Nel 2022 sono arrivati sulle coste italiane oltre 15mila migranti bangladesi, il doppio rispetto all’anno precedente. Molti transitano o viaggiano dalla Turchia, dagli Emirati Arabi Uniti o dall’Egitto. Le famiglie, disperate per la scomparsa in mare dei figli, raccontano di aver versato cifre altissime per il viaggio.
Dhaka (AsiaNews) – Nel 2022 sono arrivati in Italia dalla Libia oltre 15mila migranti originari del Bangladesh, un numero doppio rispetto a quello dell’anno precedente (7.838) e pari a poco più del 14% di tutti gli arrivi, formando la terza nazionalità più rappresentata. Il viaggio dal Bangladesh alla Libia attraverso un Paese terzo è ormai una prassi consolidata tra i migranti. Molti compiono il viaggio nella speranza di un futuro migliore, ma la traversata spesso si trasforma in un incubo. Nei primi tre mesi dell’anno, al netto di oltre 20mila sbarchi, quasi 500 persone sono morte o disperse, di cui, anche in questo caso, molte dal Bangladesh.
In una delle ultime tragedie in mare, su 30 persone disperse (17 sono state salvate e portate in salvo nella città di Pozzallo, in Sicilia) almeno 12 provengono da Faridpur, una città che fa parte della divisione della capitale Dhaka.
“Per una vita migliore, ho mandato mio figlio in Italia. Ma tutti i sogni sono andati in fumo e ora rivoglio mio figlio”, ha raccontato ad AsiaNews Torap Molla, 30 anni, padre di Shafiqual Islam Russell, disperso, spiegando che per arrivate in Italia il figlio aveva stretto un accordo da 800mila taka (pari a 7.272 euro) con un trafficante di nome Murad Faki.
Partito dal Bangladesh a inizio anno, Shafiqual era arrivato in Libia il 12 gennaio passando per Dubai. Dopo aver soggiornato nel Paese nordafricano per due mesi, il 12 marzo la barca che avrebbe dovuto portarlo in Italia è affondata. “Murad Faki ci aveva detto che molte persone erano andate in Italia grazie a lui, ma fidandoci di lui abbiamo perso mio figlio”, ha aggiunto il padre.
Tra i 12 bangladesi dispersi nel Mediterraneo c’è anche Mahfuz Molla, 22 anni, figlio di un agricoltore. Il fratello minore, Tanveer, ha detto: “Ho lasciato che mio fratello andasse all’estero per far girare la ruota della fortuna. Ma non avrei mai immaginato che la ruota sarebbe girata in questo modo”. In questo caso la famiglia aveva dovuto pagare 750mila taka (6.696 euro) per il viaggio di Mahfuz. “Abbiamo preso in prestito denaro da varie organizzazioni. Speravamo di vedere un po’ di prosperità dopo aver vissuto in un mondo di mancanze, ma tutti i nostri sogni sono stati affogati in mare”.
Nonostante quella del mediterraneo orientale continui ad essere la rotta la più mortale al mondo, secondo i dati dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (OIM) l’Italia è una meta favorita dai migranti del Bangladesh grazie alla possibilità di transito regolare in Libia.
Gli ultimi dati dell’OIM affermano che nel 2022 vivevano in Libia 21.653 bangladesi, di cui la stragrande maggioranza (74%) concentrati nella parte ovest del Paese, dopo essere entrati per canali regolari attraverso la Turchia (il 36%), gli Emirati Arabi Uniti (38%) o l’Egitto (13%). Il 93% ha dichiarato di essere arrivato in aereo.
Tornato in Bangladesh per una vacanza, Haroon ur Rashid, che ha lasciato il Paese oltre 20 anni ed è riuscito ad arrivare in Italia attraverso la Libia, ha raccontato ad AsiaNews la propria esperienza: “Nel 2000, quando avevo solo 20 anni, sono andato in Libia tramite un intermediario. Per alcuni anni ho lavorato per un’azienda coreana che costruiva condutture per l’acqua. Lo stipendio era basso ed era difficile ripagare il debito contratto per arrivare in Libia. Nel 2007 mi è venuto in mente di andare in Italia”. A quel punto Harun ha preso contatti con un trafficante, che ha promesso che lo avrebbe portato in Europa via mare al prezzo di 200mila taka (1.785 euro).
Una volta raccolto un gruppo di una cinquantina di persone, alcuni migranti vengono selezionati dai trafficanti per essere addestrati a trovare la strada in mare verso la Sicilia utilizzando solo una bussola, ha spiegato Harun: “Il viaggio verso l’Italia inizia dalle coste libiche di Zoara e Tajora, ma i trafficanti lasciano le imbarcazioni scaricando qualunque tipo di responsabilità”, ha proseguito l’ex migrante. “Anche con un certo addestramento è difficile determinare la rotta e le imbarcazioni vanno alla deriva. Se si sopravvive e si riesce ad arriva in Italia si può chiedere asilo politico, ma se non viene concesso si hanno sei giorni di tempo per tornare in Bangladesh”.
Un funzionario governativo di Dhaka che non ha voluto essere nominato ha detto ad AsiaNews che circa 150mila migranti del Bangladesh vivrebbero in Italia, lavorando in diversi settori, tra cui l’agricoltura, la cantieristica e il commercio ambulante.
Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui