DUE PROSPETTIVE DIVERSE…

Da ex combattente di arti marziali colgo con grande gioia la conversione di Hulk Hogan l’ex wrestler professionista che ha dato la sua vita a Gesù.

Hulk Hogan il giorno del battesimo ha dichiarato: “La resa totale e la dedizione a Gesù è il giorno più bello della mia vita. Nessun problema, nessun odio, nessun giudizio… Solo amore!”
HULK è un gigante che nella sua testimonianza stranamente si paragona a ZACCHEO – l’uomo più piccolo dei Vangeli che cambia prospettiva, salendo su un albero, per vedere Gesù.

 Allora mentre vi scrivo,  mi chiedo che ragione dovremmo noi umani, avere per avvicinarci a Dio? Qual’è la ragione per cui è necessario guardare dall’alto? Forse perchè guardare dall’alto RIDIMENSIONA la misura delle cose e anche i problemi della vita . Guardare dall’alto ci da una chiara visione di chi siamo e di chi è veramente Dio.

Torniamo per un attimo a Zaccheo, nel racconto del Vangelo, sale sull’albero di sicomoro per vedere la scena di Gesù che arriva. E’ una prospettiva diversa dal solito quella che sceglie, abituato per l’altezza fisica (“…era piccolo di statura”) e per il lavoro che fa (“…capo dei pubblicani e ricco”) a stare in basso sia dal punto di vista concreto che nella considerazione davanti al popolo, che odiava i pubblicani (e i loro capi) e li considerava maledetti da Dio e impuri.

Zaccheo  in modo timido cerca di cambiare le cose e di non stare forzatamente in disparte. Il racconto non ci dice direttamente il motivo per il quale questo piccolo uomo compie quel gesto, ma forse lo si può ricavare da una consuetudine di Gesù, tanto odiata dai suoi avversari, che era quella di stare spesso in mezzo a peccatori, pubblicani e prostitute, senza paura di risultare anche lui stesso impuro davanti a Dio. Zaccheo forse si rifà a questo, e decide di salire e vedere la scena da un punto di vista diverso, superiore.

Anche GESU’ sceglie un punto di vista diverso per guardare agli uomini e anche lo stesso Zaccheo. Non dall’alto ma dal basso (“Gesù alzò lo sguardo”). E anche qui si manifesta un rovesciamento di prospettive abituali.

Se ripensiamo la storia di Gesù possiamo dire che Dio stesso ha voluto scegliere di guardare l’uomo non dalla prospettiva dei cieli incontaminati e perfetti, ma proprio scendendo dall’angolazione dell’uomo.

Questo è sembrato sciocco e assurdo ai religiosi del tempo, e per questo hanno condannato Gesù come bestemmiatore. Ma è proprio con questo che Dio ha cambiato le cose e ha aperto nuove strade. Gesù nel racconto finisce a tavola con Zaccheo, il piccolo impuro peccatore! E questo cambia la vita di quest’ultimo aprendola alla carità . Gesù e Zaccheo e i poveri alla fine sono sullo stesso piano, e il mondo in questo modo cambia davvero.

 In questi giorni ha fatto molto rumore quello che è avvenuto a Goro, un piccolo paese di Ferrara, i cui abitanti hanno eretto barricate per fermare l’arrivo di alcuni profughi assegnati dal prefetto ad una struttura del luogo. E anche se si è subito scoperto che i profughi erano tutte donne di cui una incinta, la protesta e il blocco non si sono fermati.

La cosa fa pensare e non può essere liquidata come un evento piccolo e che non si ripete. E’ tutto un clima che, a mio avviso, si sta “deteriorando” nei confronti del dramma della migrazione dei popoli per povertà , guerre e ingiustizie. Accogliere non è facile e non è mai indolore, richiede sicuramente sempre più organizzazione e collaborazione tra città e tra stati. Ma la soluzione delle “porte chiuse”, dei “muri” e “barricate” non è logica e tantomeno cristiana.

La società ai tempi di Gesù era piena di barriere e muri, sia dal punto di vista fisico che strettamente religioso. Gesù ha voluto abbattere tutte queste barriere che erano soprattutto dentro le persone. Gesù ci ha dato il “punto di vista di Dio” che vede in tutti, a cominciare proprio da questo Zaccheo, un “figlio di Abramo”, cioè uno come gli altri, anche lui degno di essere amato e accolto prima di tutto.

Alzare barriere culturali e religiose è davvero contro quello che ci insegna il Vangelo, e come cristiani non possiamo non sentirci interpellati. Tra meno di due giorni la tradizione ci porta a celebrare il Natale, “Dio che si fa uomo”.

Facciamo dunque in modo (non solo con le parole ma con i fatti) che queste celebrazioni non siano così svuotate del loro significato da farci dimenticare che Dio con Gesù nato a Betlemme, dall’alto dei cieli è sceso come ospite e pellegrino in mezzo a noi, per farsi accogliere in ogni uomo e donna della terra. Dio ha osato cambiare le regole e ha cercato nuove strade per amare ogni uomo. E non è un “attimo fuggente” ma la storia dell’umanità .

Pastore Marra

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