L’ong accusa Kiev di possibili «crimini di guerra». Nel frattempo la Russia concede sconti sul gas all’Ucraina ma l’embargo occidentale continua. E Mosca ricambia.
Almeno in due occasioni, l’esercito ucraino ha sganciato bombe a grappolo sulla città di Donetsk, nel corso della guerra civile contro contro i filorussi, che ha causato 3.700 morti. La denuncia arriva da Human Rights Watch. L’ong, in base alle prove rinvenute sul terreno e alle testimonianze raccolte nella capitale della autoproclamata repubblica filorussa del Donbass, accusa il governo di Kiev di usare contro i ribelli armi vietate in gran parte del mondo, causando il ferimento e la morte di civili.
L’uso delle bombe a grappolo in una città di un milione e mezzo di abitanti, scrive il New York Times, «potrebbe accreditare la versione di Mosca sul conflitto, cioè che sia il governo ucraino ad aver ingaggiato una guerra punitiva contro i propri cittadini».
BOMBE A GRAPPOLO. Donetsk è stata bombardata dall’esercito di Kiev all’inizio di ottobre, cioè quasi un mese dopo la firma per il cessate il fuoco fra il presidente ucraino Poroshenko e i rappresentati dei ribelli. In almeno due occasioni, il 2 e il 5 ottobre, secondo Human Rights Watch, i militari ucraini avrebbero usato materiale bellico bandito nella maggior parte del mondo. Alcune bombe a grappolo difettose sarebbero cadute nella periferia della città, mentre altre sarebbero andate a segno nel centro di Donetsk, causando il ferimento di sei civili e alla morte di un dipendente svizzero della croce rossa internazionale. Human Rights Watch ha documentato altri 10 bombardamenti con ordigni a grappolo nell’est dell’Ucraina, che hanno ucciso cinque persone e ne hanno ferite decine, senza riuscire a identificare i responsabili.
POSSIBILI CRIMINI DI GUERRA. Human Rights Watch ha sollecitato il governo ucraino a firmare la convenzione adottata da 114 paesi del mondo che bandisce le armi a grappolo, «il cui uso in zone popolate – ha ricordato l’ong – viola le leggi di guerra a causa della sua natura indiscriminata e può costituire crimini di guerra». I razzi, infatti, si aprono in aria e lasciano partire decine, se non centinaia, di sub-munizioni che si disperdono indiscriminatamente su una vasta area, grande spesso come un campo da calcio.
ACCORDO SUL GAS. Il 24 ottobre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà per dibattere sulla crisi ucraina. Anche se, nonostante la tregua, nel Donbass si continua a combattere, la Russia ha dato alcuni segnali di apertura all’Ucraina. Venerdì al vertice Asem a Milano, il presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Poroshenko, avrebbero in particolare affrontato il problema delle forniture di gas a Kiev. La Russia ha ridotto di quasi un miliardo e mezzo di dollari la richiesta per l’estinzione della prima tranche del debito ucraino sul gas russo, calcolato ora a 4,5 miliardi di dollari. Il prezzo provvisorio per le nuove forniture di Gazprom è 385 dollari per 1.000 metri cubi, superiore alla media di circa 350 dollari che l’azienda russa fa pagare ai paesi dell’Unione Europea, ma 100 dollari inferiore a quanto Mosca aveva chiesto finora. Kiev però è in difficoltà. Entro l’inverno deve trovare le risorse finanziarie per estinguere il debito nonché per pagare le future forniture, poiché la Russia non fornirà più gas a credito, come è accaduto negli anni precedenti.
EMBARGHI INCROCIATI. Non è stato fatto alcun passo avanti, invece, nelle relazioni fra Russia e Occidente. Da lunedì è entrato in vigore un nuovo blocco delle importazioni in Russia dai paesi europei. All’embargo del settore agro-alimentare si sono aggiunte le farine animali, grassi di bovini, suini e pollame, e altri derivati animali provenienti dall’Europa. Mosca ha dichiarato di aver riscontrato la presenza di sostanze vietate in derivati bovini provenienti da Italia, Austria, Ungheria, Germania, Danimarca e Polonia. Una giustificazione, secondo gli osservatori, per rispondere alle sanzioni occidentali.
Tratto da: http://www.tempi.it/
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