Dimmi cosa posti e ti dirò chi sei

cassazione-liti-fb-diffamazioneCari lettori Dimmi cosa posti e ti dirò chi sei, Facebook è ormai una piazza pubblica di un grande paese, immenso per dimensione ma tanto piccolo da essere considerato un piccolo paesino provinciale se relazionato alle nostre cerchie di amici.

Il nostro profilo non è altro che una vetrina di noi stessi, alla stregua di un negozio dove prima di entrare dai una sbirciatina ai prodotti che vende, vetrina usata molte volte con il solo scopo di pubblicizzarci, farci notare, sofferenti forse di una solitudine sociale che ha bisogno di gridare agli altri “io ci sono”!.

Leggendo qui e là le notizie che molti utenti pubblicano (a volte purtroppo “vomitano”) sul proprio profilo, ti accorgi differenze di stile che la dicono lunga sulla personalità di quell’utente, o sicuramente del momento personale che sta vivendo.

Ci sono coloro che, ignorando che ciò postano rimarrà comunque nella storia scritta e indelebile di una identità elettronica difficilmente cancellabile, esternano pensieri di disappunto (e fin qui quasi niente di male) ma a volte conditi con rabbia, amarezza, utilizzando anche parole al limite del rispetto altrui; ignorano che le loro affermazioni rappresentano il vestito con cui si stanno mostrando, vestito che in molti casi fa a pugni con quanto mostrato magari qualche post prima, parlano di amore, ma subito dopo scivolano nell’odio, parlano di esortazione ma pronti a criticare tutti gli altri, esaltano i propri successi ma pronti a distruggere gli altri evidenziando i loro fallimenti.

Aberrante considerare il fatto che l’altalena di queste esternazioni denota, per chi purtroppo si affida solo ai social per avere una opinione altrui, una controversa identità personale al limite di un paziente di un ospedale psichiatrico. Credo che nella vita reale non saremmo disposti ad avere “amici” che cambiano continuamente carattere, passando dall’amore all’ira, dalla esaltazione allo sconforto, dalla positività al negatività. Forse uno dei problemi di Facebook è identificarci tutti come amici, servirebbe accanto un altro tipo di etichetta per dire, “conoscente, ma non amico”.

Purtroppo l’impeto con cui avvolte condividiamo, postiamo, commentiamo, ci fa dimenticare, come raccomandato dai molti corsi di gestione dei rapporti interpersonali se non proprio dal buon senso, di pensare un attimo prima di parlare, 10 sec. nella realtà, 10 post su Facebook.
L’equilibrio è una caratteristica inequivocabile di persone autorevoli, mature nelle loro considerazioni, ponderate nel rispondere, che deve sempre accompagnarci anche sui social, lasciando via ogni possibile macchia indelebile che ci possa etichettare per sempre e purtroppo anche nella vita reale, perché tale è ormai diventato Facebook, la nostra seconda lingua madre.

Preferisco non entrare in circoli viziosi di botta e risposta fatti solo come provocazione, evidenziando il peggio di noi.

Ovviamente non sarà una frase o commento che dice tutto di noi, sbagliamo perché non siamo perfetti perché siamo unici siamo speciali per quel che siamo, e spero che molti se ne siano accorti da loro stessi, ma se la somma di quello che noi stiamo scrivendo va verso una direzione ben definita di amarezza, rabbia, fuori controllo, può anche darsi che il problema è dentro di noi e non solo negli altri. Criticare solo e non agire è puramente follia. Dobbiamo portare avanti i nostri valori, senza cercare di distruggere gli altri.

Come cristiani dobbiamo ricordarci ciò che Dio ci dice proprio sul parlare:

Proverbi 16:20 – Chi presta attenzione alla Parola troverà il bene, e chi confida nell’Eterno è beato.

Efesini 4:15 – Ma dicendo la verità con amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo.

Efesini 4:29 – Nessuna parola malvagia esca dalla vostra bocca, ma se ne avete una buona per l’edificazione, secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a quelli che ascoltano.

Luca 6:45 – Perché la bocca di uno parla dall’abbondanza del cuore.

Giacomo 3 – (buona lettura)

Paolo Scalia – Notiziecristiane.com

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