Ci sono solo poche questioni che richiedono una maggiore sensibilità pastorale rispetto alla questione del divorzio e del nuovo matrimonio. Sbagliare in un modo o nell’altro può avere conseguenze enormi, in particolare per le donne che si sentono intrappolate in relazioni conflittuali e pericolose. Sbagliare può portare vergogna e infamia al nome di Cristo. I pastori e gli anziani hanno quindi la responsabilità di conoscere ciò che dice la Bibbia e di insegnare, consigliare, guidare, correggere e disciplinare il loro popolo di conseguenza.
I brani principali della Scrittura:
Sviluppando prospettive e pratiche bibliche sul divorzio e il risposarsi, i pastori e gli anziani dovranno iniziare a confrontarsi con l’insegnamento registrato in Matteo 19 su questo argomento.
“Dei farisei gli si avvicinarono per metterlo alla prova, dicendo: «È lecito mandare via la propria moglie per un motivo qualsiasi?» Ed egli rispose loro: «Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina e che disse: “Perciò l’uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà con sua moglie, e i due saranno una sola carne“? Così non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l’uomo non lo separi». Essi gli dissero: «Perché dunque Mosè comandò di scriverle un atto di ripudio e di mandarla via?». Gesù disse loro: «Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli; ma da principio non era così. Ma io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per motivo di fornicazione, e ne sposa un’altra, commette adulterio»” (Matteo 19:3-9).
La parola chiave nel brano precedente per i nostri propositi è la parola greca pornea tradotta come “fornicazione”. La parola ha una serie di significati, ma è quasi certamente un riferimento al Codice di santità nella sua interezza, come registrato nel Levitico. Il Codice di santità elenca in modo esaustivo le forme di sessualità proibite:
- “Non avrai relazioni carnali con la moglie del tuo prossimo per contaminarti con lei. […]
- Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole.
- Non ti accoppierai con nessuna bestia per contaminarti con essa; la donna non si prostituirà a una bestia: è una mostruosità” (Levitico 18:20-24)
- “Se uno commette adulterio con la moglie di un altro, se commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l’adultero e l’adultera dovranno essere messi a morte.
- Se uno ha rapporti sessuali con la moglie di suo padre, vìola l’intimità di suo padre; tutti e due, l’uomo e la donna, dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro.
- Se uno ha rapporti sessuali con sua nuora, ambedue dovranno essere messi a morte; hanno commesso una cosa abominevole; il loro sangue ricadrà su di loro.
- Se uno ha con un uomo relazioni sessuali come si hanno con una donna, tutti e due hanno commesso una cosa abominevole; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro. […] L’uomo che si accoppia con una bestia dovrà essere messo a morte; ucciderete anche la bestia. […] Se uno prende la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre, e vede la nudità di lei e lei vede la nudità di lui, è un’infamia; tutti e due saranno tolti via sotto gli occhi dei figli del loro popolo; quel tale ha scoperto la nudità della propria sorella; porterà la pena della sua iniquità.
- Se uno si corica con una donna che ha le mestruazioni e ha rapporti sessuali con lei, quel tale ha scoperto il flusso di quella donna, ed ella ha scoperto il flusso del proprio sangue; perciò tutti e due saranno eliminati dal mezzo del loro popolo…” (Levitico 20:18-21).
Quindi dal significato di pornea possiamo tranquillamente concludere che Gesù considerava l’adulterio, gli atti omosessuali, l’incesto e il sesso co gli animali come motivi di divorzio.
L’apostolo Paolo aggiunge un’altra eccezione in 1 Corinzi 7:
“Ma agli altri dico io, non il Signore: se un fratello ha una moglie non credente ed ella acconsente ad abitare con lui, non la mandi via; e la donna che ha un marito non credente, s’egli consente ad abitare con lei, non mandi via il marito; perché il marito non credente è santificato nella moglie, e la moglie non credente è santificata nel marito credente; altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre ora sono santi. Però, se il non credente si separa, si separi pure; in tali casi, il fratello o la sorella non sono obbligati a continuare a stare insieme; ma Dio ci ha chiamati a vivere in pace; perché, tu, moglie, che sai se salverai tuo marito? E tu, marito, che sai se salverai tua moglie?” (1 Corinzi 7:12-16).
