Gli interventi per il cambio di sesso sono così redditizi che ormai c’è chi compra inserzioni sui giornali per promuoverli. È il caso dell’Azienda Sanitaria di Verona, di cui è apparsa un’ampia pubblicità sulle pagine locali del Corriere della Sera, in cui viene spiegato come in Italia vi sarebbero circa 400 mila persone sofferenti di disforia sessuale: un numero addirittura centuplicato in pochi anni, a detta dell’Asl veronese.
Con dovizia di particolari e con apparente rigore scientifico, l’inserzione elargisce consigli sui trattamenti ormonali da seguire, sulla scia della recente introduzione della triptorelina tra i farmaci del Sistema Sanitario italiano. Con i soldi dei contribuenti, dunque, si va a pubblicizzare il cambio del sesso, in modo particolare per gli adolescenti confusi sulla loro identità sessuale. Nella menzionata pubblicità sulle pagine veronesi del Corriere, appare il volto del dottor Roberto Castello, Direttore Medicina Interna e Sezione Decisione Clinica presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, che, già nel 2015, in occasione del convegno Disforia di genere: come costruire un link efficace per un approccio multidisciplinare, aveva accennato alla problematica dei gender fluid, al tempo stimati intorno ai 4000 casi.
«La disforia di genere, come illustrato nel Dsm-V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), non è più considerata come un disturbo mentale della sfera sessuale ma viene percepita come un forte malessere tale per cui una persona ha una persistente identificazione nel sesso opposto a quello biologico, cioè quello assegnato anagraficamente alla nascita»; così si legge nella pagina web di presentazione del convegno del 2015.
A quel tempo l’incidenza della disforia di genere era stimata in «1 su 10-12.000 nati maschi e 1 su 30.000 nati femmine. Prima di tutto», veniva puntualizzato sulla medesima pagina web, «la disforia di genere deve essere distinta da un semplice anticonformismo nei confronti del comportamento stereotipato del ruolo sessuale sulla base del grado e della pervasività dei desideri, degli interessi e delle attività proprie del sesso opposto». Per quale ragione, dunque, il numero di affetti da disforia di genere sarebbe centuplicato in soli quattro anni? «C’è stato un disguido allora, erano e sono 400 mila. Anzi, il numero esatto non è neanche possibile conoscerlo», ha spiegato il dottor Castello, intervistato da La Verità.
Luca Marcolivio | notizieprovita.it
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