Riproponiamo un interessante riflessione dal blog di Maurizio Blondet sui preparativi di Israele legati all’altare del terzo tempio, ndr.
Lunedì 10 dicembre, in Gerusalemme è avvenuta una interessante cerimonia: è stato “dedicato” l’altare per il Terzo Tempio, dove si ripeterà il sacrificio ebraico dell’agnello sgozzato. Ne dà notizia il sito “Breaking Israel News – Ultime notizie in prospettiva biblica”, redatto da tale Adam Eliyahu Berkowitz, un ebreo americano che ha fatto aliah nel ’91, ha combattuto in Tsahal ed è stato ordinato rabbino.
Da quel che scrive sembra essere un seguace dei Lubavitcher, e riporta informazioni credibili sulle opere dello United Temple Movement, una costellazione di organizzazioni che – ampiamente finanziata con denaro di protestanti americani che ritengono di accelerare così il secondo avvento di Cristo – si stanno preparando per eseguire il rito interrotto da duemila anni.
Ormai sono alle prove generali del rituale, che è descritto minuziosamente nella Torah. Nella dedicazione di lunedì, kohanim (“sacerdoti”) vestiti di bianco nel costume prescritto dalla Torah, hanno recitato “la rievocazione integrale del Korban Tamidi (offerta eterna). A fine settembre scorso, avevano raccolto l’acqua per il Sukkot esibendo il ricco vasellame d’oro (anch’esso minuziosamente descritto nella Bibbia) costruito appositamente per il tempio futuro, sotto lo sguardo compiaciuto di “Rabbi Hillel Weiss, portavoce del Sanhedrin e organizzatore dell’evento”. In quell’occasione un altro rabbi, “il rabbino Azriel Ariel ha annunciato la nascita della giovenca rossa.
Nel libro dei Numeri, capitolo19, si trova prescritto che una giovenca rossa senza alcun pelo bianco vada allevata e poi bruciata, e con le ceneri sia purificato il popolo d’Israele, “dovendo l’ebreo essere puro per sacrificare le offerte nella festa”.
Le caratteristiche che deve avere la giovenca per essere davvero rossa, sono lungamente discusse nel Talmud. Il Temple United Movement aveva cercato di risolvere il problema con la selezione genetica, con sperimentazioni riservate di cui si sa poco. In ogni caso, pare averlo risolto. Infatti il rabbino Ariel ha detto: “Questo è l’inizio di un lungo processo che, a Dio piacendo, ci permetterà di purificare tutto Israele, ha detto il rabbino Ariel. “Non siamo noi a forzare la mano di Dio. Stiamo semplicemente eseguendo mitzvoth (i comandamenti ebraici) come ci sono stati dati nella Torah. “Ha spiegato che l’effettiva preparazione delle ceneri sarà tra due anni” (la giovenca sta crescendo), e “fino a quel momento, è considerato un egla (vitello, sostanzialmente asessuato) dalla legge ebraica. All’età di due anni, diventa classificato para (manza da fecondare) e può essere sacrificata e bruciata, sono le ceneri utilizzate nel rituale di purificazione”. Secondo alcuni, sarà il Messia stesso a compiere questa purificazione con le ceneri della giovenca rossa.
Risolto il problema genetico dei sacerdoti?
A maggio, ci ha informato Berkovitz, “sacerdoti discendenti di Aronne” hanno eseguito l’offerta delle primizie prescritta nel Deuteronomio per il Tempio. Dunque il movimento crede di aver risolto anche il problema più difficile per la ripetizione e validità del rito: il sacerdozio ebraico era infatti genetico, lo ereditavano i discendenti carnali di una sola tribù, e per questo si tenevano precise genealogie. E’ il caso di ricordare che i primi cristiani, tutti ebrei, si domandarono con ansia come potesse Gesù essere anche “sacerdote” valido, essendo “della stirpe di Davide”, ossia del re? Al che Paolo rispose che il sacerdozio cristiano è “secondo l’ordine di Melchisedek”, il misterioso re-sacerdote cui Abramo pagò la decima, quindi superiore al sacerdozio “carnale” giudaico. Non a caso: re “di pace e di giustizia”, Melkisedec è segno dell’unione principiale del potere temporale con l’autorità spirituale, evocazione di una perfezione metafisica e pre-istorica in cui i due poteri non erano distinti.
