Cosa faceva Gesù in questo periodo circa 2000 anni fa?

Schermata-2015-12-09-alle-22.47.39In questi giorni, qui in Israele, sono iniziati i festeggiamenti dell’Hanukkah. Bene, per rispondere subito alla domanda, possiamo affermare con certezza, visto che Gesù era un giudeo rispettoso della propria religione, che Egli – proprio in questo periodo – stava prendendo parte ai “festeggiamenti” circa 2000 anni fa (Giovanni 10:22-30).

Il nostro scopo, ovviamente, non è capire cosa fece di preciso, ma imparare qualcosa su questa festa e vedere quali insegnamenti spirituali può dare alla nostra vita. Procediamo quindi con ordine.

Il termine ebraico Hanukkah (חנוכה) significa letteralmente “dedicazione” e indica, appunto, la festa della dedicazione o, altrimenti detta, festa delle luci. Essi celebra la riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme nel 161 a.C.

A questo punto, pensavo di fermarmi con le informazioni storiche così da non annoiarvi, ma il desiderio di raccontare una storia tanto bella quanto miracolosa (e soprattutto vera) ha prevalso. Sarebbe davvero un peccato non conoscere questo episodio della storia di Israele.

Siamo nel II secolo a.C. e la Giudea è sotto il controllo del re greco-siriano Antioco IV Epifane. Per meglio garantirsi il potere, decise che tutti dovevano allinearsi alla cultura e alla religione ellenica. Messo fuori legge il giudaismo, istituì la condanna a morte per quanti continuavano a seguire gli insegnamenti dell’Antico Testamento. Divenne così illegale il possesso della Torah, il rispetto dello shabbat e la circoncisione. Per capire la situazione, basti pensare che i trasgressori scoperti vennero crocifissi assieme ai loro neonati impiccati sui loro colli.

Se tutto ciò non fosse bastato, egli profanò anche il Tempio, facendovi praticare al suo interno la prostituzione sacra e arrivando addirittura a sacrificarvi un maiale (animale ritenuto impuro).

Nonostante i pericoli, tra il popolo non tutti rinnegarono Adonai, sfidando così la più cruenta persecuzione. La reazione fu tremenda: interi villaggi e sinagoghe vennero distrutti, mentre gli abitanti furono costretti a partecipare al culto di Zeus tramite una festa a base di maiale.

I soldati di Antioco, giunti nella città di Modin, fecero radunare tutti gli abitanti e ordinarono al sacerdote Mattatia di sacrificare un maiale sull’altare appena edificato. La reazione fu incredibile! Il sacerdote si rifiutò e si suoi figli, armi alle mani, attaccarono i militari e fuggirono in direzione delle colline.

Venuti a conoscenza di ciò, molti giudei si unirono a questo piccolo gruppo e formarono una sorta di forza armata ribelle al conquistatore greco-siriano. Nonostante il piccolo numero e i pochi mezzi a disposizione, come spesso avvenuto nella storia di Israele, il nemico ebbe la peggio, fino a doversi ritirare addirittura dalla città di Gerusalemme. È in questo periodo che il gruppo venne appellato col nome di “Maccabei” (da una parola ebraica che significa “martello”).

Riconquistata la città di Davide, cominciarono un’opera di purificazione del Tempio. La statua di Zeus che vi era stata eretta venne distrutta, mentre l’altare contaminato fu rimosso e ne venne costruito un altro. Inoltre, fu ritrovata e ricollocata anche la grande menorah (cioè il candelabro), simbolo della luce divina.

Si decise così di dedicare nuovamente il Tempio il 25 del mese di kislev, esattamente tra anno dopo la sua profanazione.

Sorse però un problema: in uno dei magazzini era stata ritrovata un’ampolla dell’olio specifico per accendere la menorah, ma sarebbe stata sufficiente per tenerla illuminata un solo giorno. Per preparare dell’altro olio secondo le norme della Legge, sarebbero stati necessari ben otto giorni. Che fare? Accendere la menorah e poi tenerla spenta per sette giorni? Oppure attendere i giorni della preparazione dell’olio e ritardarne l’accensione?

