DOVE VA L’ALGERIA?

Segnali contraddittori nei rapporti tra l’Algeria e l’ex potenza coloniale francese. Da un lato (dall’agosto di quest’anno, vedi gli accordi per una commissione mista di storici francesi e algerini sulla guerra di Algeria) appare evidente il tentativo di Macron di riavvicinamento con Algeri. Ricambiato – o così sembrava – dalla buona accoglienza riservata da Aimene Benabderrahmane in ottobre alla delegazione francese (guidata da Elisabeth Borne).

Ma solo qualche giorno dopo la Banca d’Algeria emetteva una nuova banconota da 2.000 dinari (14,22 dollari) in occasione del 31° Vertice della Lega Araba e – soprattutto – del 68° anniversario dell’inizio della lotta di liberazione che cade il 1 novembre.

A decorare la banconota alcune immagini riferite alla lotta di liberazione, come il monumento ai martiri e l’effige dell’emiro Abdelkader, eroe della resistenza. Con in aggiunta il logo del vertice della Lega araba e la mappa del mondo arabo. Ma dove starebbe il problema? Nel fatto inusuale che per la prima volta dall’Indipendenza (1962) sulla banconota la scritta “duemila dinari” non è in francese , ma in inglese.

Chissà che questa apertura verso “l’inglese” non diventi un segnale di apertura anche religiosa. L’Islam è la religione di stato e, anche se la costituzione garantisce la libertà di coscienza, inclusa quella di culto, la legge non protegge i cristiani, che sia la volta buona per un cambiamento? (NdR)

Proprio quest’anno del resto l’Algeria ha introdotto l’insegnamento della lingua inglese già dal terzo anno del ciclo primario. La scelta non sembrerebbe casuale. Piuttosto una conferma del desiderio di sganciarsi da quella che finora è stata la prima lingua straniera. Il francese appunto.

Quanto alla ancora irrisolta questione della memoria della colonizzazione e della lotta di liberazione algerina, avrebbe subito un ulteriore rinvio.
Sarebbe infatti ancora in fase di costituzione la commissione di storici francesi e algerini che doveva analizzare congiuntamente gli archivi storici delle due nazioni.

In crescita invece i buoni rapporti tra Algeria e Russia (vedi la recente esercitazione militare congiunta denominata Desert Shield ai confini con il Marocco).

Ancora più rilevante il fatto che alla fine di novembre l’Assemblea popolare nazionale algerina abbia varato una manovra economica per 13.786 miliardi di dinari (circa cento miliardi di euro) di cui ben 22,3 miliardi di euro (3.186 miliardi di dinari) andranno alla Difesa.

Un aumento di spese militari del 127% rispetto a quanto venne stanziato per il 2022. Operazione con cui l’Algeria si conferma come una delle maggiori potenze militari dell’Africa.

Non si esclude che anche tale decisione sia stato determinata dal nuovo corso di politica estera intrapreso da Algeri nei confronti di Rabat (con cui nel 2021 aveva interrotto le relazioni diplomatiche).

Sia per l’inasprirsi dello storico contenzioso sui territori del Sahara Occidentale (confermato dal miglioramento dei rapporti di Algeri con il Fronte Polisario), sia per il riavvicinamento tra il Marocco e Israele.

Gianni Sartori


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