CRISTIANI MASSACRATI: 4MILA VITTIME, 40 MISSIONARI. 3MILA ARRESTI

TRAGEDIE, NOMI E VOLTI DEI MARTIRI 2018:

STRAGE DI BAMBINI COPTI IN EGITTO
8 SACERDOTI ASSASSINATI IN MESSICO
FOSSA COMUNE DEGLI ETIOPI IN LIBIA
CENTINAIA DI CONTADINI FALCIDIATI IN NIGERIA

«Se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco? (Vangelo di Luca 22,31)

«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. (…) Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non avessi compiuto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai compiuto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. Ma questo, perché si compisse la parola che sta scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione».
(Vangelo di Giovanni 15,18-25)

«Sono più numerosi dei capelli del mio capo quelli che mi odiano senza ragione.
Sono potenti quelli che mi vogliono distruggere» (Salmo di Davide, Salmi 68)

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

Parole scritte migliaia di anni paiono gli epitaffi delle tombe di oggi in cui si piangono le oltre 4mila vittime cristiane del 2018. I versetti della Bibbia, dal salmo dei Gigli di Re Davide alle parole di Gesù riportate dagli evangelisti sono gli unici a dare un  tragico senso alle bare dei cristiani anche bambini ammazzati in Egitto, all’orrore della fossa comune con 34 corpi rinvenuta in Etiopia su cui tace l’ipocrita misericorda di chi si accinge a celebrare la Giornata della Memoria per ricordare le vittime che furono ma ignora quelle che sono, che cadoono sotto i suoi occhi come rami secchi sotto la tempesta della persecuzione religiosa. L’olocausto cristiano iniziò nel 33 d.C. con il martirio di Santo Stefano a Gerusalemme lapidato dai suoi connazionali giudei per quell’accusa di blasfemia che ha indotto i musulmani sunniti pakistani a tenere in carcere fino a ieri Asia Bibi, sotto la spada di Damocle della condanna a morte prima di ottenere l’assoluzione e la libertà (limitata al fatto che deve continuare a nascondersi dagli estemisti islamici). Se Asia è sfuggita all’impiccagione moltissimi altri cittadini del mondo non ci sono riusciti per l’unica colpa di essere devoti a Cristo. A pochi giorni dalla festa del Battesimo di Gesù, benedetto da Giovanni Battista e consacrato come prediletto del Padre dalla Paraclitofania (la prima manifestazione corporea dello Spirito Santo sotto forma di colomba), scrivo questo amarissimo reportage sui martiri del 2018 uccisi, in modo cruento e disumano, solo per aver tenuto fede fino alla morte alla promessa del fonte battesimale. Lo faccio andando oltre i numeri e raccontando le loro tremende storie divenute testimonianza luminosa di eroico martirio.

LA SINTESI DI TRE DOSSIER E I REPORTAGES DEI PIU’ GRAVI MASSACRI

Il dossier è quanto di più dovizioso sia possibile per ora elaborare sulla base dei primi tremendi dati e studi forniti da tre delle più importanti organizzazioni mondiali impegnate nell’analisi dei fenomeni di persecuzione del Cristianesimo in tutto il mondo: la fondazione prontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), l’agenzia di stampa internazionale del Vaticano Fides(Organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie dal 1927), e l’organizzazione umanitaria Open Doors (Porte Aperte) fondata nel 1955 dal protestante olandese Anne van der Bijl meglio noto come fra’ Andrea. Mentre le relazioni di Acs e Fides sul 2018 sono già state pubblicate quella dell’associazione di ispirazione evangelica è stata resa nota solo il 16 gennaio anche se anticipata in un’intervista a Vatican News (riportata da Il Timone) dal direttore italiano di Porte Aperte Cristian Nani già sufficiente per stilare l’inquietante bilancio che conferma una spirale di violenza contro i cristiani sempre più vorticosa e inarrestabile. Sia gli oltre 4mila fedeli uccisi registrati da Open Doors sia i 40 missionari giustiziati pianti da Fides rappresentano un considerevole aumento rispetto all’anno precedente. Onde evitare che questo reportage diventi una mera statistica di crudi numeri ad essi affiancheremo i brevi resoconti di vari media sui peggiori massacri e maltrattamenti riportati dai media internazionali caso per caso, affinchè si comprendano meglio le malefiche barbarie perpetrate su inermi esseri umani.

OLTRE 4MILA CRISTIANI UCCISI: DONNE SCHIAVE SESSUALI, BIMBI PLAGIATI

Anne van der Bijl, meglio conosciuto come Fra Andrea, l’evangelico olandese fondatore dell’organizzazione umanitaria Open Doors

In un’intervista con Vatican News, Nani anticipa i dati di Open Doors e spiega, come riferisce il periodico Il Timone, che il 2018 «è stato un anno molto violento; il numero di cristiani uccisi a causa della loro fede probabilmente salirà rispetto al 2017, anno in cui i cristiani uccisi sono stati 3.066». Le stime dicono insomma che si è già superata questa cifra e il direttore di Porte Aperte precisa che «quando ci riferiamo a questi dati in Open Doors consideriamo persone, uomini, donne e bambini, che sono stati uccisi a causa della loro identificazione con Cristo, quindi non stiamo parlando di cristiani uccisi in guerre o carestie o cose di questo genere, ma proprio a causa della loro espressione di fede cristiana. Quindi un’anteprima che posso dare è sicuramente questa: purtroppo c’è un aumento del numero di cristiani uccisi nel corso del 2018». Il rapporto pubblicato il 16 gennaio ha purtroppo confermato nel modo più agghiacciante le tragiche previsioni nella la World Watch List 2019 (WWL – periodo di riferimento ricerche 1 novembre 2017 – 31 ottobre 2018), la nuova lista dei primi 50 paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo. Primo dato degno di nota: cresce ancora la persecuzione anti-cristiana nel mondo in termini assoluti, così come cresce il numero di paesi dove essa si verifica. «Oggi salgono ad oltre 245 milioni i cristiani perseguitati, sostanzialmente 1 cristiano ogni 9 subisce un livello alto di persecuzione a causa della propria fede. Sui 150 paesi monitorati dalla nostra ricerca, 73 hanno mostrato un livello di persecuzione definibile alta, molto alta o estrema (punteggio superiore a 41), mentre l’anno scorso erano 58 – scrive commentando il periodico Tempi commentando il “bollettino di guerra” di Open Doors – Il numero di cristiani uccisi per ragioni legate alla fede sale da 3.066 dello scorso anno a 4.305 del 2018, con la Nigeria ancora terra di massacri per mano soprattutto degli allevatori islamici Fulani, oltre che dei terroristi Boko Haram. Si contano infatti 3.731 cristiani uccisi in questa nazione, con villaggi completamente abbandonati dai cristiani, che alimentano il fenomeno degli sfollati interni e dei profughi». All’origine delle persecuzioni, evidenziava invece Acs, ci sono «principalmente il fondamentalismo islamico e il nazionalismo religioso, come ad esempio in India». Tra questi ci sono i bambini cristiani copti egiziani uccisi colpi di kalashnikov con alcuni loro parenti al ritorno dalla festa per un battesimo in un agguato di jihadisti (di cui abbiamo scritto e scriviamo sotto) che confermano l’allarme di Aiuto alla Chiesa che Soffre per le vittime più indifese come conferma Marta Petrosillo, portavoce di Acs, spiegando ai giornalisti de Il Timone che soprattutto le donne sono «in moltissimi contesti sono doppiamente colpite. Abbiamo rapimenti, stupri e matrimoni forzati in diversi Paesi», tra i quali cita i casi emblematici del Pakistan e dell’Egitto. In luoghi come questi le donne cristiane sono dunque «doppiamente vulnerabili» e «ciò vale, ovviamente, anche per i bambini». Crimini perpetrati com’è noto dai sequestri di massa dei guerriglieri di Boko Haram e dello Stato Islamico, confortati dalla Sura 24 del Corano che consente ai musulmani di fare schieve le infedeli, culminati nella persecuzione nei confronti di cristiane, islamiche sciite e soprattutto delle yazide (culto monoteista adamitico con sincretismi cristiani e islamici). Centinaia di quest’ultime furono rapite nel 2014 in Irak dai jihadisti di Al Baghdadi (fondatore Isis) che ne fecero schiave sessuali in una terribile prigionia di stenti e soprusi: tra loro l’allora 21enne Nadia Murad, attivista per i diritti umani insignita proprio lo scorso anno col Nobel per la Pace a riprova dell’immane persecuzione. Nessuna cristiana rapita in Siria dall’Isis o in Nigeria da Boko Haram è stata ritenuta degna di tale onorificenza internazionale a riprova di un’emarginazione culturale strisciante che serpeggia nei riguardi del Cristianesimo in quelle istituzioni come l’Onu dove hanno grande potere la Cina ed i Paesi Arabi tra i principali e più accaniti oppressori dei devoti a Gesù. Un’altra piaga che affligge le comunità cristiane, evidenzia sempre la fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre è il rapimento e la conversione forzata all’Islam di adolescenti, ragazze e donne: «Almeno sette ragazze copte hanno subito tale nefasto destino in Egittt nell’aprile 2018. La stessa sorte spetta ogni anno a circa 1000 ragazze cristiane e indù in Pakistan».

