Dossier sulla condizione dei pastori in Nigeria

Nigeria_pastori255xPorte Aperte, l’organizzazione internazionale evangelica a sostegno della chiesa perseguitata, impegnata sul campo anche in Nigeria, ha pubblicato un dossier che spiega le difficoltà di essere pastore o responsabile di una chiesa in Nigeria del Nord.In estrema sintesi: accade che da quando i Boko Haram hanno iniziato la loro campagna terroristica nel 2009, migliaia di cristiani degli Stati del nord della Nigeria sono stati uccisi, chiese e case di credenti sono state distrutte e si sono verificati esodi di cristiani verso zone più sicure di quelle in cui vivevano. Eppure vi sono fratelli che rimangono e pastori che decidono di rischiare la vita per essere luce e sale in queste terre.Colpire i pastori è sempre stata una specifica strategia di questi terroristi, poiché sanno che ai pastori spetta il difficile compito di guidare le congregazioni attraverso il dolore della persecuzione, aiutando i membri di chiesa a trovare un senso alla sofferenza, il conforto nella perdita e le giuste reazioni (leggasi perdono) di fronte alla violenza, e tutto ciò lo fanno spesso dovendo affrontare in primis le proprie perdite e le proprie sofferenze.Gli aiuti materiali che Porte Aperte riesce a convogliare alla Chiesa nigeriana sono certamente importanti, se non vitali in alcuni casi, tuttavia «ciò che continuano a chiederci di più – scrive Porte Aperte nel dossier – sono le preghiere e la presenza, cioè dimostrare loro che siamo fisicamente al loro fianco, che possono chiamarci e noi rispondiamo, che possono sperare in una visita anche solo per dare loro conforto e incoraggiamento. Poterli guardare negli occhi e rassicurarli del fatto che moltissimi fratelli anche dall’Italia pregano per loro non ha davvero prezzo. La Chiesa in Nigeria è sotto attacco, spetta anche a noi difenderla».

Porte Aperte, l’organizzazione internazionale evangelica a sostegno della chiesa perseguitata, impegnata sul campo anche in Nigeria, ha pubblicato un dossier che spiega le difficoltà di essere pastore o responsabile di una chiesa in Nigeria del Nord.In estrema sintesi: accade che da quando i Boko Haram hanno iniziato la loro campagna terroristica nel 2009, migliaia di cristiani degli Stati del nord della Nigeria sono stati uccisi, chiese e case di credenti sono state distrutte e si sono verificati esodi di cristiani verso zone più sicure di quelle in cui vivevano. Eppure vi sono fratelli che rimangono e pastori che decidono di rischiare la vita per essere luce e sale in queste terre.Colpire i pastori è sempre stata una specifica strategia di questi terroristi, poiché sanno che ai pastori spetta il difficile compito di guidare le congregazioni attraverso il dolore della persecuzione, aiutando i membri di chiesa a trovare un senso alla sofferenza, il conforto nella perdita e le giuste reazioni (leggasi perdono) di fronte alla violenza, e tutto ciò lo fanno spesso dovendo affrontare in primis le proprie perdite e le proprie sofferenze.

Gli aiuti materiali che Porte Aperte riesce a convogliare alla Chiesa nigeriana sono certamente importanti, se non vitali in alcuni casi, tuttavia «ciò che continuano a chiederci di più – scrive Porte Aperte nel dossier – sono le preghiere e la presenza, cioè dimostrare loro che siamo fisicamente al loro fianco, che possono chiamarci e noi rispondiamo, che possono sperare in una visita anche solo per dare loro conforto e incoraggiamento. Poterli guardare negli occhi e rassicurarli del fatto che moltissimi fratelli anche dall’Italia pregano per loro non ha davvero prezzo. La Chiesa in Nigeria è sotto attacco, spetta anche a noi difenderla». – See more at: http://www.evangelici.net/notizie/1371211680.html#sthash.ysv1Glbp.dpuf

