Dobbiamo amarci gli uni gli altri.

di GIOVANNI ROSTAGNO  –  Non è sempre facile di amare veramente, e di quell’amore che porta il suggello più autentico dell’abnegazione e del sacrificio. Nell’ora, per esempio, del disinganno, o dell’ingratitudine o dell’odio che ci colpisce e che ci turba il cuore, dove troveremo noi la forza per amare così? Da quale sorgente attingeremo noi le onde pure della carità? — Ce lo dirà l’apostolo stesso che ci esorta all’amore.

Sappiamo da tradizioni antichissime che, diventato nonagenario, in Efeso San Giovanni soleva farsi trasportare nelle assemblee cristiane, dov’egli si limitava ormai ad ammonire: «Figlioletti miei, amatevi gli uni gli altri». I fedeli ascoltavano; e poi, desiderosi di altre parole: «O tu — dicevano — che hai seguito i passi dell’Agnello e hai contemplato la sua gloria, parlaci ancora». E il vegliardo ripeteva: «Figlioletti miei, amatevi gli uni gli altri».

Orbene, l’apostolo non aveva sempre parlato cosi né dato per primo l’esempio dell’amore. Un giorno — com’era lontano!… eppure il ricordo non se ne era cancellato in lui — un giorno egli aveva chiesto a Gesù di poter far scendere il fuoco dal cielo, perché consumasse i Samaritani che non li avevano voluti albergare. Che cosa era dunque mai accaduto di poi? Che cosa mai aveva potuto operare nell’apostolo una cotale trasformazione? Onde aveva egli attinto la virtù dell’amore, dopo aver tanto odiato? Voi lo sapete. Ricordatevi della scena commovente, la sera del giovedì santo nella stanza dove il Maestro celebrava coi discepoli l’ultima Pasqua: Giovanni era andato a posare la sua fronte sul seno del Redentore.

Ed ora son persuaso che avete compreso. Se volete aver la forza di amare dovete andare anche voi a chinare la fronte sul seno di Gesù. Il seno di Gesù: ecco la sorgente dalla quale scaturiscono in eterno le energie, la costanza e le gioie supreme dell’amore.

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