Dalla sodomia alla salvezza: i convertiti che ora lottano per la felicità di chi è ancora nelle tenebre

“Questo è l’amore che ho cercato per tutta la vita. Ho sentito come se Dio mi soffiasse il suo spirito”, disse David. “E’ lo Spirito Santo. Stai rinascendo. Ho sentito una voce dire: “Accetterai mio figlio Gesù come tuo Signore e Salvatore?”, gli chiese la donna che stava pregando per lui. “Sì”, rispose il ragazzo quasi incredulo. E’questa la storia controcorrente, ripresa lunedì scorso dal Christian Post, di David Bennett, ex attivista anticlericale Lgbt, fiero sostenitore della marcia arcobaleno di Sidney.

David, che all’età di 14 anni rifiutò la fede, aveva vissuto una vita dissoluta, contraria alla natura e al disegno di Dio, convinto di essere nel giusto e feroce contro chiunque dissentisse. Finché a 19 anni, durante un’intervista, domandando a una regista chi la ispirasse si sentì rispondere senza giri di parole: “Dio”. David, sulla difensiva, replicò che “sono omosessuale e non penso che Dio sia interessato a me”. La donna gli chiese se aveva mai sperimentato l’amore di Dio e se poteva pregare per lui”. Bastò un fragile “sì” affinché dal pertugio della libertà di David Dio entrasse per donargli l’amore di un padre. Quello che aveva cercato da sempre, ma nel posto sbagliato. Talmente scioccato dall’evento il ragazzo pensò che forse si era autosuggestionato, quindi pregò Dio così: “Dammi un segno se sei reale”. Poco dopo un amico si girò verso di lui per dirgli che Dio gli chiedeva di comunicare a David che lo amava. Il ragazzo, però, pensava ancora che quel Dio avrebbe potuto santificare le unioni dello stesso sesso, sebbene qualcosa non gli tornasse più: solo Dio gli dava l’amore che cercava, perciò gli chiedeva di arrendersi e consegnargli le sue pulsioni omoerotiche: “Signore – dissi – Tuo figlio è morto in Croce per me. Ti darò ogni cosa”. Infine, David ha ricordato quando andò a rivelare tutto alla madre, una donna convertita tre anni prima al cristianesimo che da allora aveva cominciato a pregare per la conversione del figlio: “Alleluia, diceva, non c’era persona più impossibile da salvare di David! Invece è diventato cristiano ed è incredibile!”. A quel punto il giovane scoprì che lo zio, completamente contrario alla vita da lui condotta, dopo una furente litigata, aveva assicurato a sua madre che presto il figlio si sarebbe convertito.

Ma David non è il solo a mostrare che una vita contro natura (nel peccato) non appagherà mai il bisogno d’amore e di felicità umani. Anzi, a lungo andare li frustrerà portando alla disperazione. Dal 2012 infatti circola in rete il video di un uomo, David Arthur, che ha vissuto una vita travestito da donna, ma che, convertito nel 2009, oggi aiuta le persone a ritrovare la loro vera identità (www.ibelongamen.com). La testimonianza di Arthur è forte, sia perché ricorda cose normali che però oggi si ha paura di sostenere (“non esiste l’eterosessualità”, “l’opposto di omosessualità è redenzione”),  sia  perché svela la realtà sul movimento Lgbt, spiegando che “era il luogo del falso senso di amore e sicurezza che cercavo”, anche perché “i bambini venivano “reclutati” nel mondo delle tenebre (…) attirati con soldi, droga, alcol e un posto in cui vivere, uomini e donne vengono usati in un modo che non posso descrivere”. Ma nello stesso tempo quello che Arthur vuole dire a chi vive nel peccato è che “posso non conoscerti, ma la tua salvezza eterna mi interessa”. L’uomo pur violentato da piccolo non giustifica però il male che ha fatto ai ragazzini e il fatto “che infettavo tutti con l’Hiv sapendo di averlo”, perché “non c’è scusa, ho scelto io di fare quelle cose, io di essere un mostro” e “so che era na scelta perché ora non faccio più nulla di tutto ciò”. Nonostante questo, quando finì in carcere incontrò una guardia che “mi diceva la verità con amore: “David questo non sei tu” e io capivo che gli interessavo davvero””. Poi un giorno, come se niente fosse gli confesserà, “quando sarai redento racconterai a tutti la tua storia”. Fu quello il primo seme a cui si attaccherà nel momento del bisogno più estremo.