Porte Aperte, l’organizzazione internazionale evangelica a sostegno della chiesa perseguitata, impegnata sul campo anche in Nigeria, ha pubblicato un dossier che spiega le difficoltà di essere pastore o responsabile di una chiesa in Nigeria del Nord.In estrema sintesi: accade che da quando i Boko Haram hanno iniziato la loro campagna terroristica nel 2009, migliaia di cristiani degli Stati del nord della Nigeria sono stati uccisi, chiese e case di credenti sono state distrutte e si sono verificati esodi di cristiani verso zone più sicure di quelle in cui vivevano. Eppure vi sono fratelli che rimangono e pastori che decidono di rischiare la vita per essere luce e sale in queste terre.Colpire i pastori è sempre stata una specifica strategia di questi terroristi, poiché sanno che ai pastori spetta il difficile compito di guidare le congregazioni attraverso il dolore della persecuzione, aiutando i membri di chiesa a trovare un senso alla sofferenza, il conforto nella perdita e le giuste reazioni (leggasi perdono) di fronte alla violenza, e tutto ciò lo fanno spesso dovendo affrontare in primis le proprie perdite e le proprie sofferenze.

Gli aiuti materiali che Porte Aperte riesce a convogliare alla Chiesa nigeriana sono certamente importanti, se non vitali in alcuni casi, tuttavia «ciò che continuano a chiederci di più – scrive Porte Aperte nel dossier – sono le preghiere e la presenza, cioè dimostrare loro che siamo fisicamente al loro fianco, che possono chiamarci e noi rispondiamo, che possono sperare in una visita anche solo per dare loro conforto e incoraggiamento. Poterli guardare negli occhi e rassicurarli del fatto che moltissimi fratelli anche dall’Italia pregano per loro non ha davvero prezzo. La Chiesa in Nigeria è sotto attacco, spetta anche a noi difenderla». – See more at: http://www.evangelici.net/notizie/1371211680.html#sthash.ysv1Glbp.dpuf

Porte Aperte, l’organizzazione internazionale evangelica a sostegno della chiesa perseguitata, impegnata sul campo anche in Nigeria, ha pubblicato un dossier che spiega le difficoltà di essere pastore o responsabile di una chiesa in Nigeria del Nord.

In estrema sintesi: accade che da quando i Boko Haram hanno iniziato la loro campagna terroristica nel 2009, migliaia di cristiani degli Stati del nord della Nigeria sono stati uccisi, chiese e case di credenti sono state distrutte e si sono verificati esodi di cristiani verso zone più sicure di quelle in cui vivevano. Eppure vi sono fratelli che rimangono e pastori che decidono di rischiare la vita per essere luce e sale in queste terre.

Colpire i pastori è sempre stata una specifica strategia di questi terroristi, poiché sanno che ai pastori spetta il difficile compito di guidare le congregazioni attraverso il dolore della persecuzione, aiutando i membri di chiesa a trovare un senso alla sofferenza, il conforto nella perdita e le giuste reazioni (leggasi perdono) di fronte alla violenza, e tutto ciò lo fanno spesso dovendo affrontare in primis le proprie perdite e le proprie sofferenze.

Gli aiuti materiali che Porte Aperte riesce a convogliare alla Chiesa nigeriana sono certamente importanti, se non vitali in alcuni casi, tuttavia «ciò che continuano a chiederci di più – scrive Porte Aperte nel dossier – sono le preghiere e la presenza, cioè dimostrare loro che siamo fisicamente al loro fianco, che possono chiamarci e noi rispondiamo, che possono sperare in una visita anche solo per dare loro conforto e incoraggiamento. Poterli guardare negli occhi e rassicurarli del fatto che moltissimi fratelli anche dall’Italia pregano per loro non ha davvero prezzo. La Chiesa in Nigeria è sotto attacco, spetta anche a noi difenderla». – See more at: http://www.evangelici.net/notizie/1371211680.html#sthash.ysv1Glbp.dpuf


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