La Commissione varata dalle Nazioni Unite ha raccolto le testimonianze dei sopravvissuti ai gulag del regime dei Kim. Neonati affogati, invasioni di parassiti ed esecuzioni pubbliche per i “colpevoli” di crimini politici o sociali. Pyongyang rigetta le accuse.
New York – Bambini affogati subito dopo la nascita, persone uccise davanti a centinaia di testimoni, baracche invase dai parassiti. È la vita nei lager della Corea del Nord, raccontata dai sopravvissuti a una Commissione di inchiesta delle Nazioni Unite che cerca di fare luce sulle atrocità commesse dal regime di Kim Jong-un. Michael Kirby, ex giudice della Corte Suprema australiana oggi Commissario Onu, ha raccolto le testimonianze di ex detenuti ed esuli fuggiti dalla persecuzione di uno dei governi più repressivi al mondo.
Il lavoro di Kirby rientra nella missione delle Nazioni Unite varata a marzo: il Consiglio per i diritti umani del Palazzo di vetro ha infatti approvato un anno di inchieste sulla Corea del Nord: “Le testimonianze raccolte fino a ora evidenziano violazioni diffuse e molto serie in tutti gli ambiti della vita umana. Cerchiamo di creare una lista di funzionari che si sono macchiati di queste atrocità, in modo da poter un giorno chiedere conto di quanto sta avvenendo nel Paese”.
La Commissione ha ascoltato i sopravvissuti ai campi di lavoro del regime: “Hanno subito atrocità che a volte non possiamo neanche descrivere. Alcuni di loro, a causa della ‘trasmissione di colpevolezza’ predicata da Pyongyang, hanno sofferto fame e violenza sin dalla nascita”. Il riferimento è alla dottrina ideata dal “padre della patria” Kim Il-sung, secondo il quale per ogni colpevole di reati politici o civili “vanno punite tre generazioni, che [si intende] si sono macchiate dello stesso crimine per associazione familiare”.
Fra i racconti – raccolti per la maggior parte dagli esuli che oggi vivono in Giappone o in Corea del Sud – quelli più cruenti sono stati presentati da un uomo imprigionato sin dalla nascita, che ha vissuto mangiando lucertole ed è stato costretto a guardare l’esecuzione della madre e del fratello; da una donna che ha aiutato la compagna di cella, su ordine degli aguzzini, ad affogare il proprio figlio neonato; da un carcerato obbligato a bruciare i corpi dei defunti e spargerne le ceneri sui campi coltivati.
Il governo di Pyongyang non ha permesso agli ispettori Onu di entrare nel Paese per l’inchiesta e si è rifiutato di fornire materiali relativi ai lager di Stato, dove secondo alcune stime vivono almeno 300mila persone. Per il regime le accuse sono “bugie presentate da spazzatura umana”. Kirby ha risposto: “Un grammo di verità pesa molto più di un chilo di insulti”.
Da Asianews.it
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