Sarebbe fin troppo facile fare ironia sulla fiction che Domenico Diele stava girando prima che la sua vita cambiasse per sempre la notte scorsa: Vita Spericolata. E vita spericolata deve essere quella di un attore emergente, significativa la sua prova in 1993 prodotto da Stefano Accorsi, che sabato notte a Montecorvino Pugliano ha investito e ucciso una donna in tangenziale. Era dal 2009 che aveva dei guai con la guida sotto l’effetto di stupefacenti. E sabato notte il testa lo ha portato dritto dritto in galera.
Per tutti ora è un mostro. Per la rete, per i giornali. E come dargli torto? Diele era già stato beccato due volte alla guida con il vizietto della cannabis, dicono fonti della polizia stradale che hanno fornito le prime informazioni ai giornali salernitani accorsi sul posto alle 2 di notte di sabato dopo che Diele aveva investito la 48enne Ilaria Dilillo in scooter.
Mostro dunque. Perché guidava drogato e perché ha ucciso una persona. Ha ammesso di essere dipendente dall’eroina, ma nel suo sangue hanno trovato tracce non solo di oppiacei, ma anche di cannabinoidi. Le famose droghe leggere. Chiede perdono, si contorce dal senso di colpa, giura di essersi distratto col telefonino e di non essere un assassino.
Basterà? Per nulla. Perché il problema della guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti è solo ai suoi inizi. Fateci capire un attimo: le droghe, i cannabinoidi vanno liberalizzati, perché sono addirittura terapeutici. Bugia, vengono utilizzati per uso medico per la sintomatologia del dolore, non curano un fico secco. Però vanno liberalizzate perché così è deciso. Ma se investi qualcuno sei un mostro perché ti sei drogato.
Qui entra in gioco la responsabilità personale, ok, però se lo Stato incentiva addirittura a drogarsi quanti incidenti del genere avremo? E’ chiaro che con la droga liberalizzata dallo Stato, ultima battaglia di quei Radicali che piacciono tanto a molte gerarchie ecclesiastiche, aumenterà sconsideratamente l’uso di marijuana e hascisc. Aumentando il consumo aumenteranno anche gli effetti collaterali: danni alla persona, al suo cervello e alle sue relazioni sociali e danni agli altri: incidenti, disagio sociale etc…
Quando i giornalisti dovranno raccontare due dieci trenta casi Diele all’anno, la guida sotto l’effetto di droghe cosiddette leggere diventerà una piaga. E lo Stato dovrà correre ai ripari. Vogliamo scommettere?
Si dice: e allora l’alcool? Appunto. Dovremo promuovere campagne per sensibilizzare la gente che non si guida sotto l’effetto di droghe. Ci inventeremo decine e decine di campagne del tipo “stasera non mi faccio una canna perché devo guidare” o ai giovani “stai tranquillo che ti organizziamo l’autobus per portarti a casa”. Le province e le Regioni in questi anni lo hanno fatto per i danni derivanti dall’alcool e ci hanno speso centinaia di migliaia di euro in informazione e promozione. Iniziative per la verità diseducative, perché inducono i ragazzi a pensare che l’alcool, e domani la droga, faccia male solo alla guida, ma non in tutti gli altri contesti della giornata e nella vita.
Comunque è certo: con la liberalizzazione dovremo spendere soldi e soldi pubblici per campagne dello Stato e delle Regioni nelle scuole. La spesa di Welfare aumenterà e nessuno si ricorderà che dovremo fare il quadruplo della fatica per combattere una piaga che lo Stato, legiferando, ha contribuito a far nascere.
C’è la responsabilità di ognuno, appunto. Tutti dobbiamo essere responsabili di quello che facciamo, non è colpa dello Stato se ti fai andare il cervello in pappa. Certo, ma qui si fa largo un altro concetto devastante. Il principio radicale che si è ormai affermato e ha mutato geneticamente Sant’Agostino: drògati e fa ciò che vuoi. Alle conseguenze penserai tu. E’ come se lo Stato ti mettesse in mano una pistola e ti dicesse: usala, ma non sporcare il salotto. Ma è chiaro che se hai una pistola, il salotto prima o poi lo sporchi.
di Andrea Zambrano | Lanuovabq.it
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