ASSASSINATI 40 MISSIONARI: IL DOPPIO DELL’ANNO PRIMA. 8 IN MESSICO

Nel corso del 2018 sono stati uccisi nel mondo 40 missionari (di cui 35 sacerdoti), quasi il doppio rispetto ai 23 del 2017. Come riporta Fides, «dopo otto anni consecutivi in cui il numero più elevato di missionari uccisi era stato registrato in America, nel 2018 è l’Africa ad essere al primo posto di questa tragica classifica». Emblematico, in questo senso, l’esempio del Centrafrica, dove solo quest’anno sono morti cinque sacerdoti. Secondo i dati raccolti da Fides, nel 2018 sono stati uccisi 35 sacerdoti, 1 seminarista e 4 laici. In Africa sono stati uccisi 19 sacerdoti, 1 seminarista e 1 laica (21); in Americasono stati uccisi 12 sacerdoti e 3 laici (15); in Asia sono stati uccisi 3 sacerdoti (3); in Europa è stato ucciso 1 sacerdote (1). «Anche quest’anno molti missionari hanno perso la vita durante tentativi di rapina o di furto, compiuti anche con ferocia, in contesti sociali di povertà, di degrado, dove la violenza è regola di vita, l’autorità dello stato latita o è indebolita dalla corruzione e dai compromessi, o dove la religione viene strumentalizzata per altri fini – scrive nel suo report l’agenzia vaticana Fides – Ad ogni latitudine sacerdoti, religiose e laici condividono con la gente comune la stessa vita quotidiana, portando la loro testimonianza evangelica di amore e di servizio per tutti, come segno di speranza e di pace, cercando di alleviare le sofferenze dei più deboli e alzando la voce in difesa dei loro diritti calpestati, denunciando il male e l’ingiustizia. Anche di fronte a situazioni di pericolo per la propria incolumità, ai richiami delle autorità civili o dei propri superiori religiosi, i missionari sono rimasti al proprio posto, consapevoli dei rischi che correvano, per essere fedeli agli impegni assunti». Particolarmente grave il bilancio dei sacerdoti uccisi in Messico, come riporta il sito Terre d’America, dato che sono ben 8 sui 13 assassinati nel 2018 in Sud America dove sono proprio i consacrati il bersaglio degli anticristiani anche per la loro azione di condanna morale alla criminalità locale.

LA FOSSA COMUNE DEI CRISTIANI ETIOPI IN LIBIA – 26 dicembre 2018

Un’immagine da Facebook dei cristiani copti etiopi uccisi dall’Isis

AVVENIRE – Sirte (Libia)) I resti di 34 cristiani etiopi uccisi da combattenti dello Stato islamico nel 2015 sono stati trovati in una fossa comune in Libia. Lo ha reso noto il ministero dell’Interno di Tripoli. I jihadisti avevano pubblicato un video nell’aprile 2015 che mostrava l’esecuzione di almeno 28 uomini, descritti come cristiani etiopi. Un funzionario ha detto che i loro corpi sono stati scoperti vicino a Sirte, l’ex roccaforte de Daesh fino a quando non è stato estromesso dalla città costiera nel dicembre 2016 dalle forze fedeli al governo appoggiato dall’Onu in Libia. Taha Hadid, portavoce della forza di protezione Sirte, ha dichiarato a Afp che i corpi di 34 etiopi sono stati scoperti domenica in una fattoria vicino alla città. “Secondo l’ufficio del procuratore generale, questi resti appartengono agli etiopi” uccisi dal gruppo dello Stato islamico, ha aggiunto. La fossa comune è stata scoperta attraverso le confessioni fatte dai membri del Daesh catturati durante la battaglia per riconquistare Sirte, secondo il dipartimento della criminalità organizzata di Misurata a ovest di Sirte. I resti di 21 cristiani copti uccisi dal Daesh a febbraio 2015 sono stati trovati l’anno scorso vicino a Sirte, tutti tranne uno egiziano, ma i loro corpi sono stati restituiti solo nel maggio 2018. (Avvenire – 26 dicembre)

ARRESTI DI CRISTIANI A RAFFICA IN IRAN PER NATALE – dicembre 2018

Il cristiano Ephraim Firouzi arrestato e condannato due volte in 5 anni

TEMPI – Teheran (Iran) – Le autorità dell’Iran hanno arrestato più di 250 cristiani tra novembre e dicembre. Il regime islamico ha lanciato la campagna di repressione per «avvertire» i fedeli di non fare proselitismo a Natale. Mansour Borji, direttore dell’organizzazione Articolo 18 che si batte per la libertà religiosa, ha definito l’ondata di arresti «sconvolgente». La maggior parte dei cristiani arrestati «in 11 città» iraniane hanno potuto fare ritorno a casa nel giro di pochi giorni, «perché erano troppi e le autorità non sapevano che cosa farsene». Alcuni però sono ancora in carcere e a tutti sono stati confiscati i telefoni. I fedeli hanno anche dovuto firmare una confessione dettagliando le proprie attività cristiane e promettendo di non entrare più in contatto con altri gruppi religiosi. Questa settimana è deceduta all’età di 56 anni Kobra Kamrani, madre di Ebrahim Firouzi, giovane cristiano convertito arrestato nel 2013 con l’accusa di «promuovere il sionismo cristiano» e non ancora rilasciato. La donna, malata di cancro, aveva più volte chiesto il rilascio del figlio, invano. Firouzi ha chiesto alle autorità carcerarie di poter partecipare ai funerali della madre, ma gli hanno negato il permesso. Firouzi, 32 anni, è stato arrestato nel marzo 2013 e condannato a luglio dello stesso anno dalla Corte rivoluzionaria di Robat Karim, vicino a Teheran. I giudici lo hanno accusato di aver tentato di «aprire un sito online cristiano». La condanna, si legge nella sentenza, è avvenuta perché «le attività di evangelismo sono in opposizione al regime della Repubblica islamica dell’Iran». Come riporta World Watch Monitor, Firouzi doveva essere rilasciato nel gennaio 2015 ma a marzo è stato nuovamente processato per «azioni contro la sicurezza nazionale» e condannato ad altri cinque anni di carcere, dove sarebbe stato anche più volte malmenato, da scontare nella prigione Rajaei Shahr della città di Karaj, di fianco alla capitale, nota per ospitare terroristi e criminali pericolosi (Tempi – dicembre).