Nel video in rete Arthur implora: “Prima di ignorarmi e non ascoltarmi, lasciami dire: che dall’omosessualità, la prostituzione, le violenze, il transessualismo (…) dall’abuso fisico, mentale dall’Hiv (…) oggi sono qui per farti sapere che c’è un modo per uscirne (…) è Gesù Cristo”. L’uomo spiega che sì, “ti può liberare, ma tu devi fare un passo, tu devi aprirGli le porte”. E vale la pena perché “prima che Gesù mi raggiungesse e tirasse fuori dalle lusinghe di questo mondo non avevo mai sperimentato la pace e la gioia e la soddisfazione che sperimento ora. Anche lui, ha ammesso, si era convinto che “sono nato così”, “questo sono io” e “Dio mi ha fatto così”, ma no, Dio non ti ha creato così. Perciò odio chiamare l’omoerotismo “stile di vita”, “perché non lo è: è un peccato, così come l’omicidio è un peccato: diresti che l’omicidio è uno stile di vita e che “oh sono nato assassino”? Pensi che questi istinti e attrazioni siano normali? Non lo sono. E’il diavolo”. Parole forti quelle di Arthur che afferma che il punto per quel mondo “è arrivare ai ragazzini” e accusando le lobby Lgbt che entano nelle scuole invita a “svegliarsi! E’ tempo di battersi e di parlare per salvare questi ragazzini”

Eppure Arthur ricorda con tristezza chi gli parlava dell’inferno senza amore e senza mostrargli la via al paradiso. Infatti “non c’è punto in cui puoi dire non posso tornare indietro, non è vero (…) se sono potuto tornare indietro io, tutti possono farlo”. Ho visto tanti dire davanti a certe situazioni: “sono persi ormai”. Non è vero: da quando ero molto piccolo ho vissuto il peccato dell’omosessualità (..) fatto uso di cocaina, erba, crack e di tutte le altre droghe, ma non passava. Ho abusato dell’alcol, ma non mi aiutava a lungo. Ho avuto numerosi, numerosi, numerosi partner sessuali”. Poi la svolta: “Quando mi fu diagnosticato l’Hiv avevo 19 anni e sapevo che l’avevo contratto quando ne avevo 16, quest’anno ne compirò 40 (45 nel 2017, ndr), e dal 2009, sono tre anni questo ottobre, vivo con una gioia e una pace in me, con uno scopo”. Convinto che la grazia ricevuta sia un compito da ridonare l’uomo spiega che lotta perché “non voglio vedere nessuno soffrire come ho sofferto io” e racconta che “tre anni fa il mio sistema immunitario non esisteva più” e che il “medico pensava che non sarei sopravvissuto”. E’ a quel punto che gli ritornò in mente il Gesù di cui gli parlava la guardia che pregava per lui: “Gridai a Gesù e Lui mi rispose”. E attraverso la preghiera “lasciò che lo Spirito Santo abitasse in me, per guidarmi e condurmi ad essere un luce in questo mondo di tenebre”. Per questo, fa sapere, “puoi contattarmi, inviarmi messaggi e se non ho la risposta posso certamente mostrarti dove trovarla nel buon libro (la Bibbia, ndr), ogni risposta è lì devi solo volerla trovare”. E anche se “tu ora puoi dirmi con rabbia che sei nato così, che Dio ti ha fatto così, che sei “gay”, che è naturale, che è normale, sai che non è così (…) (anche io dentro di me capivo che non era così anche se non lo volevo ammettere, scriverà in una sua testimonianza). Il diavolo ha cercato di costruire tutta questa menzogna nella nostra società (che fa passare per normale un peccato gravissimo che è abomionio agli occhi di Dio) e io mi sforzo di distruggere quello che il diavolo ha costruito. Amo farlo con te al mio fianco (…) c’è una via per uscire. Gesù Cristo è la verità, e la verità vi renderà liberi (…) lo dico dal profondo del mio cuore: non ti conosco ma certamente ti voglio bene”.

Lo stesso ha confermato il cantante gospel Donnie McClurkin annunciando il suo matrimonio con Nicole Mullen, dopo aver sperimentato per anni pulsioni verso persone del suo sesso. Le parole del cantante, che fu violentato da bambino, sono state riportate lo scorso agosto dal Daily Mail: “Qualcuno non sarà contento di leggere, rifiuterà alcune mie affermazioni sull’omosessualità”, ma “ci sono un numero di persone non quantificabile che non sono felici di questo modo di vivere e vogliono essere liberate”. Perciò, ha concluso, “lo scrivo senza chiedere scusa, sapendo che ho sperimentato il potere di Dio di cambiare il modo in cui vivevo. Credo di essere stato pensato per essere pienamente un uomo fatto per una donna e Dio ha portato a compimento. Sono stato liberato e so che Dio può liberare anche altri”.

di Benedetta Frigerio | Lanuovabq.it

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