Dal silenzio all’in-contro… per stare bene

Questa riflessione sul Silenzio e sul suo valore psicologico nasce in risposta ai tempi moderni fatti di attenzione continua ai social, ai media, alle dinamiche personali e iter personali intessute di stress e di tempi veloci che scorrono “liquidamente”, per usare un eufemismo del sociologo scomparso recentemente “Bauman” (2006). Nasce anche come risposta alle tante relazioni e incontri fatti di bla bla bla e senza contenuto di arricchimento e di rispetto gli uni con gli altri: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati» (Gv 15, 12). E’ con questo comandamento che Gesù segna una grande verità psicologica per l’uomo di oggi angosciato dalla solitudine. Oggi abbiamo perso il senso del con-fronto, vale a dire saper stare di fronte all’altro, ascoltare con la mente e il cuore per poi giungere all’in-contro, vale a dire sapere stare dentro (in) l’altro con empatia e autenticità. Oggi dal punto di vista psicologico e psicopatologico emerge una grossa difficoltà di incontro e di empatia a tal punto che il manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali, denominato, dagli addetti ai lavori DSM V, parla di disturbo della sfera emotiva ovvero compromissione della sfera interpersonale per incapacità di provare empatia. L’empatia si configura come capacità di “percepire” il mondo emotivo dell’altro. Nell’epoca del narcisismo, dell’egocentrismo dove ognuno cerca di apparire sui social e i media si verifica uno scollamento di identità tra il falso io che cerca di apparire e l’Io reale che è. Viviamo nella cultura dell’apparenza e non dell’essere (Riccardi. P 2013). Non ci accettiamo per quello che siamo ma per quello che vogliamo divenire. Un atteggiamento che non depone a favore del silenzio per comprendersi ma favorisce la cultura dell’apparire.

Esiste sempre un parlare dell’altro e sull’altro comportando, nel tempo, un abitudine mentale a sviluppare un atteggiamento, quasi paranoideo sull’altro. Tipico di molte relazioni dove l’attenzione è volta a trovare il capo di accusa, il colpevole senza mai soffermarsi ad ascoltare quanto l’altro ha veramente espresso.

Il Silenzio, ha un enorme valore nella vita del credente religioso, del ricercatore di spiritualità, nella concentrazione, nella meditazione e soprattutto ha valore nella vita di relazione.

Nella cultura dell’apparire, del parlare mai come in questi tempi c’è bisogno di silenzio e si può fare silenzio di parole, di comportamento, di pensieri. L’importanza del silenzio diventa la base per ascoltare l’altro; la parola di Gesù, ma anche del compagno di viaggio nella vita. Atteggiamenti, questi, che richiedono coraggio e l’uomo di oggi ha paura di guardare in faccia ai propri vissuti interiori che spesso non sono come vorremmo fossero… «Coraggio, sono io, non abbiate paura»… (Mt 14,22). Con queste parole Gesù ancora una volta apre alla psicologia di se stessi riguardo le proprie paure di in-contrare l’altro nella fiducia.

Il maggior ostacolo al silenzio interiore sono le molte e inutili preoccupazione di sé e le critiche e i giudizi interni. Superati questi ostacoli, si scopre nel silenzio la propria interiorità.

Riguardo alle preoccupazioni Gesù, che conosce bene il nostro cuore, ci invita a non caricarci delle preoccupazioni (Mt. 6,24-34). Egli sa bene come la preoccupazioni ci avvolgono come una morsa e inquina la nostra esistenza. Se per la scienza psicologica le preoccupazioni hanno uno stretto rapporto con le ferite affettive del passato determinato una personalità insicura, vi è anche un’altra considerazione da fare e riguarda un certo atteggiamento ormai perso; la fiducia nel futuro e la fede in Dio. Elementi da non trascurare nella società odierna caratterizzata da mancanza di punti di riferimento e di sfiducia assoluta nel futuro. Noi addetti alla salute mentale, psicologi, psichiatri, psicoterapeuti sappiamo come la maturità sia legata non tanto al non avere preoccupazioni ma al modo di gestirle, con fiducia e ottimismo. La fiducia impone un lasciarsi andare, un lasciarsi fiducioso nelle mani di un altro, come il bambino che preso dallo sconforto corre dalla sua mamma e da lei si lascia rassicurare, così la vita dell’uomo, mancante di fede diventa priva di mani che accolgono e danno fiducia: Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio» (Lc 23, 46) e il salmista recita: In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso; per la tua giustizia salvami.  Porgi a me l’orecchio, vieni presto a liberarmi. Sii per me la rupe che mi accoglie, la cinta di riparo che mi salva.  Tu sei la mia roccia e il mio baluardo, per il tuo nome dirigi i miei passi. Scioglimi dal laccio che mi hanno teso, perché sei tu la mia difesa.  Mi affido alle tue mani;
tu mi riscatti, Signore, Dio fedele (Salmo 30).

E’ un dato di fatto che l’essere umano sbagli ma ad essi ognuno reagisce diversamente. Chi si giustifica, chi non accetta l’errore e nega e chi, invece, è all’opposto un autocritico per eccellenza. In quest’ultimo caso il giudice interiore si configura come un’enorme inconscia figura ingombrante dove la prima reazione consiste nel darci la colpa. Ad esempio quando proviamo vergogna patologica o ci sentiamo in colpa in maniera smoderata, è perché il giudice interiore sta puntando il dito contro di noi stessi.

Una volta chiarito il ruolo e la posizione sia delle preoccupazioni in eccesso che del giudice interiore, impariamo a convivere con esse per zittirle e fare silenzio dentro di noi. Poniamoci in ascolto di noi stessi, osserviamo il corso dei pensieri e sentiamo il nostro mondo emotivo senza giudizio e preoccupazione e noteremo come cambia l’atteggiamento riguardo se stessi e gli altri. Cambia il modo di provare compassione per noi stessi e di conseguenza diventa la base dell’ascolto per l’altro.

Se siamo capaci di osservare e ascoltare i nostri pensieri, anche per un solo giorno, ci sorprenderemo con quale atteggiamento di fiducia ci poniamo nella vita.

Bibliografia

Bauman (2006) Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi ed Laterza
Riccardi P (2013) Ogni vita è una vocazione ed Cittadella, Assisi

Pasquale Riccardi | Notiziecristiane.com


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