Crocifissioni, frustate in piazza e sharia: così si vive a Sirte, capitale libica dello Stato islamico

crocifissione-libia-sirte-bbcLa Bbc ha raccolto le testimonianze di chi ha vissuto a Sirte sotto l’Isis ed è scappato. Per tutti obbligatori anche i corsi di rieducazione.

Bint Elferagani (nome di fantasia, come i seguenti) lavorava come pediatra all’ospedale Ibn Sina ma è scappato da Sirte nell’agosto del 2015, quando gli abitanti della città costiera della Libia si sono rivoltati contro lo Stato islamico, che aveva preso il potere a febbraio. «Le uccisioni sono incredibili» afferma basandosi sui racconti dei parenti rimasti in città in una delle tante testimonianze raccolte dalla Bbc.

«CROCIFISSI E DECAPITATI». Dodici tra i suoi parenti sono stati uccisi dai jihadisti, oltre a due vicini. «Un mio cugino è stato crocifisso alla rotonda Zaafran, un altro ucciso alla rotonda Gharbiyat e un terzo è stato decapitato. Un quarto è stato colpito da un colpo di artiglieria. Una mia amica ha perso tre fratelli».

SHARIA E FRUSTATE. «All’inizio non applicavano neanche la sharia», racconta un altro abitante di Sirte, Al-Warfali, che ha abbandonato la città in dicembre. «Ad agosto invece hanno cominciato a imporre un rigido codice islamico, dal punto di visto del vestiario e del comportamento. Chiunque non si adeguava, solitamente dopo la preghiera del venerdì, veniva frustato o crocifisso in piazza».

CORSI DI RIEDUCAZIONE. In città sono stati distribuiti volantini a tutti i commercianti, invitandoli a recarsi ai «corsi di rieducazione». Durante le lezioni, l’Isis insegna come comportarsi in base alla sharia. Chi non si presenta «viene interrogato». Ibrahim è fuggito a luglio e oggi risiede a Misurata. Gli amici rimasti in città gli raccontano come la maggior parte dei jihadisti provengano da Tunisia, Iraq e Siria ma siano aiutati anche dai libici e da alcune tribù locali.

«DECINE DI CROCIFISSIONI». Entrare in città e uscire è ancora possibile. Chi scappa lo fa perché non c’è più benzina, il prezzo del cibo è aumentato e da nessuna parte si trovano medicine, neanche negli ospedali. Ibrahim ha assistito alla crocifissione di una «spia» all’entrata della città. Dopo essersene andato, «mi hanno raccontato di altre 17 crocifissioni. Tra le vittime, uccise e poi appese, c’era anche un mio amico, Sharaf Aldeen, e suo fratello, un imam salafita».

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CARTELLONI INFORMATIVI. La città è tappezzata di cartelloni che spiegano alle donne come vestirsi e come portare il niqab. Uno di questi (foto sopra) recita : 1) Deve essere spesso e coprente. 2) Deve essere lento e non attillato. 3) Deve coprire tutto il corpo. 4) Non deve essere attraente. 5) Non deve assomigliare agli abiti degli infedeli o degli uomini. 6) Non deve essere decorativo o appariscente. 7) Non deve essere profumato.

POZZI PETROLIFERI. Negli ultimi due mesi l’Isis ha cercato di espandersi per conquistare anche gli impianti petroliferi più importanti del paese, finora ben difesi da guardie numerose e armate fino ai denti. Anche i pozzi di Sidra, 174 chilometri a est di Sirte, sono sotto attacco. Qui lavora Khaled: «L’ultimo grande attacco l’hanno condotto il 4 gennaio, ma sono stati respinti. Ora cercano di raggiungere anche l’impianto di Ras Lanuf. Non hanno uomini sufficienti per conquistare i pozzi ma non interrompono mai gli assalti. Noi cerchiamo di condurre una vita normale, perché non siamo in una situazione di guerra totale. Ma non siamo neanche in pace».

Leone Grotti | Tempi.it

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