MISSIONARIO UCCISO DAI MILITARI IN CAMERUN – 21 novembre 2018

Il missionario Cosmas Omboto Ondari, viceparroco della chiesa di San Martino di Tours a Kemborg

LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA – Proprio mentre a Roma, la mattina del 22 novembre, la fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre presentava il Rapporto 2018 sulla libertà religiosa nel mondo, si è diffusa la notizia che nel pomeriggio del giorno precedente in Camerun era stato ucciso un sacerdote, padre Cosmas Omboto Ondari, della Società missionaria di San Giuseppe di Mill Hill. Il missionario è stato colpito al petto e al basso ventre dai militari di una pattuglia governativa a Kembong, davanti alla chiesa di San Martino di Tours di cui era viceparroco, ed è morto sul colpo. È successo nella provincia sud orientale del paese, una delle due regioni popolate dalla minoranza anglofona da oltre un anno teatro di scontri armati tra esercito e i militanti di un movimento che reclama la secessione per mettere fine alle discriminazioni e alla marginalizzazione inflitte alle popolazioni di lingua inglese dalla maggioranza francofona. Padre Cosmas aveva 30 anni, era nato in Kenya. Dopo l’ordinazione, avvenuta nel marzo del 2017, era stato inviato subito in Camerun. È il secondo sacerdote cattolico ucciso nei territori anglofoni dall’inizio dell’anno. A luglio è toccato a don Alexandre Sob Nougi, parroco della parrocchia del Sacro Cuore a Bomaka, nella diocesi di Buea. Il sacerdote, che era il segretario diocesano per l’educazione cattolica, è stato colpito da una pallottola vagante durante uno scontro tra militari e separatisti mentre in macchina percorreva la strada che collega Buea a Muyuka. Il 4 ottobre è morto anche un seminarista di 19 anni, Gérard Anjiangwe, raggiunto dai colpi sparati da alcuni militari in perlustrazione mentre si trovava sul piazzale della chiesa parrocchiale di Santa Teresa di Bamessing. (La nuova bussola quotidiana – novembre)

LA STRAGE DI 48 CRISTIANI IN CENTRAFRICA – 15 novembre

I cristiani massacrati in Centrafrica

AGENZIA FIDES: Bangui (Repubblica Centraafricana) – Sale a 48 morti il bilancio del massacro perpetrato ad Alindao il 15 novembre secondo un rapporto dell’ONU. Nell’assalto alla locale Cattedrale, all’Episcopio e al vicino campo per sfollati sono stati uccisi il Vicario Generale della diocesi di Alindao, Mons. Blaise Mada, e don Celestine Ngoumbango, parroco di Mingala. La maggior parte delle vittime sono sfollati accolti nel campo. La Conferenza Episcopale Centrafricana ha affermato che la Chiesa cattolica «è diventata il bersaglio dei gruppi armati in Centrafrica». In un comunicato i Vescovi chiedono al governo e alla MINUSCA (Missione ONU di stabilizzazione della Repubblica Centrafricana) di »coordinare le loro azioni perché gli autori di questi omicidi e i loro mandanti siano arrestati e condotti di fronte alla giustizia». Accusati della strage sono gli uomini dell’UPC (Unité pour la Paix en Centrafrique), un gruppo armato formato da ex appartenenti alla coalizione di guerriglieri Seleka, che aveva preso il potere nel 2012 rovesciando il Presidente François Bozizé, innescando una guerra civile che ha assunto un carattere confessionale. Ai guerriglieri Seleka, musulmani, si sono infatti contrapposti i gruppi anti Balaka, formati da cristiani e da seguaci delle religioni tradizionali. I Vescovi hanno esortato le comunità cristiane a mantenere la calma e a pregare per la pace, evitando di cercare la vendetta che innescherebbe un ciclo di violenza difficile da fermare. In un colloquio con l’Agenzia Fides, Sua Ecc. Mons. Juan Jose Aguirre Muños, Vescovo di Bangassou, ha affermato che “forze straniere vogliono fare in modo che i centrafricani combattano tra loro per poter mettere le mani sulle ricchezza del Paese ed aprire la strada all’Islam radicale al cuore dell’Africa”. (Agenzia Fides 20/11/2018)

