Cosa sta facendo Dio attraverso la mia sofferenza e la tua? Il pastore John ha voluto rispondere a questa domanda basandosi su 1 Pietro 4:12-19, un testo molto importante che tutti noi abbiamo bisogno di comprendere e di rileggere nei momenti di sofferenza. Ora leggerò il testo, 1 Pietro 4:12-19, dopodiché ascolteremo il pastore John. L’apostolo Pietro scrive:
“Carissimi, non lasciatevi disorientare per la prova di fuoco che è in atto in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Ma, nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella manifestazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Se siete vituperati per il nome di Cristo, beati voi, poiché lo Spirito di gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi; da parte loro egli è bestemmiato, ma da parte vostra egli è glorificato. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore, o perché si impiccia negli affari degli altri; ma, se uno soffre come cristiano, non si vergogni, anzi glorifichi Dio a questo riguardo. Poiché è giunto il tempo che il giudizio cominci dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi, quale sarà la fine di coloro che non ubbidiscono all’evangelo di Dio? E «se il giusto è appena salvato, cosa avverrà dell’empio e del peccatore?». Perciò anche quelli che soffrono secondo la volontà di Dio, raccomandino a lui le proprie anime, come al fedele Creatore, facendo il bene”.
Ora ascoltiamo la spiegazione del pastore John.
Parlerò del perché i cristiani soffrono e di come essi possono vincere la sofferenza. La verità che sto per annunciare è valida a prescindere dalla causa della sofferenza, sia che essa venga da una malattia sia che essa venga da una frizione rotta, e chi più ne ha più ne metta. Qualunque sia la cosa che tende a farti arrabbiare con le persone e con Dio, sotto la sovranità di Dio, essa è un’opportunità per mettere alla prova e affinare la tua fede tanto quanto lo è essere colpito in faccia da qualcuno che ti odia perché sei cristiano. Perciò, nonostante gran parte del testo riguardi esplicitamente la persecuzione, a motivo dell’amorevole sovranità di Dio nelle nostre vite, il principio che troviamo in esso è lo stesso anche quando la sofferenza è causata da qualcos’altro.
Rallegratevi
Il comandamento è lì: rallegratevi “nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo” (1 Pietro 4:13). Credo che vivere una sofferenza qualsiasi in ubbidienza a Cristo e in unione con Cristo significhi partecipare alle sofferenze di Cristo, anche quando si tratta di una pellicina fastidiosa. Se stai camminando sul sentiero dell’ubbidienza a Gesù e sbatti il dito del piede contro qualcosa, a lui importa e tu stai soffrendo con lui. Il dolore tende a farti borbottare e arrabbiare, perciò è qualcosa di importante, non quanto lo è andare verso la morte, ma il principio è lo stesso.
“Dio ci ama così tanto da non risparmiarci niente che possa far uscire da noi ciò che egli odia”.
Il testo non dice solo di rallegrarsi malgrado la sofferenza, bensì a motivo di essa. È impressionante. Questo non è un piccolo consiglio del pensiero positivo. “Dobbiamo trarne il meglio”, “Superiamo questa cosa”, “Dobbiamo essere eroici”, “Troviamo la forza di volontà”… Non è questo il punto. Il punto è che sei chiamato a fare qualcosa di così anormale, controcorrente, contrario alla natura umana e soprannaturale che non puoi farcela. Non è per il tuo onore. Quando succede, succede perché lo “Spirito di gloria e di Dio” è venuto su di te e ti ha reso in grado di farlo (1 Pietro 4:14). Questo è vero sia nelle cose piccole e difficili di tutti i giorni sia nelle cose grandi e pericolose. Tu non puoi farcela, ma Dio sì ed è lui a ricevere la gloria.
In questo testo leggiamo di stranieri ed esiliati e di come essi reagiscono davanti alla sofferenza. “Considerate una grande gioia” dice Giacomo “quando vi trovate di fronte a prove di vario genere” (Giacomo 1:2). Forse avrebbe dovuto dire: “Consideratela una piccola gioia” oppure “In qualche modo, in futuro, ne avrete gioia”. Perché questo grosso “Considerate una grande gioia”? Cosa dobbiamo fare con questo comandamento?
Conosco un solo modo di ubbidire a questo comandamento e non è né stupido né insensato. C’è un’unica ragione per cui ubbidire: Dio; c’è un Dio. In queste ultime settimane abbiamo letto Geremia e abbiamo visto, capitolo dopo capitolo, che Dio regna su Moab, su Edom, sulla Siria, su Babilonia. Egli regna. Questo è il comandamento, il credo e il messaggio di Geremia per noi. Se c’è un Dio e questo Dio regna su Satana, sulla sofferenza, su di me, se egli fa sì che i regni crescano e cadano, se regna su tutte le nazioni e su tutte le circostanze, sulla mia macchina, sui miei figli, su mia moglie, sul mio matrimonio, sul mio lavoro, sulla mia malattia e su questa chiesa ed è anche buono, allora non è sciocco dire: “Consideratela una grande gioia; lui vi ama”. Non è facile, ma è quello che c’è scritto. Rallegratevi perché la sofferenza non è una sorpresa, ma un piano.
