Mi chiamo Domenico …per tutti (Mimmo)
Avevo due anni appena compiuti, quando la mia famiglia fu colpita con una prova molto dura da sopportare: morì mio padre. Mia madre fu costretta a cercare lavoro e, una volta trovatolo, prese con sé i miei due fratelli e mia sorella e se ne andò, lasciando me con i nonni materni. Non potrò mai dimenticare il loro amore per me. Mi accolsero meglio di un figlio e di questo, nel mio cuore, sarò loro per sempre grato. Quando diventai un po’ più grande cominciò una lotta dentro me: più crescevo, più sentivo la mancanza di mio padre, lo desideravo, volevo stare abbracciato a lui, almeno per un attimo e la sofferenza provocata da questo pensiero aumentava di giorno in giorno.
Durante l’adolescenza avevo degli amici. Iniziai a giocare a calcio con la squadra del mio paese, ma tutto questo mi dava solo una soddisfazione temporanea. All’età di 14 anni anche i miei nonni morirono e io dovetti lasciare il mio paese e raggiungere i miei. Come conseguenza, dovetti cambiare tutto: amici, squadra, famiglia, lavoro. Ma tutto questo non mi toglieva dal cuore quel forte dolore o vuoto (come lo vogliamo chiamare) che sentivo.
Un giorno, mentre stavo lavorando, ricevetti una telefonata da uno zio: “Oggi alle 13:30” mi diceva, “ti devi presentare allo stadio, il Crotone Calcio ti vuole fare un provino”. Non potete immaginare la mia felicità, anche perché, proprio quell’anno, il Crotone era stato promosso in serie C2. Mi presentai allo stadio e feci il provino. Alla fine i selezionatori mi dissero che avevo le qualità per entrare a far parte della prima squadra. Iniziai la mia stagione calcistica da professionista ma nel prosieguo del torneo i dirigenti ci comunicarono che non c’erano più soldi per continuare il campionato e che dovevamo limitarci a fare “presenza” in campo.
Dalla gioia che avevo all’inizio passai ad una cocente tristezza e delusione. Dalla padella alla brace.
Da quella delusione rimasi molto scottato e cominciai a pensare che se mi fossi aggrappato alla spiritualità, forse la mia vita sarebbe potuta cambiare. Incominciai, così, a frequentare la Chiesa Cattolica con più frequenza. Mi iscrissi ad un gruppo di volontariato, provai a portare l’effige della Madonna sulle spalle in processione e le compravo dei fiori che poi mettevo al suo altare.
In quel periodo ho conosciuto tanti sacerdoti che mi volevano un bene particolare (e me ne vogliono ancora oggi) ma il vuoto che sentivo era ancora lì e mi stava uccidendo l’anima.
Allora, dato che non vedevo cambiare niente nella mia vita, decisi di abbandonare la Chiesa cattolica. Pochi giorni dopo, alcuni dei miei nuovi amici mi chiesero se volevo partecipare ad una seduta spiritica. All’inizio ero perplesso, ma alla fine mi convinsi e decisi di fare una nuova esperienza. In fondo ne avevo sperimentate talmente tante che una in più non avrebbe fatto certo alcuna differenza. Dopo quella seduta spiritica, però, avvertii qualcosa che non avevo mai sentito prima e quel “qualcosa” mi aveva invaso la mente. Di lì a poco fui io a cercare di fare sedute spiritiche con i miei amici, che acconsentivano e così nel giro di pochissimo tempo un senso di profonda soddisfazione mi pervase, e questo mi portò sempre di più a fare la volontà del nemico delle nostre anime. Incominciai con la cartomanzia ad usare il potere che aveva dato a me, quello, cioè, di essere un medium. Tanta gente veniva da me per un consulto e posso dire che tutto quello che prevedevo si avverava.
Un giorno mentre ero sul lavoro (in quel periodo svolgevo un’attività con mio zio), i miei occhi si posarono su una ragazza che sapevo avere un impiego presso un supermercato. Fu un colpo di fulmine. Decisi di corteggiarla e piano piano, facendomi coraggio, la avvicinai, e, dopo un po’ di giorni, le chiesi se qualche sera sarebbe voluta uscire con me. Ma lei mi rispose che la cosa era impossibile…ma non riuscivo a capirne il perché!
Alcuni giorni dopo ci provai di nuovo.. e ricevetti lo stesso rifiuto. Allora, presi forza e le dissi: “Scusa, mi vorresti spiegare il motivo per il quale non vuoi uscire con me?”. La sua risposta fu: “Perché io sono una Cristiana!” “Perché, io, non sono cristiano?” ribattei. Lei: “Sono una Cristiana. Evangelica!” Le dissi: “Ma di questo non ti devi preoccupare! Verrò pure io, se vuoi, in Chiesa”. Questo la convinse ad accettare almeno una passeggiata in mia compagnia, passeggiata durante la quale mi parlò di Gesù e di come Lui opera nella vita delle persone. Decisi di andare in Chiesa con lei.
