Gli strascichi inerenti l’omicidio di Giulia Cecchettin continuano. Ancora oggi, infatti, si tende a strumentalizzare politicamente la vicenda gettando ombre sull’uomo in quanto tale, generalizzando, non senza follia, sul fatto che l’uomo sia a prescindere un essere cattivo, capace (solo?) di gesti violenti, senza operare gli opportuni distinguo da persona a persona. Una visione, dicevamo, folle. Sul punto abbiamo intervistato la giornalista e scrittrice Costanza Miriano sulla stigmatizzazione dell’uomo in quanto tale esprime una chiara posizione:
«Sinceramente non capisco proprio la reazione che ha suscitato questo gravissimo delitto: gravissimo, straziante, dolorosissimo. Lo sottolineo mille volte perché non vorrei mai lasciar intendere che io non dia sufficiente peso alla cosa. Però non capisco come lo si possa elevare a sistema (“gli uomini sono tutti violenti”), e come si possano proporre soluzioni che partono dal presupposto che si tratti di un fatto diffuso. L’assassino si era già rivolto ad alcuni terapeuti, quindi evidentemente la psicologia non basta. L’assassino non era un patriarca, un uomo di potere, ma al contrario un ragazzo in una posizione inferiore – quanto a successo negli studi – rispetto alla vittima. Come possiamo parlare di patriarcato o di rieducazione? Sono proprio categorie sbagliate, che non c’entrano nulla»
«Proviamo a riavvolgere il tempo per tre mesi, poniamo» prosegue Miriano. «Cosa potremmo fare, oggi, per impedire quello che è successo? Chi mai si aspetterebbe che dietro un ragazzo “per bene” si nasconde una furia capace di tanta crudeltà? La verità è che la società di oggi si illude di sterilizzare il male, di cancellare il mistero della sofferenza (eutanasia, eugenetica, che brivido quel prefisso eu), di educare l’essere umano con delle buone norme. La differenziata, l’inclusività, la correttezza. La verità è che il cuore dell’uomo è un mistero, è un abisso. La verità è che l’amore è un sentimento molto forte, violento direi, che scatena il possesso, in tutti, uomini e donne, pur in modalità diverse. Fino a qualche decennio fa un esoscheletro – quello della società chiamiamola borghese – ci conteneva tutti. Eppure comunque il male esisteva. Oggi abbiamo rimosso il senso del limite, l’orizzonte ultraterreno è stato asfaltato totalmente, siamo in un deserto di regole e prospettive che ci illudiamo di far fiorire con dei corsi di buone maniere, imposti dalle agende dettate dagli organismi sovranazionali. Ma il cuore dell’uomo non si guarisce e non si accontenta di questo, è un mistero, il male purtroppo esiste, e non ci sono corsi che tengano. Lo mostrano i paesi del nord Europa dove il fenomeno della violenza sulle donne è molto più grave che in Italia, eppure la parità di genere è attuata alla grande, in certi casi si sono dovute ristabilire le quote blu, invece che rosa. Eppure non ha funzionato».
Secondo la scrittrice e giornalista «dare una risposta strabica a questo dramma, cercando di raccontare gli uomini come tutti cattivi, e le donne tutte buone, e vittime (ci sono anche donne che cercano di dare fuoco alla sede di ProVita, per dire, e capaci di molto altro come sappiamo) non serve a nulla». Per Costanza Miriano, infatti, «l’uomo e la donna sono toccati dal male (chi crede dirà “feriti dal peccato originale”) in eguale misura, ma in modi diversi. L’uomo fa il male in modo più fisico, violento, mentre la donna può essere tentata di controllare gli altri, di manipolarli. Il punto è cercare di accogliere i nostri limiti, l’egoismo maschile e la volontà di controllo femminile, chiedere la grazia di imparare ad amare, e per farlo occorre necessariamente lavorare sulle diversità».
Le donne oggi, lo sappiamo bene, stanno vivendo una stagione di grandi possibilità, «e basta lamentarci! – ci tiene a sottolineare Miriano – siamo libere, possiamo decidere di fare qualsiasi cosa, studiare, scoprire il mondo, fare imprese sportive o guidare governi, niente ci è più precluso».
Poi prosegue: «La sguaiata richiesta di parità nega la realtà, semplicemente. Vedevo qualche giorno fa una pubblicità che lamentava la mancata parità di guadagni tra uomini e donne nello sport. Il cartellone pronosticava il raggiungimento della parità nel 2055. Io mi sono messa a ridere da sola, ero in macchina, pensando a mio marito costretto a vedere una partita di calcio femminile al posto della Champions: il gesto di un Messi non lo farà mai nessuna donna, Djokovic è maschio, c’è un abisso fra uomini e donne nello sport e ci sarà sempre. È naturale che sia più bello da vedere lo sport maschile (a parte, che so, la ginnastica artistica) e la legge del mercato prevede che si paghi di più l’atleta che la gente vuol guardare, perché si emoziona e ne ammira il gesto».
«In più – aggiunge – credo che oggi non ci sia un solo padre che non sappia cambiare il pannolino. Magari alcuni lo fanno con meno piacere di noi, perché la cura è scritta nel cuore femminile, mentre la protezione lo è in quello maschile. Però lo sanno fare, a differenza di cinquanta anni fa (quando peraltro i pannolini non c’erano, e le donne si dovevano occupare di lavarli). E vedo ovunque padri presenti, che sono coinvolti nell’educazione dei figli e nella gestione di tutto (a volte con il rischio addirittura di pendere più sul versante della cura che non su quello della guida). Quindi, di quale patriarcato esattamente stiamo parlando? Se a partire da episodi isolati facciamo una diagnosi sbagliata, proponiamo una cura sbagliata».
Infine, per quanto riguarda l’educazione a scuola, «chi la propone – specifica Miriano – non conosce i ragazzi, evidentemente, che sono insofferenti alle nostre prediche, e con proposte poco attraenti si rischia l’effetto opposto. I ragazzi vogliono essere infiammati di desiderio verso un bene e una bellezza maiuscoli, se ne fregano delle nostre regolette. E poi, i corsi… Nessuno a scuola educa a rubare o uccidere eppure nel mondo succede continuamente. I ragazzi sono cercatori di Assoluto e noi adulti non ne siamo testimoni credibili, purtroppo. Detto questo, tutto ciò non c’entra col mistero del male che è scattato nella testa di un ragazzo, purtroppo. Non ci sono corsi che tengano».
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