8 marzo: Una giornata di lotta internazionale dal Kurdistan all’America latina.
Anche se con qualche giorno di ritardo, vorrei ricordare alcune delle manifestazioni con cui le donne internazionaliste in lotta in (quasi) ogni angolo del Pianeta hanno celebrato l’8 marzo.
In quello che per le donne curde, ma non solo, è divenuto “Il Giorno Internazionale della Lotta della Donna” sono scesi in strada unitariamente le donne con altri gruppi oppressi (ognuno dalla molteplici, innumerevoli capacità del sistema economico capitalista e patriarcale di opprimere, sfruttare…).
In particolare il Coordinamento della Comunità delle Donne del Kurdistan (KJK) ha diffuso un comunicato salutando “tutte le donne in lotta che si sono ritrovate nelle piazze del mondo e del Kurdistan con le loro voci, parole, danze e grida; le donne che resistono nonostante la barbarie del maschilismo e che accusano la crudeltà del patriarcato”.
Felicitandosi inoltre “con tutte le donne che contribuiscono alla buona riuscita della Giornata Internazionale della Donna”.
Ma ,come da manuale, non tutto è andato per il verso giusto.
In Colombia, manifestazioni e marce inizialmente si erano svolte in tranquillità. Anche nella capitale, Bogotà, dove un gran numero di importanti crocevia venivano bloccati, così come diverse stazioni di autobus. In particolare intorno alle Università, al Centro della Memoria Storica e al Municipio. Alle cariche e al lancio di granate lacrimogene della polizia antisommossa, le manifestanti rispondevano con un fitto lancio di oggetti.
Così è andata anche in Messico.
A Monterrey infatti la manifestazione per l’8 marzo si è conclusa con scontri tra le donne scese in strada e le forze dell’ordine.
Anche quest’anno – come ormai da tradizione – le strade si erano tinte di viola quando le donne le avevano percorse a migliaia. Chiedendo, pretendendo “giustizia e la fine della violenza nei nostri confronti”.
Tra le scritte sugli striscioni:
“Io manifesto perché sono ancora in vita, ma non so per quanto tempo”; “Saremmo molte di più se voi non le aveste uccise”; Donna, ma…a quale prezzo”…
Quando il corteo ha raggiunto la Spianata degli Eroi, sono iniziati i “disordini”.
Gruppi di manifestanti hanno incendiato le recinzioni erette dal Governo locale mentre altri hanno ridipinto un monumento qui situato.
Gli scontri si sono ulteriormente intensificati verso le ore 22 e il bilancio finale è di almeno cinque arresti (oltre a un numero imprecisato di feriti).
Nella dichiarazione già citata della KJK si legge anche che“ le donne, sottoposte a tremende crisi, a massacri e persecuzioni ,24 ore al giorno negli artigli del sessismo, una volta in più – con coraggio e determinazione – dicono” Io Esisto!” E sapranno costruire una lotta radicale, implacabile. Ribellandosi contro le politiche di sfruttamento, genocidio, molestie e stupri che vengono loro imposte in ogni momento e in ogni spazio della vita”.
Opponendosi “a voce alta alla mentalità sessista a favore del potere e alle strutture che sono colpevolmente responsabili di queste pratiche sanguinarie, crudeli e misogine”.
Rivendicando che oggi “le lotte delle donne si sono ancor più radicalizzate per conseguire maggior democrazia e diritti umani”.
E, non occorre neanche dirlo, i maggiori risultati, un livello superiore… si sono raggiuntai con la Rivoluzione delle donne in Rojava.
Gianni Sartori
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