Così la Bibbia aggiunge la questione dell’abbandono dovuto all’incompatibilità spirituale come potenziale giustificazione per il divorzio.
I motivi biblici del divorzio:
Sulla base dei brani precedenti, possiamo dire con certezza che un credente può procedere al divorzio nei seguenti casi:
1. Suo marito [1] ha commesso adulterio con la moglie di un altro uomo o con un’altra donna.
2. Suo marito ha avuto rapporti omosessuali.
3. Suo marito ha fatto sesso con un animale.
4. Suo marito ha fatto sesso con un parente.
5. Suo marito non vuole più essere sposato con lei a causa della sua fede cristiana.
In uno dei cinque casi di cui sopra il credente può procedere al divorzio.
La questione collegata alla violenza fisica
La Bibbia non affronta la questione della violenza fisica come una potenziale giustificazione per il divorzio, ma dice una serie di cose che saranno utili a qualsiasi pastore, anziano, consulente o amico che dia consigli a una persona vittima di violenza. La prima cosa da dire è che la violenza fisica è un peccato. La Bibbia comanda a un cristiano di comportarsi in questo modo: ricerca la giustizia, la pietà, la fede, l’amore, la costanza e la mansuetudine (1 Timoteo 6:11).
“Ai mariti viene detto: Anche voi, mariti, vivete insieme alle vostre mogli con il riguardo dovuto alla donna, come a un vaso più delicato. Onoratele, poiché anch’esse sono eredi con voi della grazia della vita, affinché le vostre preghiere non siano impedite” (1 Pietro 3:7).
La Bibbia comanda a tutti i cristiani di essere mansueti nei loro rapporti interpersonali e insegna ai mariti di essere gentili nei confronti delle loro mogli e di trattarle con speciale onore. Pertanto ogni forma di violenza fisica, emotiva, verbale e sessuale è proibita.
L’abuso fisico è un peccato e dovrebbe essere nominato come tale da pastori, anziani e consiglieri.
Vale anche la pena di notare che la Bibbia squalifica gli uomini aggressivi dal servizio in posizione di governo all’interno della Chiesa. In 1 Timoteo 3 Paolo dice:
“Certa è quest’affermazione: se uno aspira all’incarico di vescovo, desidera un’attività lodevole. Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, […] non dedito al vino né violento, ma sia mite, non litigioso, non attaccato al denaro…” (1 Timoteo 3:1-4)
Il greco dice letteralmente “non un plektes” cioè che non “percuote”. Un uomo che ha picchiato la moglie è squalificato dal servire come anziano nella chiesa. La maggior parte dei commentatori comprende le qualifiche di un anziano come semplici segni di un vero cristiano. Paolo insiste quindi sul fatto che i candidati alla responsabilità dell’anzianato devono essere veramente nati di nuovo, cioè devono aver dato una prova ragionevole del fatto che stanno crescendo gradualmente a immagine e somiglianza di Gesù Cristo.
Per affermare ciò che è ovvio, gli uomini salvati e santificati non picchiano le loro mogli. Pertanto, la violenza fisica è un peccato e squalifica una persona dal servizio della guida della Chiesa.
È anche contro la legge.
Una donna che è stata picchiata dal marito dovrebbe fare subito due cose. In primo luogo, dovrebbe chiamare la polizia. La Bibbia dice che il magistrato è un ministro di Dio per il tuo bene; ma se fai il male, temi, perché egli non porta la spada invano; infatti è un ministro di Dio per infliggere una giusta punizione a chi fa il male (Romani 13:4).
La Bibbia afferma che Dio dà al governo l’autorità di trattenere il male e di punire i malfattori, quindi se una moglie viene picchiata dal marito deve chiamare la polizia. Dio prevede che la polizia utilizzi pistole, taser e manette per la protezione delle persone più vulnerabili. Una moglie dovrebbe fare un uso appropriato di questa possibilità. I funzionari del governo sono accusati da Dio di trattenere il male e di punire i malfattori. La Chiesa non deve mai ostacolare questo mandato.
La seconda cosa che una donna cristiana maltrattata dovrebbe fare è chiamare il suo pastore o gli anziani della sua chiesa. Se il marito è un membro della chiesa, dovrebbe immediatamente essere disciplinato. Se non si pente, dovrebbe essere messo fuori comunione.