UCCISO IN SUDAN IL PRIMO GESUITA KENIANO – 14 novembre 2018

Il messaggio di Facebook dei gesuiti in ricordo del keniano Padre Victor Luke Odhiambo

AGENZIA FIDES – Juba (Sudan) – Ucciso in Sud Sudan il primo gesuita di nazionalità keniana. P. Victor Luke Odhiambo è stato ferito a morte nella notte del 14 novembre da un gruppo di uomini armati che ha assalito la comunità gesuita di Cueibet, nello Stato di Gok. Gli altri tre componenti della comunità sono rimasti illesi. Secondo il Ministro dell’Informazione dello Stato di Gok, John Madol, uno dei presunti assalitori è stato arrestato. “Il governo dello Stato di Gok ha decretato tre giorni di lutto. Tutti stiano a casa, mentre piangiamo il sacerdote” ha detto il Ministro dell’Informazione. P. Odhiambo è stato il primo keniano a diventare gesuita. Nato il 20 gennaio 1956, è entrato nella Compagnia di Gesù (SJ) il 4 luglio 1978. È stato ordinato sacerdote il 22 agosto 1987 ed ha emesso i voti definitivi il 30 maggio 1993. In Sud Sudan p. Odhiambo era Preside del Mazzolari Teachers College e Vice Superiore della Comunità gesuita di Cuibet dal 30 gennaio 2017. “Con grande dolore ho appreso la triste notizia dell’attacco dei nostri compagni a Cueibet e della morte violenta di p. Victor-Luke Odhiambo, S.J., Presidente del Mazzolari Teachers ‘College (MTC) e Vice-Superiore della comunità” afferma nella sua lettera di condoglianza P. Arturo Sosa, Superiore Generale della Compagnia di Gesù. P. Sosa sottolinea che “P. Victor Luke Odhiambo lascia un nome, non solo nel Sud Sudan come primo gesuita a morire al servizio della sua gente, ma in tutta l’Africa orientale, come insegnante di migliaia di studenti nel Centro Starehe Boys di Nairobi, Kenya, e nella Loyola High School di Dar Es Salaam, in Tanzania”. «Era un uomo molto coraggioso, intelligente, premuroso, amministratore creativo e soprattutto un credente nel valore dell’educazione. Non aveva paura di avventurarsi nell’ignoto, anche nei posti più pericolosi, una volta convinto che questa fosse la missione voluta dal Signore. Fr. Odhiambo ha dato la sua vita per il popolo, i figli e le figlie di Dio, seguendo l’esempio di Gesù. Il nostro Padre misericordioso lo riceverà con cuore aperto. Preghiamo anche per coloro che hanno attaccato i locali del college e ucciso padre Victor, e per coloro che promuovono la violenza: che il Signore converta i loro cuori» conclude il messaggio. (Agenzia Fides 16/11/2018)

PERSECUZIONE NEL MYANMAR – novembre 2018

NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA – Myanmar – Nello Stato Shan del Myanmar l’Esercito nazionale unito Wa, la milizia etnica più attiva nel paese, moltiplica gli atti ostili nei confronti dei cristiani. I militari Wa a ottobre hanno isolato la parrocchia di San Paolo a Mong Pawk, nella diocesi di Kentung. Il 2 novembre hanno ordinato al sacerdote e alle tre suore della parrocchia di andarsene entro l’8 novembre. La loro partenza mette in difficoltà non solo i cristiani, ma anche i residenti di altre religioni che usufruivano delle loro iniziative sociali. Almeno un centinaio di bambini di etnia Lahu e Wa frequentavano ad esempio la scuola gestita dalle suore. I corrispondenti locali dell’agenzia AsiaNews ritengono improbabile che ai religiosi sia consentito di ritornare così come non è stato permesso a tre sacerdoti salesiani, otto suore e agli insegnanti laici espulsi in due diversi episodi tra settembre e ottobre, periodo in cui 52 luoghi di culto sono stati costretti a chiudere e tre chiese sono state date alle fiamme. La persecuzione dei cristiani è ispirata dall’ideologia comunista delle leadership militari Wa, sostenute dalla Cina. Da tempo nella regione controllata dall’Esercito nazionale unito Wa è proibita la costruzione di nuovi edifici di culto. Un esponente cattolico locale con cui AsiaNews è entrata in contatto ha segnalato che negli ultimi mesi molti pastori e catechisti sono stati imprigionati per brevi periodi e ha confermato che decine di studenti cristiani sono stati arruolati a forza e le scuole che frequentavano costrette a sospendere le lezioni. Nelle ultime due settimane 17 degli studenti sequestrati e arruolati sono riusciti a scappare e hanno raggiunto a gruppi di due-tre la chiesa battista Lahu di Kyaing Tong (La nuovabussoloaquotidiana – novembre)

