E tutta colpa del genere sbagliato?

parita-di-genereIn principio furono le donne a confrontarsi con la politica e la società per affermare la loro autodeterminazione e le pari opportunità, una lotta durata anni per riuscire a essere considerate oltre che nella sfera privata anche in quella pubblica. Un principio “sacrosanto” negato da anni di predominio maschilista, anche se alla fine tutto si è ridotto alla sola conquista di una misera “quota rosa”. Un’attribuzione di termini che svilisce il fondamentale ruolo della donna nella società, inteso come doppia presenza di genere, una teoria della sociologia moderna, che serve a dichiarare al mondo intero che le donne possono e devono essere il motore della società.

Questa breve rassegna sulla condizione sociale della donna, serve a schiarire le idee confuse di chi non ha un ruolo ben definito nella società, ma allo stesso tempo cercano un’immagine e un futuro che ben pochi osano immaginare come un modello alternativo di costume. E’ chiaro che ci riferiamo alle pretese degli omossessuali, di poter avere tutto, condizione che gli impedisce di raggiungere quella perfetta architettura di Dio chiamata “Famiglia”. Se Dio avesse voluto che ci si amasse fra due uomini o due donne, di certo non avrebbe creato Adamo ed Eva, e che dal quel peccato, tutta la vita dei cristiani fosse segnata da quell’origine. La famiglia è una meravigliosa creazione, perfetta e indissolubile, anche se a volte si allarga, si sfascia e poi si aggiusta, è pur sempre una meravigliosa forma di amore tra un uomo e una donna, un vincolo sacro per il quale si combatte ogni giorno per tenerla unita. L’amore rivolto verso lo stesso genere non è una novità del nuovo millennio, anche se devo dire che la chiesa cattolica sembra averlo scoperto da poche ore, ma intende avanzare con troppa arroganza e sostituirsi con una morale discutibile sulla formazione e gestione della famiglia, come titolari di un diritto che per anni gli è stato negato; per carità, io sono una convinta sostenitrice del detto: “Dove finisce la mia libertà, inizia quella degli altri”, purché questa non cerchi minare quanto di più sacro è rimasto su questo mondo: la famiglia del nostro Padre. Tuttavia, nessun potere forte legato a lobby LGBT (sigla utilizzata come termine collettivo per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender), può sostituirsi allo stato di diritto che si traduce in diritti per tutti gli individui, compresi le minoranze, difficile è piuttosto trovare un punto di equilibrio. Sostengo vivamente che certe mutazioni dei comportamenti sociali e che la lotta intestina dei suoi protagonisti stia spostando l’attenzione dai veri problemi di questa nazione, che ha dimenticato il grave tasso di denatalità e il progressivo invecchiamento della popolazione e l’ingente investimento nel welfare per far fronte a queste “vere emergenze”. Ciò non toglie che in uno stato civile si possa scegliere liberamente come vivere e chi amare senza essere perseguitati, solo fino a quando, la loro libertà invade quella delle famiglie che non si mostrano in show di cattivo gusto per recriminare il loro diritto alla famiglia. Suggerirei di placarsi poiché l’Italia è in deflazione e che né il governo né la chiesa, possono permettersi di perdere tempo trascurando il grido d’aiuto delle famiglie.

A tutti quelli che storceranno il naso dopo aver letto questo articolo, suggerisco di far un ripasso della storia antica e di quella attuale, prestando molta attenzione a quello che ci dice il libro della vita, e agli uomini e alle donne che combattono per la libertà, contro la fame e la violenza anche a costo della loro vita, ragioni che sembrano essere notevolmente più nobili del diritto al riconoscimento delle coppie di fatto.

Maria Francesca Briganti

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