Il punto che, fino a pochi anni fa, sembrava che vari tentativi di ritrovare il DNA di Aronne (anche fra i Samaritani, una piccola comunità che continuano a celebrare sul monte Garizim), senza esito; il 75% degli ebrei d’oggi sono di origine khazara, quindi geneticamente non ebrei; anche ammettendo che abbiano ricercato fra la minoranza sefardita, come hanno potuto identificare il carattere genetico dell’antico Aronne nel sangue di sefarditi contemporanei? Le antiche genealogie, se esistono, hanno molti vuoti. Come si può assicurare, non descrivendo la Bibbia il DNA del fratello di Mosè, deceduto dopo il 1400 avanti Cristo, senza lasciare – a quanto ne sappiamo – suoi campioni di sangue per le future analisi?
Il lettore ha diritto di pensare che costoro siano dei mattoidi che stanno recitando una messinscena archeologico-messianica creata dalle loro menti esaltate. Ma non è questo il punto. Il punto è che questo gruppo ebraico “creda” di aver selezionato veri kohanim (plurale di Cohen); per essi è punto della massima importanza, sapendo per primi che senza questa condizione (sacerdoti del “seme di Aronne”), il rito che stanno preparando in tutti i particolari non è “valido”, quindi inefficace ad ottenere da YHVH quello che vogliono.
Con tremenda serietà questi si preparano al Terzo Tempio realizzazione che ritengono imminente. Rabbi Yosef Berger, detto “il rabbino della tomba del re Davide sul monte Sion” ha parlato di una campagna lunga un mese (una raccolta-fondi) per “preparare il Messia nella maniera più pratica” creando una corona che gli sarà presentata come dono al suo arrivo a Gerusalemme.
Aspettano, il 21 gennaio, l’eclissi lunare che avverrà sopra Washington e sarà una “luna di sangue”, perché per loro realizza la profezia di Gioele (3-3-59: “Prima che giunga il giorno grande e terribile di Hashem, darò dei portenti nel cielo e sulla terra: Sangue e fuoco e colonne di fumo; Il sole si tramuterà nelle tenebre e la luna in sangue. Ma tutti quelli che invocano il nome di Hashem devono scappare; poiché ci sarà un residuo sul monte Sion e su Yerushalayim, come ha promesso Hashem. Chiunque invochi Hashem sarà tra i sopravvissuti.
“Il rabbino Mattityahu Glazerson, un esperto dei codici della Torah, ha recentemente elaborato un tavolo che mostra che il Messia arriverà quest’anno”, basandosi sull’opinione del rabbino Sa’adiah ben Yosef Gaon, una delle principali autorità rabbiniche del IX secolo: “Se stai calcolando la data per il Messia e la redenzione, conti gli anni secondo la creazione dell’Uomo che era sei giorni dopo la creazione del mondo“.
Ovviamente, essi vedono “segni” dell’imminenza per esempio nel fatto che Trump abbia dichiarato di voler riconoscere Gerusalemme capitale ebraica. “Rabbi Berger ritiene che l’elezione del presidente Trump abbia già iniziato questo processo. Il rabbino ha osservato che il nome di Donald Trump in ebraico (דונלד טראמפ) in gematria (la numerologia basata su lettere ebraiche) equivale a 424 – che è lo stesso valore numerico della frase ” Moshiach (Messia) dalla Casa di David” (משיח בן דוד) “.
Di Netanyahu, si dice che il rabbino Menachem Mendel Schneerson (il fondatore della setta Lubavitcher, che il politico incontrò a New York nel 1984, quando era ambasciatore israeliano all’ONU) avrebbe predetto:
“Spero che sarà in grado di consegnare le sue chiavi a Moshiach (il Messia), e avremo la completa e vera Redenzione“. Numerosi rabbini vedono quindi in “Bibi” il Mosiach ben Yosef (Messia figlio di Giuseppe), misteriosa figura, per il Talmud, di precursore del Messia vero, figlio di David: “”E ‘molto chiaro che il primo ministro Benjamin Netanyahu sta adempiendo il suo destino come Moshiach ben Yosef, vale a dire la reincarnazione di Jonathan” (il figlio del re biblico Saul), ha detto Rabbi Sudri. “Il nome ‘Netanyahu’ (נתניהו) è composto dalle stesse lettere del nome” Jonathan (יהונתן)“. Nel 2017, una donna haredi avrebbe visto in sogno il rabbino Dov Kook, cabalista e discendente del primo rabbino capo d’Israele Avraham Kook, che le avrebbe detto: “Quando il governo di Netanyahu cade, è tempo di prepararsi per il Moshiach”. Ai primi dell’aprile scorso, quando due F-15 israeliani hanno sparato volate di missili su Damasco, “il rabbino Yekutiel Fish, ha dichiarato: “Geremia ha predetto un incendio nelle fortezze di Damasco che presagirà il Messia”, Darò fuoco al muro di Damasco e consumerò le fortezze di Ben-Adad. Geremia 48:27 – Secondo Rabbi Fish, Assad [meglio: la sua caduta] ha una parte fondamentale nell’arrivo in Moshiach Ben David (Messia, figlio di David) la seconda metà del processo messianico che includerà il ritorno della dinastia davidica e la costruzione del terzo tempio”.
