Ho preso a prestito la citazione del caro amico Daniele Salamone per intitolare questa riflessione.
Da che mondo è mondo l’uomo preferisce abdigare ai propri doveri delegando ad altri quante più responsabilità possibili.
Parte in causa sono anche i dissensi che inevitabilmente esistono tra un modo di vedere le cose e l’altro. Incapacità di saper convivere con il prossimo nel reciproco rispetto.
Sarà allora per questo motivo che tanto in democrazia quanto in monarchia o dittatura alla fine il potere o la voce in capitolo sono detenuti sempre in mano a pochi che, purtroppo, fanno prima i propri interessi di quelli del popolo.
Tale costume non è solo relegato agli ambiti del vivere civile ma anche in tema di fede le cose funzionano allo stesso modo.
Da che le Scritture sono state totalmente rivelate e disponibili per mezzo della stampa e fruibili grazie all’alfabetizzazione la situazione nell’approccio alla fede non è cambiata rispetto al passato.
Anticamente sono esistiti i profeti, gli Apostoli ed a seguire altri servi che a vario titolo, essendo preparati e guidati dallo Spirito Santo, insegnavano ai neo cristiani quanto noi oggi possiamo apprendere direttamente dalle Scritture.
Il perseverare della “dipendenza” da ammaestramento in campo religioso ha generato tutta una serie di falsi miti trascinatisi sino ai nostri giorni.
Dov’è il senso, dico io, del dover ricorrere a parole ed insegnamenti di seconda mano quando possiamo tranquillamente attingere a quelli genuini? L’organizzazione in forma scolastica della chiesa ha forse senso in tema di fede?
Se prendiamo in considerazione le varie materie scolastiche ci accorgeremmo che c’è ben poco da interpretare ma se invece ci mettiamo a considerare le Scritture ci accorgeremo che queste si possono prestare ad ogni sorta di manipolazione interpretativa (vedi legalismo e simili).
Nonostante tutto ancora oggi nelle chiese vige il sistema scolastico dove il pastore e/o l’anziano di turno fa da maestro e la massa invece fa da corpo studentesco.
Tale situazione è non solo ingiustificabile ma anche contraria ai fondamenti neo testamentari. Prima di tutto perché una tale conformazione genera dei credenti perennemente allievi e secondo poi perché se la “elite” ha una visione sbagliata fa sbagliare tutta la chiesa.
Qui entriamo poi in un’ altra considerazione. Esiste una visione delle Scritture perfetta in tutto ?
La risposta è un categorico no !
Ciascuno, sia esso un neofita o colui che eccelle nella conoscenza, avrà comunque contaminato in qualcosa la perfetta visione delle Scritture.
Essendo inevitabilmente imperfetta ogni visione tutte le visioni hanno pari dignità o non dignità.
Si dirà allora che in questo modo si sdoganano come valide tutte le forme di fede cristiana ingenerando così un grande caos in un sistema già provato di suo ma le cose non stanno così.
Non dimentichiamo che la fede è sottoposta alla coerenza ed alla prova di Dio; in altre parole, chi non ricerca la verità si sta dando la zappa sui piedi.
Del resto, se una persona è veramente alla ricerca della verità e antepone Dio a se stesso, come vuole la vera fede, di sicuro non rimarrà nell’ignoranza e non cadrà vittima di vaneggiamenti o di contaminazioni umane quanto a verità.
Per questo possiamo tranquillamente affermare che il cattolicesimo, anziché il calvinismo o l’avventismo, assieme a tutte le altre forme di visione del cristianesimo appartengono tutte, in minima o in larga parte, al “dio secondo me” …che non è Dio.
Detto questo non gettiamo via il bambino assieme all’acqua sporca, rivediamo però tutto il concetto di fare e di essere chiesa, questo assolutamente si.
In realtà non so se Daniele Salamone volesse dire esattamente questo con la sua espressione, ma sicuramente questa si sposa con il concetto qui espresso.
Cosa si cela dietro a queste considerazioni ? Dove voglio andare a parare ?
Niente, dietro c’è solo il desiderio di vedere slegate le chiese dall’inutile velo di religiosità che ancora le riveste non rinunciano ciascuno ai propri pensieri teologici ma non rigettando quelli degli altri, insomma, si sia cristiani prima che di questa o di quella denominazione e sopratutto si sia cristiani coerenti.
Certo a molti non piacerà questa visione, sopratutto a coloro che della fede hanno fanno una professione ma mi sento di rassicurare tutti i servi onesti perché il Signore retribuisce sempre chi lavora con fede e dedizione, del resto è scritto “l’operaio è degno del suo salario”.
In tanti oggi non frequentano più nessuna chiesa perché si dicono scoraggiati dalla chiesa stessa e spesso hanno anche ragione da vendere quanto ad incoerenza cristiana e superficialità spirituale e del resto mi domando come si possa una chiesa allontanare così tanto dai buoni costumi ma è ora che anche questo alibi cada, anzi è già caduto perché chi ha in cuore di vivere una chiesa sana la faccia anziché lamentarsi e mugugnare su questo o su quel problema.
Tutti quanti indistintamente abbiamo la nostra parte di dio secondo me, tutti quanti abbiamo il nostro bel trave nel nostro occhio che non vediamo solo perché è troppo vicino perché noi lo si possa riconoscere come tale.
Occorre recuperare la fede attraverso un sano protagonismo, tornare ciascuno a farsi carico delle proprie responsabilità, sia individuali che collettive del proprio essere un credente in spirito e verità.
Come possiamo vedere anche nella nostra odierna società civile questa alienazione ha prodotto grandi danni. I cittadini odierni sono individualisti ed irresponsabili, figli anche della cultura del più furbo e del più forte.
Oggi tutto ciò che è pubblico, non appartenendo a nessuno, diviene preda del più avventato di cui un esempio sono gli atti vandalici sotto varie forme.
Il non voto, la non partecipazione alla vita pubblica, la mancanza di rispetto verso il bene pubblico ed il delegare ad altri i propri doveri civili e morali hanno reso noi cittadini schiavi l’uno dell’altro, sopraffatti dal prepotente di turno e governati da profittatori pronti a vendere ogni cosa in loro potere ad un sistema economico che ragiona solo sul profitto personale.
Fabrizio Colapietro
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