VERONA – Questo è il racconto spontaneo di Hana, una donna cristiana che vive a Damasco con il marito e due figlie. Hana lavora in una scuola e descrive a Porte Aperte, l’organizzazione evangelica a sostegno della chiesa perseguitata, com’è ora vita a Damasco.«Qualche giorno fa è nevicato a Damasco. È raro che nevichi. Non abbiamo molto per riscaldarci: manca il petrolio e il gas e ci sono interruzioni di elettricità che durano ore e ore. Ieri ero a casa con mia figlia e abbiamo indossato tutti i vestiti che abbiamo trovato. Ma non ci lamentiamo, perché pensiamo a tutti i nostri connazionali siriani che vivono per la strada. Mi si spezza il cuore se penso ai bambini che sono fuggiti solo con i loro vestiti estivi addosso. Ci piacerebbe andare lì ad aiutarli, ma andare nelle zone in cui vivono è troppo pericoloso.
No, questo periodo non sarà un momento di festa per noi quest’anno. Come possiamo festeggiare quando le persone intorno a noi stanno soffrendo? Gli estremisti hanno inviato ai cristiani della zona un messaggio «Abbiamo preparato speciali regali di Natale per voi: tre auto bomba». Non sappiamo cosa aspettarci. L’ultima settimana è stata tranquilla: solo di rado abbiamo udito i boati delle bombe. È per questo che abbiamo pregato e digiunato, ma mi sento strana, non so perché. È come se questo silenzio presagisse la tempesta, come se fossero in attesa di attaccarci all’improvviso.
La settimana scorsa sono andata al mercato per comprare alcuni cappelli, calze e caramelle per i bambini della nostra chiesa. In passato compravamo loro alcuni giochi, ma i giocattoli sono troppo costosi ora. Almeno staranno al caldo, è più importante dei giocattoli in questa situazione. Spero che i nostri bambini comprendano che Gesù li ama ancora, indipendentemente da quello che succede intorno a noi. Continuate a pregare per noi, per favore.» [gp]
Fonte: http://www.evangelici.net/
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