STRAGE DI BAMBINI COPTI IN EGITTO – 2 novembre 2018

Una delle bambine trucidate nel tremendo agguato rivendicato dall’Isis

GOSPA NEWS – Minya (Egitto) – E’ stato 11 morti, tra cui tre bambini e sette donne, e 19 feriti di cui alcuni gravi, il bilancio di questo vile attacco sferrato contro i bus che trasportavano i cristiani copti al rientro dal monastero di San Samuele il Confessore nel governatorato di Minya, nell’Egitto centrale, a 200 chilometri da Il Cairo. L’attentato è stato rivendicato dal Daesh (Isis). I bambini avevano 8, 10 e 12 anni. Lo riferisce il sito internet ufficiale della Chiesa Copta Ortodossa egiziana. Secondo le prime testimonianze dei superstiti il gruppo era a bordo di un veicolo e stava tornando dal pellegrinaggio dal monastero di San Samuele dove aveva partecipato al lieto evento di un battesimo. Da una prima ricostruzione i terroristi sono arrivati su due Suv 4X4 e hanno sparato contro il convoglio dei tre bus: uno é riuscito a fuggire mentre due sono stati bloccati. I jihadisti hanno imposto ai pellegrini, tutti copti-ortodossi, di scendere sotto la minaccia delle armi e, a sangue freddo come i peggiori killer, hanno poi aperto il fuoco a raffica, probabilmente con kalashnikov o altri fucili automatici, in modo brutale e indiscriminato, uccidendo sul colpo almeno sette persone e ferendone altre 23, quattro di loro sono poi decedute in ospedale a causa delle gravissime lesioni. Il bilancio di 11 vittime è quindi ancora provvisorio. Ecco i nomi dell’intera famiglia cristiana spazzata via dalla faccia della terra nella strage: Nady Youssef Shehata, 54 anni, Rida Youssef Shehata, 51 anni, Poussy Youssef Shehata, 41 anni, Asaad Farouk Labeeb, 36 anni, Kamal Youssef Shehata, 20 anni, Bishoy Rida Youssef Shehata, 15 anni e la piccola Marya Youssef Shehata, 12 anni: suo è il volto esanime e insanguinato dell’atroce immagine principale. (Gospa News – novembre)

DUE MASSACRI A JOS CON 67 MORTI – 18 ottobre – 26 febbraio 2018

Morte e distruzione al mercato di Jos in Nigeria

MORNING STAR NEWS – Jos (Nigeria) – I musulmani hanno attaccato un mercato nello stato di Kaduna, nella Nigeria centro-settentrionale, giovedì (18 ottobre), uccidendo dozzine di cristiani e bruciando un edificio della chiesa, riferiscono fonti locali. Gli abitanti dell’area hanno raccontato che un musulmano al mercato di Kasuwan Magani, a 36 chilometri (22 miglia) a sud della città di Kaduna, ha iniziato a gridare “Al ladro!”, nel tardo pomeriggio in una mossa studiata per causare un pandemonio in vista di un attacco ai cristiani e ai loro case e aziende. «Un musulmano ha lanciato un falso allarme su un ladro nel mercato, che ha causato la fuga precipitosa, e poi altri musulmani hanno iniziato a urlare Allahu Akbar (lo slogan jihadista, Dio è grande)”, attaccando i cristiani, bruciando case e negozi appartenenti ai cristiani nel città» ha dichiarato Kefas Mallan, un residente della zona, a Morning Star News. Il reverendo James Moore della Chiesa evangelica della città, Winning All (ECWA), ha raccontato che gli assalitori hanno bruciato un edificio della chiesa appartenente al movimento dei Cherubini e dei Serapini. Ha anche aggiunto che è difficile fare un bilancio completo delle vittime poiché la città è stata in completo blocco dopo l’imposizione di un coprifuoco di 24 ore nella notte dell’attacco. Il governatore di Kaduna Nasir El-Rufai ha visitato il sito nell’area del governo locale di Kajuru venerdì (19 ottobre) e ha detto che almeno 55 persone sono state uccise. «Secondo quello che la polizia mi ha riferito finora sono stati recuperati 55 cadaveri; alcuni bruciati ed irriconoscibili» – dichiarò il politico – Ho incaricato le agenzie di sicurezza e le autorità, locali e tradizionali, di garantire che tutti coloro che sono collegati a questo episodio come partecipanti, istitigatori o anche che sono rimasti a guardare ciò che stava accadendo, vengano arrestati e perseguiti». Nella stessa zona alcuni musulmani avevano attaccato i cristiani anche il 26 febbraio. Luke Waziri, un leader della comunità cristiana a Kasuwan Magani, ha detto al telefono Morning Star News che durante l’attacco di febbraio erano stati uccisi 12 cristiani. «La cosa triste è che la polizia sa che i musulmani di Kasuwan Magani hanno accumulato armi con l’intento di attaccarci continuamente, ma non sono in grado di arrestare questi islamici” ha detto Waziri, nazionale della Adara Development Association (ADA), un gruppo etnico prevalentemente cristiano nello stato di Kaduna. I cristiani costituiscono il 51,3 per cento della popolazione nigeriana, mentre i musulmani che vivono principalmente nella fascia settentrionale e centrale rappresentano il 45 per cento. La Nigeria si è classificata quattordicesima nella World Watch World 2018 delle porte aperte Elenco dei paesi in cui i cristiani subiscono la maggior persecuzione. (Morning Star 28-10-2018).

