Ecco cosa succede quando il peccato viene tollerato

varietopicNonostante le seduzioni di satana siano ben visibili fra i pagani, è triste dover ammettere che anche fra i credenti il peccato si fa strada.

Infatti, il concetto di santità e timore di Dio si va sbiadendo, complice la mondanità e l’amore del mondo che sono entrati nella cristianità professante degli ultimi tempi. A parte le divisioni dovute a talune posizioni dottrinali in seno alle diverse denominazioni (valdesi, metodisti, pentecostali, carismatici, evangelici etc.) che, di fatto, “smembrano” il corpo di Cristo, ciò che più colpisce all’attualità è la tolleranza del peccato nelle sue forme più generali: l’adulterio, l’amore per sé stessi o per il denaro, i tatuaggi, il fumo, il pettegolezzo, l’invidia e la gelosia, la passione sfegatata per la squadra del cuore sono caratteri presenti anche tra coloro che si professano credenti, laddove dovrebbe primeggiare, al contrario, la solidarietà fraterna e la santificazione individuale.

Purtroppo, sia per la debolezza della carne che per la cecità spirituale di molti responsabili (vedi i valdesi che hanno aperto le porte all’omosessualità), il peccato non viene più denunciato per paura di allontanare la gente e svuotare le comunità, col risultato che anziché spingere il popolo a separarsi dalle cose terrene e peccaminose, lo si lascia vivere in una situazione di compromesso: un poco con Dio e un poco col mondo! Ora. lungi dal voler indossare le vesti del giudice, vorrei esortare il lettore a leggere con attenzione la storia del sacerdote Eli e dei suoi due figli. Quest’uomo, benché avanti negli anni (1^ Sa. 2:22), era venuto a conoscenza della condotta irriverente dei due giovani, leviti come lui, i quali assumevano un atteggiamento irriguardoso riguardo le cose di Dio durante il rituale sacrificale (vers.17). Benchè il popolo di Israele si lamentasse delle loro azioni (vers. 23),  costoro continuavano a comportarsi con spregiudicatezza e senza timore alcuno, inducendo persino il popolo d’Israele a peccare (vers. 24). Il vecchio sacerdote Eli, dopo un primo richiamo, alla fine si arrese davanti al loro agire, col risultato che fu Dio medesimo a pronunciare il verdetto su Finehas e Hofni: costoro sarebbero morti, cosa che infatti avvenne in seguito (2^ Sa. 4:17). Applicando questi passi ad oggi, notiamo come l’indulgenza verso qualsiasi trasgressione o disubbidienza può costare caro, tant’è vero che l’Eterno non tacque sulla responsabilità di Eli come padre e come sacerdote: l’anziano servo di Yavhè, difatti, non li aveva “frenati” (2^ Sa. 3:13! Orbene, quale fu la colpa dei due figli di Eli? Intanto, essi non “conoscevano” il Signore (2^ Sa. 2:12) pur essendo figli di un sacerdote, a dimostrazione che essere imparentati con un pastore o diacono non garantisce la salvezza, eppoi sia Hofni che il fratello Finehas non manifestavano una condotta di santità esemplare perché irriverenti e superficiali nel servizio al Signore.

E il vecchio Eli? L’uomo si mostrò debole nel tollerare il comportamento dei due figli, quando, invece, costui doveva riprenderli e condurli ad un vero ravvedimento a motivo del suo ruolo sacerdotale. Ricordiamoci che “un pò lievito fa fermentare tutta la massa”…, ragion per cui bisogna evitare che tutto il popolo venga contagiato da situazioni o circostanze peccaminose su cui i responsabili tacciono o, cosa ancor più grave, chiudono gli occhi. Che grano e zizzania debbano crescere insieme non giustifica che, laddove si è a conoscenza di gravi vizi o peccati, si debba lasciar fare di fronte a eventi o comportamenti che scandalizzano il popolo. Se non agiamo in tempo, si corre il rischio che sia Dio a intervenire, come accadde ai due giovani leviti.

Salvatore Di Fede | notiziecristiane.com

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