Dall’Ohio un insegnamento per i pro vita

L’8 agosto in Ohio è stato respinto 57% a 43% l’Emendamento 1, cioè la proposta avanzata dai pro life e dai repubblicani di rendere più rigida la Costituzione dello Stato: oggi per cambiarla basta il 50% dei voti. Se fosse passato il referendum sarebbe stato necessario il 60%.

Gli abortisti (con Biden) esultano perché a novembre si terrà un referendum volto a introdurre nella Costituzione del Paese il diritto all’aborto: «ogni individuo ha il diritto di prendere e portare avanti le proprie decisioni riproduttive». Se passa (con il solo 50% ci sono più possibilità) questa proposta di modifica, in buona sostanza, lo Stato perderebbe il potere di emanare leggi prolife e anche le minorenni potrebbero abortire senza che i genitori ne sappiano niente (come già avviene in Italia).

La battaglia pro vita in Ohio è così rimandata a novembre.

Ma da questa vicenda noi possiamo ricavare un insegnamento.

Non dobbiamo sottovalutare la potenza economica dei “cultori della morte”.  Giustamente, Luca Volonté su La Nuova Bussola Quotidiana  rileva una certa superficialità del partito Repubblicano nell’affrontare la campagna referendaria. Mentre gli abortisti hanno mosso tutti gli Satati Uniti e finanziato la propaganda per il referendum in Ohio dall’Illinois, da un fondo di investimento liberal, con sede a Washington (non si sa chi c’è dietro) e da altri Stati. Persino dalla Svizzera: hanno mosso decine di milioni di dollari! 

Da noi non girano  somme di questa entità. Ma sappiamo bene che la potenza economica e mediatica dei Radicali e dei loro alleati è enorme. È quindi nostro dovere (mio e vostro, gentili Lettori) adoperarci al massimo con la “propaganda” dal basso. Il passaparola, i discorsi con amici, parenti e conoscenti, la testimonianza “sul campo”, nella vita, non solo nei momenti topici delle votazioni, ma quotidianamente. Non solo abbiamo il dovere di promuovere la cultura della vita, ma anche quello di svegliare le coscienze e renderle consapevoli del lavaggio del cervello che si subisce attraverso ogni tipo di schermo davanti al quale passiamo (troppe) ore ogni giorno.

E – come i prolife americani insegnano da più di 40 anni – in ogni caso non dobbiamo mai darci per vinti e cedere al disfattismo: la “buona battaglia” è difficile, è lunga e può essere molto impegnativa. Non devono fermarci le sconfitte momentanee, perché la vittoria finale è certa. 

https://www.provitaefamiglia.it/blog/dallohio-un-insegnamento-per-i-pro-vita


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