SACERDOTE TORTURATO E ASSASSINATO IN MESSICO – 15 ottobre 2018

Padre Icmar Arturo Orta ucciso a Tijuana

TERRE D’AMERICA – Tijuana (Messico) – Come si temeva trattandosi del Messico, il Paese dove la violenza contro i sacerdoti è ricorrente e quasi sempre resta impunita, è stato trovato morto padre Icmar Arturo Orta, della parrocchia “San Luis Rey de Francia”, della città di frontiera Tijuana. Il presbitero era scomparso giovedì scorso, insieme con la sua macchina, e da subito si è cominciato a temere per la sua vita come ha dichiarato l’arcivescovo della diocesi mons. Francisco Moreno Barrón. Padre Orta è stato sicuramente torturato prima di essere ucciso, ha confermato la polizia locale. Il corpo del sacerdote è stato trovato con mani e piedi legati e presenta numerosi segni di violenza piuttosto brutale. L’arcivescovo della città di frontiera con gli Stati Uniti monsignor Barrón ha dato l’annuncio in cattedrale con queste parole: «Cari fratelli con profondo dolore, vi informo che Dio ha chiamato alla sua presenza il vostro caro parroco, Ícmar Arturo Orta. So che la morte di Padre Arturo è una grande perdita per la nostra Arcidiocesi, ma soprattutto è una grande afflizione per voi che siete stati la sua comunità parrocchiale, per voi che continuate ad essere la sua comunità parrocchiale, perché continuerà a vivere tra di voi e voi lo manterrete vivo nella vostra mente e nel vostro cuore». Dei 13 sacerdoti assassinati in America Latina nel 2018, 8 sono stati uccisi in Messico, 1 in El Salvador, 1 in Venezuela, 1 in Perù, 1 in Ecuador e uno negli Stati Uniti. (Terre d’America – Luis Badilla – 15 ottobre 2018)

DUECENTO AGRICOLTORI CRISTIANI MASSACRATI – 23 giugno 2018

I pastori islamici fulani: tra i principali sterminatori degli agricoltori cristiani in Nigeria

AGENZIA FIDES – Abuja (Nigeria) – I Vescovi nigeriani rinnovano la richiesta che il Presidente Muhammadu Buhari presenti le dimissioni se non è in grado di assicurare la sicurezza di tutti i cittadini. Lo fanno con un comunicato pubblicato il 29 giugno, all’indomani del massacro di più di 200 agricoltori cristiani commesso il 23 giugno da pastori musulmani Fulani (come sono chiamati i Peuls in Nigeria) in alcuni villaggi dello Stato centrale di Plateau. «Ancora una volta chiediamo al Presidente Muhammadu Buhari di risparmiare il Paese da ulteriori sofferenze e dal caos, dall’anarchia e dalla morte» si legge nel comunicato, pervenuto ora all’Agenzia Fides. «Ripetiamo qui quello che abbiamo detto nella nostra ultima dichiarazione: se il Presidente non riesce a garantire la sicurezza del Paese, ha perso la fiducia dei cittadini. Non può più governare i campi di sterminio e i cimiteri di massa, così è diventato il nostro Paese». A fine aprile la Conferenza Episcopale della Nigeria aveva pubblicato un duro comunicato (vedi Fides 27/4/2018) con il quale chiedeva al Presidente Buhari di dimettersi dopo il massacro del 24 aprile nel villaggio di Mbalom (vedi Fides 25/4/2018), nel quale sono stati uccisi due sacerdoti, don Joseph Gor e don Felix Tyolaha, insieme a 15 parrocchiani. I Vescovi ripetono inoltre che «non si può più considerare una mera coincidenza il fatto che i perpetratori di questi crimini odiosi sono della stessa religione di coloro che controllano gli apparati di sicurezza, incluso lo stesso Presidente. Le parole non bastano al Presidente e ai capi dei servizi di sicurezza per convincere il resto della cittadinanza che i massacri non facciano parte di un progetto religioso più ampio». Le violenze non sono però a senso unico. Anche gli allevatori cristiani compiono rappresaglie contro i Fulani. I Vescovi notano che in questo caso le forze dell’ordine sono in grado di arrestare rapidamente i colpevoli. Lo stesso non accade nel perseguire i colpevoli dei massacri dei cristiani. Secondo Amnesty International 1.813 persone sono state uccise in 17 dei 36 stati della Nigeria dall’inizio dell’anno – più del doppio degli 894 morti nel 2017. (L.M.) (Agenzia Fides 4/7/2018)