La decisione finale è di accenderla ugualmente, infatti il popolo, vedendo la luce simbolo della presenza di Dio, avrebbe trovato il coraggio per resistere e continuare a lottare contro i nemici.

Il Signore tuttavia compì un miracolo: al di sopra di qualsiasi legge chimica (l’olio doveva consumarsi), la menorah, grazie alla sola ampolla iniziale, rimase accesa consecutivamente per ben otto giorni, giusto il tempo necessario a produrre il nuovo olio.

Il popolo, rinvigorito dal miracolo del Signore, trovò le forze per respingere definitivamente i siriani e stabilì una festa in ricordo di questi fatti, della durata – appunto – di otto giorni.

Ancora oggi questa celebrazione viene rispettata e, in ogni casa di ebrei praticanti, si accende, un braccio per sera, la menorah, accompagnando il tutto da preghiere e canti. In questa occasione, il tradizionale candelabro a sette bracci viene sostituito da uno a nove.

Ma cosa può insegnare a noi oggi questa festa? Vediamolo assieme:

  • essa è un simbolo della luce divina. Oggi, possiamo dire che quella luce noi l’abbiamo conosciuta e il Suo Nome è Gesù, il quale disse: “Io sono la luce del mondo” (Giovanni 9:5). Nelle situazioni più buie della tua vita, ricordalo sempre, Egli può rischiarare anche la notte più oscura, così da aiutarti a proseguire il cammino;
  • Dio provvede sempre in favore del Suo popolo. Quando una comunità si dispone a servire il Signore, anche se ha pochi mezzi (una sola ampolla d’olio), Dio fa prosperare il poco, al fine di portare avanti i progetti spirituali avviati. Quanti oggi si arrendono ancor prima di cominciare un qualcosa perché troppo impegnati a guardare cosa manca?;
  • il periodo in cui si verifica questa storia è quello che i teologi definiscono come i “quattrocento anni di silenzio di Dio”. Ciò perché dal 400 a.C. circa fino all’anno 0, non ci sono stati profeti mandati dal Signore per parlare al Suo popolo. In realtà però, come abbiamo scoperto da questa storia, l’Eterno non si è dimenticato del Suo popolo. Quante volte pensiamo che Dio non parli più alla nostra vita? Che si sia scordato di noi? Capita però che, mentre facciamo questi pensieri, non ci rendiamo conto che Egli – invece di parlare – sta già operando qualcosa di meraviglioso nella nostra vita. Stai sempre fiducioso: Egli non si scorda di te dal momento che si è sacrificato in tuo favore sulla croce;
  • infine, abbiamo visto come nel popolo vi siano stati degli uomini che si sono ribellati al potere opprimente del “presente secolo malvagio” (Galati 1:4). Oggi, troppi credenti non hanno la forza di ribellarsi alle contaminazioni del mondo e scendono di frequente al compromesso. Questo non è l’Evangelo. Ciò che la Bibbia dichiara peccaminoso, rimane tale. Ciò che la Bibbia dichiara lecito, rimane tale. Per ciò che nella Bibbia non trova menzione, allora abbiamo il dovere di agire in linea con i principi evangelici generali e la libertà di comportarci secondo coscienza. Prendiamo esempio da questi uomini che, nonostante il pericolo di morte, decisero di onorare il loro Dio, in quanto la Torah non permetteva l’idolatria. Quanti credenti, ahimè, oggi vivono nelle più sottili e invisibili forme di idolatria! Proprio come per i Maccabei, ricordiamo che Dio onora quanti lo onorano.

Che Dio possa benedirti grandemente e che la Sua luce possa risplendere sempre più nella tua vita!

da: Gerusalemme.in/

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