di Agostino Masdea – Vi invito oggi a leggere il libro di Ruth. Sono pochi capitoli, e leggendo il primo potrebbe sorgere la domanda: “Dov’è Dio quando la vita riserva delle immani tragedie?” Poi leggendo scopriremo che è un libro di speranza.
È la storia di tre donne: Naomi, Orpa e Ruth. Una suocera e due nuore, tutte e tre vedove. La sventura si era abbattuta su loro e la speranza sembrava distrutta per sempre. Poi Naomi sentì dire che il Signore aveva benedetto di nuovo Israele e che la carestia era finita. Decise perciò di ritornare a Betlemme.
Orpa e Ruth vogliono seguirla; amano la loro suocera, ma Naomi cerca di dissuaderle. Loro però non vogliono lasciarla sola. Si incamminano e lungo la strada Naomi insiste ancora: “Tornate indietro, risposatevi, io potrei essere solo d’intralcio per voi”. Allora entrambe le nuore piansero ad alta voce, poi Orpa bacio la suocera e tornò indietro. Ruth invece rimase irremovibile.
Abbiamo qui due tipi di carattere, due esempi di come possiamo seguire e amare Gesù. Orpa rappresenta quei credenti che seguono il Signore solo per un breve tempo; sono zelanti e pieni di entusiasmo. Dicono: “seguirò Gesù a costo della vita!”, ma poi basta poco perché si scoraggino, e alla prima difficoltà, con la stessa rapidità con la quale avevano fatte queste affermazioni, ritornano indietro.
Ruth invece è la figura del vero credente che affida la sua vita completamente a Cristo. Un amore profondo, sincero, disposto a non cedere mai. “…Dove andrai tu andrò anch’ io… il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio…” Aveva conosciuto l’Iddio d’Israele, e aveva deciso di fidarsi di Lui.
Orpa scompare e non si sentirà più parlare di lei. Ruth in Israele viene benedetta da Dio oltre ogni aspettativa e diventa progenitrice del re Davide e quindi di Gesù Cristo. E noi? Ci identifichiamo con Orpa o con Ruth?
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