La scomunica implica che la chiesa non possa più riconoscere la sua professione di fede. Non fa di lui un “non credente”, ma dichiara che la Chiesa non crede che egli sia veramente salvato.
Agli occhi della Chiesa, la donna è ora sposata con un non credente, con tutto ciò che questo implica – potete vedere il motivo numero 5 del divorzio come descritto sopra.
Una persona legittimamente divorziata può risposarsi?
Quando la Bibbia permette il divorzio, è perché la parte lesa o abbandonata possa risposarsi. Ecco cosa rappresenta l’atto di divorzio. Pertanto, in ogni caso in cui il divorzio è biblicamente ammissibile, è per definizione anche ammissibile che la parte lesa o abbandonata si risposi. In Matteo 5:31-32 Gesù dice:
“Fu detto: “Chiunque ripudia sua moglie le dia l’atto di ripudio“. Ma io vi dico: chiunque manda via sua moglie, salvo che per motivo di fornicazione, la fa diventare adultera e chiunque sposa colei che è mandata via commette adulterio” (Matteo 5:31-32).
Qui Gesù sta semplicemente dicendo che se il divorzio non è legittimo, allora il nuovo matrimonio non è legittimo. Se il divorzio è legittimo (usa di nuovo il termine pornea), allora il nuovo matrimonio è legittimo.
Allo stesso modo l’apostolo Paolo dice in 1 Corinzi 7 che se il coniuge non credente non vuole rimanere nel matrimonio e non vuole vivere con un vero cristiano, allora il credente dovrebbe lasciarlo andare. In questi casi il credente non è vincolato, cioè è libero di risposarsi. Il Commentario Pillar su 1 Corinzi 7 lo afferma chiaramente:
“Non obbligato” qui si riferisce alla libertà di risposarsi. Instone-Brewer spiega: “L’unica libertà che ha senso in questo contesto è la libertà di risposarsi … Tutti gli atti di divorzio ebraici e la maggior parte di quelli greco-romani contenevano le parole “sei libera di sposare qualsiasi uomo tu voglia”, o qualcosa di molto simile[2].
Se il singolo credente ha motivi biblici per divorziare, allora gli è permesso di risposarsi, ma solo nel Signore (1 Corinzi 7:39).
Il divorzio è previsto in ciascuno dei casi sopra elencati?
No.
I farisei pensavano che il divorzio fosse richiesto e comandato dalle Scritture, ma Gesù li mette in riga. In Matteo 19:7 i farisei sfidarono Gesù dicendo: “Perché dunque Mosè comandò di scriverle un atto di ripudio e di mandarla via? (Matteo 19:7).
Gesù li correggeva dicendo: “Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli; ma da principio non era così (Matteo 19:8).
La Bibbia non comanda il divorzio – permette, regola e limita il divorzio. La Bibbia permette il divorzio – in certe situazioni – a causa della durezza del cuore umano. I cuori duri fanno sì che la gente perseveri nel peccato e i cuori duri rendono difficile il perdono del prossimo, ma essere cristiani significa avere un cuore nuovo, un cuore gentile e pieno di Spirito Santo. Un cuore così è capace di andare nella direzione di Gesù Cristo ed è capace di perdonare un fratello o una sorella anche del più grave dei peccati.
Pertanto, non c’è davvero alcun motivo per cui due cristiani nati di nuovo legittimamente possano divorziare. Per grazia di Dio possono cambiare e possono perdonare.
Ma a causa della durezza dei cuori – poiché alcuni credenti professanti non sono veramente nati di nuovo – un coniuge può persistere nel peccato sessuale o un coniuge può non desiderare di sposarsi con un vero credente – in questi casi, il credente non è vincolato. Lui o lei è libero di risposarsi – grazie a Dio!
Note:
[1] Ho usato dei nome e pronomi di genere uniformi per semplicità, ma gli stessi principi si applicano nel caso di un marito che chiede il divorzio dalla moglie.
[2] Roy E. Ciampa e Brian S. Rosner, The First Letter to the Corinthians, Pillar New Testament Commentary. Accordance electronic ed. (Grand Rapids: Eerdmans, 2010), 302.
Traduzione di Andrea Lavagna.
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