Non sarà, non ancora almeno, il Confederalismo democratico alla curda, ma insomma…meglio che niente.
Il testo costituzionale per uno “Statuto di autonomia all’interno della Repubblica” per l’isola di Granito (in sei paragrafi, con la concessione di significativi poteri legislativi locali) è stato approvato il 27 marzo a larga maggioranza dall’Assemblea della Corsica.
A votare contro solamente uno sparuto manipolo (13 contro 63) di rappresentanti eletti.
Le votazioni si erano svolte in tre distinti momenti. Il primo concerneva il “concetto di società corsa”, un altro la possibilità di “concedere poteri normativi ai rappresentanti eletti dell’isola” e infine l’idea di “presentare tale testo all’elettorato corso tramite una consultazione popolare”.
Da segnalare il paragrafo 1 della prima sezione con cui si approvava “il riconoscimento di uno statuto di autonomia in seno alla Repubblica, tenendo conto degli interessi della Corsica (…) in rapporto alla sua comunità storica, linguistica e culturale che ha sviluppato un rapporto particolare con il proprio territorio”.
Non è di secondaria importanza ricordare come le discussioni sull’adozione di una forma di maggiore autonomia per l’Isola fossero una diretta conseguenza delle manifestazioni e degli scontri che avevano interessato la Corsica dopo l’assassinio di Yvan Colonna nel marzo 2022.
Ancora prima delle elezioni il presidente del Consiglio esecutivo corso, Gilles Simeoni, aveva parlato di “un passaggio democratico estremamente potente”.
Quanto alla richiesta che “il testo così adottato venga trasmesso al parlamento”, hanno votato a favore 62 eletti e uno soltanto contro.
Resta comunque qualche incognita sul futuro. Infatti, il testo approvato (e già concordato con il ministro francese dell’Interno Gérald Darmanin che ne auspicava “ampio consenso anche al di fuori della famiglia autonomista e nazionalista corsa”) non gode presso il parlamento nazionale della medesima unanimità di consensi. Le forze di destra, maggioritarie al senato, si mostrano apertamente ostili a tale riforma costituzionale rendendone incerta l’entrata in vigore (è richiesta una maggioranza di tre quinti di deputati e senatori).
In ogni caso una tappa significativa e un possibile modello per Guyane, Bretagna, Alsazia e Paese Basco francese (Ipar Euskal Herria).
Gianni Sartoriù
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