L’affermazione “sono disposto a tutto” è probabilmente tra le frasi più forti che un essere umano può affermare, molto spesso frutto di una molteplicità di concause negative; parafrasando si potrebbe altresì dire: “Sono arrivato alla frutta, mi trovo con le ginocchia a terra, non ho niente da perdere, non c’è altra via d’uscita, devo riuscirci a qualsiasi costo”.
Possiamo riassumere che affermare di “essere disposti a tutto” rappresenti la condizione marginale, chiamata per l’appunto “ultima spiaggia”, che spinge l’uomo a prendere spesso decisioni drastiche, il classico “biglietto di sola andata”, il cosiddetto “salto nel vuoto”, frutto magari di una ragione impedita o comunque atto non razionale, legato ad una speranza assai remota della risoluzione di un problema ormai cronicizzato.
“Sono disposto a tutto!”.
Bisogna fare dei distinguo intorno a questa affermazione, alla base della quale ci possono essere tante motivazioni differenti, come
- la disperazione,
- la frustrazione,
- la delusione,
- così pure l’ambizione,
- l’egoismo,
molteplici cause che tuttavia rappresentano il sunto della vita vissuta da ogni individuo, preso nella propria debolezza caratteriale, morale, spirituale.
Nella società occidentale e in quelle occidentalizzate, il “leitmotiv” è proprio incentrato sulla visione secondo la quale si deve sempre essere “disposti a tutto!”; basti pensare che ci sono tantissime persone insospettabili, senza distinzione di sesso, età, appartenenza sociale, politica, culturale e morale che, prive di scrupoli, pur di avere “un posto al sole”, commettono qualsiasi nefandezza, accettando qualunque compromesso.
Così ogni giorno apprendiamo di storie sempre più squallide in cui l’essere umano dà il peggio di se e il cui epilogo è costituito da tanta miseria morale.
In questa casistica non possiamo tralasciare chi è “disposto a tutto” anche per motivi apparentemente futili, come ad esempio la rinuncia drastica del cibo per apparire più belli a se stessi e agli occhi della gente.
Anche questa forma estrema così come le altre sopra citate è pericolosissima, perché dietro a tale decisione si nasconde un forte disagio psicofisico, che quasi sempre sconfina in malattie come l’anoressia.
Ci sono altre situazioni in cui, purtroppo, è la disperazione dovuta alla mancanza di beni primari come il cibo (carestie, crisi economiche conclamate), o alla privazione della libertà personale (guerre fratricide, implicazioni politiche, religiose), che porta tanta gente ad affermare: “Sono disposto a tutto!”
Difatti ci sono migliaia di persone che, pur di scappare dalla propriaafflizione, intraprendono viaggi lunghissimi e pericoli, investendo le poche risorse a disposizione alla ricerca di una meta lontana migliaia di chilometri, nella speranza di trovare un po’ di pace.
Nonostante la loro inesauribile forza di volontà, spesso queste persone restano deluse, proprio perché la loro speranza era fondata sulle promesse fatte da gente inaffidabile, senza scrupoli.
Come un razzo sparato nel buio della notte, abbiamo fatto un po’ di luce in un mondo tenebroso come quello delle persone “disposte a tutto!”; possiamo altresì attestare, che ogni qualvolta l’uomo afferma ciò nella propria esistenza, ha lasciato Dio, il Signore, fuori dalla propria vita, ha abbandonato l’unica vera speranza che si chiama Cristo Gesù!
Le conseguenze negative, tragiche sopra riportate confermano questo.
Di contro, desideriamo accostarci alla Parola di Dio, per entrare in alcune storie tralasciateci come prova tangibile nelle quali chi afferma: “Sono disposto a tutto!” aggiunge: “Non per me stesso, ma per il Signore”.
Proviamo quindi ad immedesimarci in questi accadimenti, esaminandoci con la massima coerenza ed onestà possibili, e chiediamoci: “Come ci saremmo comportati in quelle situazioni?”
