e le generazioni a venire. Il piano giuridico internazionale oggi stabilisce gli incentivi sbagliati. L’introduzione del reato di ecocidio e la paura di una incriminazione potrebbe dare il via anche in Europa alla transizione verso un futuro sostenibile, di cui abbiamo urgentemente bisogno”.
I promotori sono fiduciosi. “Un giorno l’Ecocidio sarà un crimine, questa è una certezza. Tutta l’umanità dipende dagli ecosistemi per la sua sopravvivenza, dopotutto anche noi ne facciamo parte”. “Quando abbiamo avviato l’iniziativa pochissimi cittadini europei sapevano cosa fosse l’ecocidio. Adesso 120.337 persone hanno aderito all’iniziativa e si è avviato un processo di dialogo su questo tema importante. Il responso è stato positivo e abbiamo costruito un network di organizzazioni e individui che condividono i nostri obiettivi, questo network proseguirà nel tempo. Vorrei ringraziare personalmente tutti gli individui che hanno contribuito alla raccolta firme e ha condiviso la notizia. Siamo tutti pionieri! Grazie!” ha concluso la Merz alla vigilia del rilancio di questa sfida ecologica al diritto dell’Unione.
Come un anno fa, ancora una volta dipende da noi. Possiamo aspettare altri trent’anni, nella speranza che ci si riproponga un’altra opportunità, o possiamo agire oggi, adesso.Una firma per il reato di Ecocidio è un atto di responsabilità, un impegno per un futuro migliore indispensabile per introdurre una legge che riconosca il diritto alla vita e che unisca tutte le forme di danno ambientale esteso con una definizione unica. Se non ora quando?
Fonte: http://www.unimondo.org/
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