SINTESI DAL RAPPORTO ACS SULLA LIBERTA’ RELIGIOSA

La mappa delle persecuzioni elaborata da Aiuto alla Chiesa che Soffre: in nero i paesi più intolleranti, in rosso gli altri pericolosi

ACS RELAZIONE 2018 – In totale sono stati identificati 38 paesi in cui si registrano gravi o estreme violazioni della libertà religiosa. 21 Paesi sono classificati come di persecuzione: Afghanistan, Arabia Saudita, Bangladesh, Birmania, Cina, Corea del Nord, Eritrea, India, Indonesia, Iraq, Libia, Niger, Nigeria, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Turkmenistan, Uzbekistan e Yemen. 17 invece sono luoghi di discriminazione: Algeria, Azerbaigian, Bhutan, Brunei, Egitto, Federazione Russa, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Laos, Maldive, Mauritania, Qatar, Tagikistan, Turchia, Ucraina e Vietnam. In sintesi: il 61% della popolazione mondiale vive in Paesi in cui non vi è rispetto per la libertà religiosa; nel 9% delle nazioni del mondo vi è discriminazione; e nell’11% degli Stati vi è persecuzione. In 17 di dei 38 Stati in cui si registrano violazioni della libertà religiosa – ovvero quasi la metà del totale dei Paesi di persecuzione e discriminazione –la situazione è peggiorata durante il periodo in esame. In altri – quali Corea Del Nord, Arabia Saudita, Nigeria, Afghanistan ed Eritrea – il quadro è rimasto invariato, giacché così grave da non poter peggiorare. Una tendenza preoccupate emersa nel periodo analizzato è l’aumento del nazionalismo aggressivo ai danni delle minoranze, degenerato a tal punto da poter essere definito ultra-nazionalismo. Tale fenomeno si è sviluppato in modo diverso a seconda dei Paesi. Significativo il caso dell’India dove si evidenziano sempre più atti di violenza ai danni delle minoranze religiose. Il forte aumento delle violenze ai danni delle minoranze religiose in India è coinciso con l’ascesa del Bharatiya Janata Party (BJP) e non registra battute di arresto. Nel 2017 sono stati infatti compiuti 736 attacchi contro i cristiani, con un netto aumento rispetto ai 358 del 2016. L’ultra-nazionalismo non si identifica necessariamente con una religione. Spesse volte infatti si manifesta come una generale ostilità dello Stato nei confronti di tutte le fedi e si traduce in misure restrittive che limitano fortemente la libertà religiosa. Esempi eclatanti in tal senso sono la Cina, dove i nuovi “regolamenti sugli affari religiosi”, impongono ulteriori restrizioni ai gruppi religiosi, e la Corea Del Nord, dove si ritiene che migliaia di cristiani siano detenuti in campi di prigionia, dove ricevono un trattamento più duro degli altri detenuti a causa della loro fede. Il successo delle campagne militari contro Isis ed altri gruppi iper-estremisti ha in qualche modo “celato” la diffusione di altri movimenti militanti islamici in regioni dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Asia. Il fondamentalismo di matrice islamica è presente in 22 Paesi, in cui vivono in totale un miliardo e 337 milioni di persone. (relazione integrale Acs qui)

50MILA CRISTIANI DETENUTI IN NORD COREA. 1800 CHIESTE DISTRUTTE

Una chiesa distrutta dagli estremisti islamici in Nigeria

TEMPI – Sono 11 le nazioni che rivelano una persecuzione definibile estrema. Al primo posto troviamo ancora la Corea del Nord, la quale, nonostante lo scongelamento delle relazioni seguito al vertice Trump-Kim Jong un, non offre segnali di miglioramento: si stimano ancora tra i 50 e i 70 mila cristiani detenuti nei campi di lavoro di questo paese per motivi legati alla loro fede. In tutto il mondo, a proposito di incarceramenti, registriamo 3.150 cristiani arrestati, condannati e detenuti senza processo, poco meno del doppio del 2017. Ricordiamo che questi sono dati di partenza verificati, dunque il sommerso, sia nell’ambito degli assassini che degli incarceramenti, potrebbe aumentarli di molto. Sono invece 1.847 le chiese (ed edifici cristiani direttamente collegati ad esse) attaccati nello stesso periodo. Continua l’involuzione della situazione in Asia, dove includendo il Medio Oriente addirittura 1 cristiano ogni 3 è definibile perseguitato. Ad accelerare questo processo è il peggioramento della situazione in Cina, risalita al 27° e al primo posto per incarceramenti di cristiani, e in India, la quale dall’ascesa al potere del Primo Ministro Modi è stata scenario di un costante aggravamento della condizione dei cristiani, fino ad entrare nella top 10 della WWL 2019. (Tempi – gennaio 2019)

ricerca e testo introduttivo
Fabio Giuseppe Carlo Carisio


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