Quando entrai, mi sentii male, la gente cantava, pregava e parlava lingue che non capivo. Vedendo tutte queste cose dicevo dentro di me “Questi sono i più pazzi che ci sono in giro, non metterò mai più piede qui dentro!” Il giorno seguente, decisi di esprimere alla ragazza tutto quello che provavo per lei. Ne fu felice e accettò le mie avances, perché nutriva gli stessi sentimenti nei miei confronti. Dopo una settimana circa le dissi che, se veramente mi amava, doveva lasciare quella Chiesa e quei pazzi scatenati. Essendo fortemente innamorata di me, pur con grande rammarico acconsentì alla mia volontà, e si allontanò da quella Chiesa. Intanto io, di nascosto, continuavo a fare sedute spiritiche e rituali dedicati a Satana, Partecipai anche ad una processione dedicata a lui durante una notte. Mi sposai con quella ragazza. Appena trascorsi due mesi dal matrimonio, mi arrivò la chiamata al servizio militare, con due anni di ritardo!Mi aspettavo il congedo, invece giunse la chiamata. Mi fecero partire in grande fretta, perché risultavo essere un disertore.
Feci il Giuramento a Barletta (Ba), poi mi trasferirono in Calabria, a 70 km da casa. Anche lì conobbi persone che facevano sedute spiritiche e mi trovavo davvero a mio agio. Sempre più persone venivano da me, la mia fama di medium si stava divulgando a macchia d’olio.
Un giorno il Colonnello decise di mandarmi in licenza, nonostante ogni due settimane andassi a casa in permesso. Quando arrivai, trovai mia moglie con lo stereo acceso che ascoltava canti evangelici. Diventai di mille colori: iniziai a gridare forte, perché quei canti mi davano fastidio, litigai con mia suocera, alzando la voce anche con lei, presi a calci mia moglie, feci a brandelli i dischi dello stereo, infine presi il mio zaino e me ne ritornai alla base logistica nella quale svolgevo il servizio militare. Dopo due giorni io e i miei compagni ci riunimmo per fare un’altra seduta spiritica. Il terzo giorno mi svegliai angosciato da un incubo. Mi resi conto che il vuoto che non sentivo da più di tre anni, era, invece, diventato un abisso senza fine. Quel giorno per me fu di un’angoscia totale. La sera verso le 18, dissi agli altri commilitoni: “Non sto bene, vado a riposare. Non chiamatemi per mangiare perché non ho fame”.
Quando arrivai nella mia camera, che condividevo con altre due persone, mi avvicinai a fianco del letto. Improvvisamente caddi con le ginocchia a terra e per la prima volta in vita mia invocai il Signore con tutto il mio cuore. Mi ricordo che scoppiai a piangere come un bambino appena nato. Non riuscivo a trattenere le lacrime e fu in quell’istante che chiesi perdono a Dio dei miei peccati, e accettai Gesù come mio Signore.
La mattina, intorno alle 2:55, fui svegliato da un forte tremolio del mio letto, aprii gli occhi (quella notte non sentii i miei commilitoni che erano andati a dormire cosa veramente incredibile, perché mi sveglio se solo sento una mosca che passa) e vidi una luce che mi abbagliava. D’istinto pensai che qualcuno aveva dimenticato la luce accesa, per cui guardai verso la lampadina ma la vidi spenta; mi riaddormentai senza dare peso alla luce. Appena chiusi gli occhi, un altro forte tremolio mi svegliò.
Allora mi alzai di scatto in mezzo al letto e vidi nuovamente questa luce sempre più splendente. Mi resi conto che era una luce particolare, decisi di parlare e dissi: “Signore, sei tu?” Una voce mi rispose: “Io sono Gesù. La luce che tu vedi è la luce del mio Spirito, seguila e non ti perderai mai”.
Io lo incalzai: “Come posso conoscere il tuo popolo? Dove devo andare per seguirti?” Lui mi rivelò delle cose particolari e intime che conservo scritte nel mio cuore. All’improvviso chinai il capo e adorai il Re Gesù. Quando finii di adorare, la luce non c’èra più. Solo allora mi riuscì di coricarmi e dormire.
Appena svegliato, mi accorsi subito che la mia vita era cambiata. Presi tutte quelle sozzure che avevo e le buttai. Dalla mia bocca al posto delle brutte parole alle quali ero abituato uscivano invece ringraziamenti e lodi al Signore. Tutti gli altri compagni mi guardavano perplessi, non riuscendo a capire cosa era successo quella notte e più profondamente dentro di me. Cominciai a parlare a tutti del Signore e, pur non avendo mai avuto una Bibbia tra le mani, annunciavo quello che Gesù poteva fare nella loro vita. Da quel beato giorno sono trascorsi 24
anni. Una cosa dico e dirò sempre: quello che mi dispiace di non averlo incontrato prima. Sappiamo bene che i tempi e i momenti appartengono a Dio, non a noi.
A Lui solo va la gloria e l’onore.
Ho potuto gustare nella mia vita la nuova nascita di cui parla Gesù nel cap. 3 di Giovanni. Lui ha amato me- come ama te- in un modo particolare, spero di non deluderlo mai, anche se sono consapevole che siamo tutti peccatori e privi della Sua Gloria. Ogni giorno mi ripeto: non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me.
Ah, dimenticavo: e quel vuoto? Beh, quel vuoto è stato riempito dalla presenza del Signore. Cercavo un padre terreno, cercavo un suo abbraccio, ma ho trovato il Padre dei padri, un Padre che mi ha riempito dei suoi doni. Cercavo chi mi potesse consolare e ho trovato “IL” Consolatore, lo Spirito Santo.
Domenico Balestrieri
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