Fidatevi del vostro creatore
“Carissimi, non lasciatevi disorientare per la prova di fuoco che è in atto in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano [è Dio che l’ha voluto]”. (1 Pietro 4:12)
Non è strano. Non è assurdo. Non è insensato. Se credi in Dio, non c’è bisogno di strapparsi i capelli e dire: “Non ha alcun senso!”. Vedrai che ha senso: “[Q]uelli che soffrono secondo la volontà di Dio, raccomandino a lui le proprie anime, come al fedele Creatore” (1 Pietro 4:19).
Quando soffriamo è perché Dio lo ha stabilito; Dio lo vuole, persino quando Satana è la causa immediata della sofferenza. Sappiamo questo grazie al libro di Giobbe; lo sappiamo grazie a 2 Corinzi 12:7-10. Cos’era quella spina nella carne che aveva Paolo? Era un emissario di Satana. Cosa faceva? Umiliava Paolo e lo rendeva santo, affinché egli amasse la gloria di Gesù Cristo perché Cristo regnava al disopra dell’emissario di Satana e si serviva di Satana come di un mezzo che contribuisse alla santità di Paolo. Questo è il tipo di Dio che abbiamo.
Dio regna su Satana e sulla sofferenza. Perciò va bene resistere alla sofferenza pregando e pregare contro di essa chiedendo a Dio di rimuoverla, come fece Paolo. A volte egli lo fa in modo miracoloso e meraviglioso. A volte invece non lo fa perché ha degli scopi santi e saggi e perché ci ama, ma la sua sovranità non viene mai messa in dubbio dall’immediata causalità del peccato e di Satana. Molti passi nella Scrittura mostrano che Dio governa queste cose costantemente per il nostro bene.
“Ognuno di noi è imperfetto, ma in paradiso non ci saranno persone imperfette”.
Se se sono caduto, mi rialzerò
Leggete 1 Pietro 4:17. “Poiché è giunto il tempo che il giudizio cominci dalla casa di Dio”. Ora vedete l’intenzionalità della sofferenza? Questo è il giudizio di Dio sulla Chiesa:
“Poiché è giunto il tempo che il giudizio cominci dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi [cristiani che Dio ama con tutto il cuore e per i quali ha mandato suo Figlio a morire], quale sarà la fine di coloro che non ubbidiscono all’evangelo di Dio?”
Quindi, il giudizio di Dio si muove sulla terra e inizia dalle chiese. Il giudizio di Dio viene sulle chiese. Perché? Perché Dio ci odia? Niente affatto. Al contrario, egli ci ama così tanto da non risparmiarci niente che possa far uscire da noi ciò che egli odia. Non lo fa perché ci odia. Quando una chiesa o un cristiano attraversano un periodo oscuro e di prova, è perché Dio ci ama così tanto da non risparmiarci niente che possa far uscire da noi ciò che egli odia, ovvero il peccato.
Nonostante le ceneri, nonostante le tenebre, nonostante il broncio, dobbiamo considerare la sofferenza una gioia. Non la gioia che saltella sul momento, bensì quella che dice, come Michea 7:8:
“Non rallegrarti di me, o mia nemica!
Se sono caduta, mi rialzerò”.
Colui che mi ha portato in questa oscurità perorerà la mia causa e mi vendicherà al momento giusto. C’è molto dentro di noi che deve essere bruciato. Siamo tutti imperfetti; ognuno di noi è imperfetto, ma in paradiso non ci saranno persone imperfette. Gran parte di quello che Dio fa per prepararci al paradiso consiste nell’espellere l’inferno che è in noi.
Alcuni anni fa, lo scrittore Solženicyn si trovava in prigione in Siberia. Non era ancora cristiano. Soffriva e una notte Boris Kornfeld, un dottore ebreo, stava seduto vicino a lui. Anche lui era in prigione ed era diventato cristiano. Un giorno parlò fino a tarda notte con Solženicyn e gli raccontò di come lui, da dottore ebreo, era diventato cristiano. Poi, quella stessa notte, Kornfeld fu picchiato a morte sul suo letto. Solženicyn scrisse:
“Le sue ultime parole si posarono su di me come un lascito […] Fu soltanto allora, quando mi stesi sulla paglia in decomposizione della prigione, che per la prima volta sentii dentro di me una bella sensazione […] Sii benedetta, prigione, per essere stata nella mia vita!”
Non è sorprendente?
Il fuoco dell’affinatore
Il giudizio di Dio si muove nel mondo e un giorno arriverà al suo apice, ma intanto si muove nel mondo. Si muove tra le chiese; centinaia, migliaia di chiese vengono sottoposte al giudizio di Dio. Quando Dio giudica la sua Chiesa, lo fa per la sua purezza, perché ci ama.
Quando Dio giudica il mondo, il suo giudizio può avere due effetti: può risvegliare, come ha fatto nel caso di Solženicyn, oppure condannare e distruggere se ci si oppone ad esso e non ci si ravvede, ma per il popolo di Dio, la pupilla del suo occhio (Deuteronomio 32:10; Zaccaria 2:8), esso affina e purifica.
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