Questo è il clima psichico, o la bolla messianica, il senso di imminenza, in cui vive la componente “religiosa” dell’ebraismo. Quando lunedì 10 dicembre è avvenuta la dedicazione dell’altare del Tempio, Berkowitz ha informato che l’altare appena consacrato è “fatto di cemento cellulare e costruito su un telaio metallico appositamente progettato per essere caricato su un camion con pianale. Sebbene non sia l’ideale, è interamente kosher per l’uso nel servizio del Tempio. Anche i recipienti rituali sono stati preparati per essere pronti all’istante in caso di necessità per avviare il servizio del Tempio. La menorah è costruita in legno. Sebbene non sia l’ideale, è kosher per l’uso nel Tempio e può essere trasportato da una sola persona.”
Chiaramente, il tutto è trasportabile per essere trasportato nel solo luogo al mondo dove il rito ebraico sarebbe “valido ed efficace”, la Roccia di Abramo. Il”monte” in sul quale, secondo la tradizione, Abramo fu sul punto di sacrificare il figlio unigenito Isacco, su ordine di YHVH. Questa Roccia è nel centro di Gerusalemme. Più precisamente, protetta ed onorata da quella che impropriamente chiamiamo la Moschea d’Oro; che non è affatto una moschea – i musulmani infatti lo dicono Il Nobile Santuario – bensì un reliquiario (martyrion), costruito con venerazione da maestranze bizantine su mandato di un imperatore omayade ben conscio del valore sacro del luogo, non meno dei cristiani.
Adesso gli ebrei, che vogliono quel luogo da 2 mila anni, sono sul punto di impadronirsene. Nulla più si oppone: con le opere “di lione e di golpe” (astuzia e violenza), hanno reso i musulmani, protettori per secoli del Luogo Santo, nemici guerreggianti gli uni contro gli altri, sciiti contro sunniti, e il wahab saudita di fatto complice di Sion.
Hanno in loro potere la sola superpotenza rimasta, tanto più oggi che contano sul genero di Trump, Jared Kushner, ebreo della setta Habad Lubavitcher, messianica e millenarista. Dunque possono impadronirsi della Roccia e hanno già pronti persino i vasi sacri per compiere il rito.
Lo scopo del rito, secondo loro, è “obbligare” YHVH a tener fede al Patto, ossia esaudire la promessa di dare al popolo ebraico il dominio sul mondo, il Regno di Israele. Sono cose serissime, attenzione: quando Gesù chiama il pescatore Simone “la Roccia“, ossia Pietro, è a quello che l’epiteto “Roccia” allude: finché dura la successione apostolica, esiste un Pietro, è possibile consacrare validamente l’Eucarestia, che è la Presenza Reale del Figlio.
Ciò che vogliono ottenere gli ebrei, è la presenza reale del Padre. Quando succederà, riusciranno ad attuare un rito “valido” e nello stesso tempo sacrilego – per le tre religioni, perché per noi l’Agnello è già stato sacrificato: per i musulmani protettori della Roccia sulla quale mai hanno sgozzato un capro (essi lo conservano legittimamente, in quanto “figli di Abramo” e della schiava Agar – vedi nota), e infine per la stessa teologia ebraica, che vieta di “forzare” la mano a Dio.
Insomma sarebbe un atto di stregoneria metafisica – che non potrà non suscitare potenze preternaturali del tipo più feroce. Quando vedrete la Moschea d’oro distrutta, o occupata da ebrei, sappiate che si è entrati propriamente nella fase apocalittica finale, nel senso più concreto anticristica. Secondo i “loro” calcoli, può accadere fra il 2019 e il 2021.
NOTA:
Il figlio della schiava, il primogenito, è Ismaele, capostipite degli arabi. Genesi, 21
“..Ma io farò diventare una grande nazione anche il figlio della schiava, perché è tua prole».
Di fatto i palestinesi hanno più diritto al nome di “seme d’Abramo” dei khazari, “seme” turco-mongolo convertitosi nel secolo ottavo.
Maurizio Blondet | maurizioblondet.it
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