Questo “gioco delle parti”, pur apparendo semplice e scontato, se lo applicheremo davvero alla nostra vita, servirà a conoscere meglio noi stessi e quindi sapremo se e quanto “siamo disposti a tutto per il Signore”!
SEI DISPOSTO A TUTTO PER IL SIGNORE?
• Come ci saremmo comportati al posto di Abraamo dinnanzi alla richiesta del Signore di sacrificare il proprio figlio? “E Dio disse: «Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e va’ nel paese di Moria, e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò”» (Genesi 22:2).
• Che cosa avremmo risposto al posto di Sadrac, Mesac ed Abed-Nego, alle minacce del re Nabucodonosor: “Ora, appena udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, della lira, del saltèrio, della zampogna e di ogni specie di strumenti, siate pronti a inchinarvi per adorare la statua che io ho fatta; ma se non la adorerete, sarete immediatamente gettati in una fornace ardente; e quale Dio potrà liberarvi dalla mia mano”? (Daniele 3:15).
• Che cosa avremmo obiettato alle provocazioni del gigante Goliat: “Il Filisteo aggiunse: «Io lancio oggi questa sfida a disonore delle schiere d’Israele: Datemi un uomo e ci batteremo!»” (1 Samuele 17:10).
• Come avremmo reagito sostituendoci a Stefano dinanzi alla gente che inveiva contro: “Ma essi, gettando grida altissime, si turarono gli orecchi e si avventarono tutti insieme sopra di lui; e, cacciatolo fuori dalla città, lo lapidarono. I testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo” (Atti 7:57, 58).
Le persone coinvolte in questi avvenimenti erano davvero “disposte a tutto” e l’hanno dimostrato con la loro risolutezza, fornendo prova a se stessi e al prossimo della propria confessione di fede nel Signore. Inoltre è fondamentale ricordare, evidenziare a caratteri cubitali, che ogni qualvolta decidiamo di servire Dio senza “se” e senza “ma”, il Signore è pronto a soccorrerci (Daniele 3:21, 28), a liberarci (Genesi 22:12, 14), a darci la vittoria (1 Samuele 17:45, 50), perché Lui è sempre con noi (Matteo 28:20), in qualsiasi circostanza (Salmo 23:4).
Da sempre Dio gradisce uomini “disposti a tutto”, in altre parole credenti che in qualsiasi circostanza siano determinati, decisi, risoluti a fare la Sua volontà, in pratica il Signore desidera figli che Gli donino tutto se stessi: “Figlio mio, dammi il tuo cuore, e gli occhi tuoi prendano piacere nelle mie vie” (Proverbi 23:26).
Alcuni pensano che dare il 100% del proprio cuore al Signore, disporsi a rinunciare alla propria vita, al proprio ego, implichi dei sacrifici, delle rinunce!
La risposta di Gesù a Pietro risulta essere esaustiva: “Allora Pietro, replicando, gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e Ti abbiamo seguito; che ne avremo dunque?». E Gesù disse loro: «Io vi dico in veritàche nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul Trono della Sua Gloria, anche voi, che mi avete seguito, sarete seduti su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. E chiunque
avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi a causa del Mio Nome, ne riceverà cento volte tanto, ed erediterà la vita eterna” (Matteo 19:27, 29).
CONCLUSIONE
La Chiesa delle origini si vantava del martirio di Policarpo, il vecchio discepolo dell’apostolo Giovanni che era uno dei responsabili cristiani più amati dell’Asia minore.
Fu arrestato dalle autorità romane e portato nello stadio della sua città, pieno di gente che lo voleva morto.
Il proconsole romano Stazio Quadrato disse: “Insulta Cristo e io ti libererò”.
La risposta di Policarpo è diventata famosa: “L’ho servito per 86 anni e non mi ha mai deluso. Come potrei bestemmiare il mio Re che mi ha salvato? Io sono cristiano!”
Fu condannato ad essere arso vivo e, visto che miracolosamente le fiamme non lo consumavano, fu ucciso con un colpo di pugnale.
E tu sei un cristiano disposto a tutto per Cristo?
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