Da Ariana Grande a Lady Gaga: il tragico connubio musica-aborto

Non è un mistero, né una novità che la stragrande maggioranza delle star americane siano favorevoli all’aborto. In particolare, in ambito musicale, l’attenzione a tale “diritto” è in forte crescita negli ultimi anni. Pro Vita & Famiglia aveva riportato non molto tempo fa delle spregiudicate performance della cantante Miley Cyrus, della sua collaborazione con Planned Parenthood e dei suoi video blasfemi a difesa della causa abortista.

Oltreoceano, il dibattito pro life vs pro choice è entrato in una nuova stagione particolarmente incandescente. Se gli stati governati dai democratici, a partire da New York, continuano ad allargare il diritto ad abortire finanche nelle ultime settimane, gli stati governati dai repubblicani (Alabama, Louisiana, Ohio), al contrario, si stanno distinguendo per riforme particolarmente favorevoli ai diritti del nascituro.

In questo clima di forte divaricazione ideologica, in cui anche l’amministrazione Trump sta imprimendo una marcata svolta pro life, sono quasi 140 i cantanti e musicisti – in gran parte donne – che hanno firmato una lettera aperta ai fan, invitandoli a sostenere il diritto all’aborto, attraverso una petizione. «Ogni divieto strisciante che può impedire l’accesso ad un sicuro e legale aborto ci porta lontano dalla nostra libertà», scrivono Ariana Grande, Lady Gaga, Billie Eilish, Dua Lipa, Lizzo e molte altre star, nel messaggio diffuso sui social, nell’ambito della campagna #BansOffMyBody. «Nessuno è libero senza il controllo del proprio corpo», prosegue la nota. E ancora: «L’accesso alla salute riproduttiva ha a che fare con la libertà individuale».

L’obiettivo è quello di raggiungere almeno mezzo milione di firme entro il prossimo 22 gennaio, 47° anniversario della sentenza Roe vs Wade, per incoraggiare la rimozione delle restrizioni all’aborto negli Stati che le hanno approvate. Planned Parenthood, inutile dirlo, è tra i principali sponsor dell’iniziativa e conta sull’aiuto delle star della musica per «continuare a lottare per assicurare ai nostri pazienti e alle persone in tutto il Paese l’accesso all’assistenza sanitaria riproduttiva e sessuale di qualunque tipo», ha dichiarato Alexis McGill Johnson, presidente di Planned Parenthood.

È evidentissimo, dunque, lo stretto legame “pedagogico” ma soprattutto finanziario, tra lo star system – in particolare tra gli artisti dell’ultima generazione – e le grandi lobby anti-nataliste. A firmare l’appello sono infatti cantanti di discutibile valore artistico – molti noti anche per il loro cattivo gusto scenico – ma di ampia popolarità tra i giovani. Il messaggio è molto chiaro: una vita all’insegna dell’edonismo, del successo e della ricchezza è incompatibile con la maternità, con i figli, con la famiglia e tutti i valori “patriarcali”, ormai superati.

A ciò va aggiunto che la maggior parte di loro sono donne e, in questo passaggio storico, la recrudescenza neo-femminista paga sempre, anche in termini elettorali. Si legge “diritto”, dunque, ma si legge “business”.

di Luca Marcolivio | Provitaefamiglia.it

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