L’incidente all’Icmesa di Seveso fu provvidenziale (il termine è improprio, sarebbe meglio dire «cascò a fagiolo») per preparare l’opinione pubblica italiana all’aborto. Anni dopo si scoprì che le donne incinte non correvano poi tutti questi rischi, ma ormai era fatta. La prima notizia ebbe copertura mediatica da apocalisse incombente, e non c’è niente di più ansioso di una donna incinta.
La paura fa novanta, specialmente, quando sei in situazione di fragilità e il mondo intero fa di tutto per terrorizzarti. La seconda notizia – cioè, che forse non era vero – uscì in sordina a cose ormai fatte, e ancora oggi passa come samizdat internettiano tra i pro-life più cocciuti, cosa che la connota come “balla antiabortista”. Il Nobel per l’economia Angus Deaton disse poco tempo fa una cosa evidente come la luce del sole: gli aiuti economici sono utili solo a quelli che non li sprecano, infatti, India e Cina detengono la metà dei poveri del mondo, ma non ricevono aiuti, mentre lo Zimbabwe campa di aiuti ed è sempre a terra. A quel punto un lettore del blog di Repubblica chiese: ma questo Deaton è di destra? Morale: non importa quel che viene detto, se è vero o no; si fa prima a guardare chi lo dice. Se costui è della tua fazione, allora è vero. Se è della fazione avversa, allora è per definizione «falso, pretestuoso e strumentale».
Ora gli insonni abortisti hanno trovato un altro appiglio “provvidenziale”, la zanzara “egizia” che induce lo Zika, malanno virale che nelle donne incinte può generare malformazioni fetali. In questo caso di tratterebbe di microcefalia nel nascituro. É vero, non è vero? Boh. Il direttore generale dell’Oms ha detto che «non è ancora stato stabilito un rapporto causale tra infezione da virus Zika e malformazioni alla nascita». Ma chissenefrega? Vuoi mettere il “principio di precauzione”? Tale aureo principio fu inventato nel XIII secolo da Michele Scotto, astrologo di corte di Federico II di Svevia. Aveva letto nelle stelle che sarebbe morto a causa di un meteorite che l’avrebbe centrato sulla capoccia e da quel momento visse con un elmo in testa.
L’aneddoto, vero, divenne il motto dei fobici: non uscire di casa perché potrebbe caderti sul capo un vaso di fiori da una finestra. Ora, dal momento che il virus Zika sta insistendo in Sudamerica e colà ci sono Paesi che non hanno ancora legislazioni abortiste, ecco scatenata la campagna che, intanto, ha portato il presidente del Salvador a consigliare alle donne di non restare incinte per i prossimi due anni. Principio di precauzione. Al grido inespresso di «forza Zika!» (perdonatemi, sono un vecchio maligno) ecco le solite organizzazioni “umanitarie” statunitensi invocare «campagne di sensibilizzazione di massa» e il consueto armamentario a cui ormai siamo abituati. Allarmare le abitanti delle favelas, per giunta, è più facile che le italiane di Seveso.
La domanda è: il virus Zika è presente in Africa da sempre e lo si è individuato fin dagli Anni ’50; quanti sono i casi di microcefalia africani? Domanda due: come mai è arrivato in Brasile solo nel 2016? Domanda tre: come mai proprio in Sudamerica, dove la cultura cattolica resiste ancora all’aborto mutualizzato? La domanda quattro (chi ha messo in giro la voce che lo Zika provoca microcefalia?) non ce la poniamo nemmeno perché, si sa, chi si fa queste domande è per forza di cose un complottista pro-life, perciò si tratta di domande capziose e strumentali per definizione.
di Rino Cammilleri | Lanuovabq.it
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