Molte volte abbiamo bisogno di emozioni, ne abbiamo bisogno per sentirci veri, vitali.
Quello scossone interiore provocato dalle emozioni pare essere qualcosa di profondo di spirituale, sembra essere vita interiore.
Così accade in ogni area della nostra vita, la sfera famigliare, quella lavorativa, quella affettiva, quella del successo personale, le emozioni diventano erroneamente segnali percettori di soddisfazione interiore.
Un’ emozione deve essere “esagerata” “eclatante”, un’amore struggente o sublime. L’uomo ama infinitamente la vita. Ama sorbirla nei suoi aspetti più forti, ciò lo fa sentire decisamente “vitale”
È bellissimo camminare lungo un sentiero tra i boschi nei giorni autunnali, assistere ad un’alba o ad un parto, ricevere un tenero abbraccio dal proprio figlioletto, o un riconoscimento pubblico del proprio lavoro.
Così viviamo e ci cibiamo di emozioni, trascorriamo la nostra vita, (alcuni in modo sereno altri in maniera confusa, ed altri ancora in modo catastrofico), in attesa della prossima grande “scossa” emotiva.
La nostra anima si ciba (in assenza di altro) delle meravigliose o orrende cose del mondo. Si lascia coinvolgere in ogni aspetto delle emozioni fino (a volte) a condurle ad un fatto mistico o religioso.
Talvolta viviamo la fede come una questione emotiva e non spirituale, due aspetti lontani, perfino opposti tra di loro. Quando si guarda a Dio c’è grande differenza tra fare le cose per Dio o fare le cose con Dio. Ovvero la religione lega la fede libera.
GRADITO AL PADRE
Giovanni capitolo 15 versi …
14 Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando. 15 Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio. 16 Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia. 17 Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.
Ricevere il Signore, o meglio, pensare di ricevere il Signore attraverso l’emozione, significa non farne parte. Vedere, sentire, toccare, odorare, gustare, sono tutti ricettori e stimolatori di emozioni, sollecitano sostanze nel nostro organismo che acuiscono i momenti di piacere o di sofferenza e quando ciò accade riguardo a Dio diventa un fattore religioso.
Non è corretto che sia un’emozione a condurci a Dio ( non può farlo). Non è la suggestione di una splendida navata o la solitaria immagine di un monastero su di un picco che deve creare trascendenza. Le emozioni vengono suscitate dal mondo nella carne (il nostro fisico rilancia sostanze che procurano sensazioni) e sappiamo che ciò che nasce dalla carne è carne, ciò che viene dallo Spirito è spirito.
Infatti la promessa di Cristo non fa riferimento al fatto che: ciò che vivrete nel mondo vi condurrà alla conoscenza del Padre, ma “VI MANDERÒ UN CONSOLATORE”.
Giovanni capitolo 16 versi …
12 Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata; 13 quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire.
Percepiamo la solennità di una chiesa, ammiriamo le meraviglie create dal Signore, ci sentiamo toccati dalla predica di un oratore profondo e ispirato o piangiamo all’ascolto di un canto di lode.
Tutto ciò va a colpire la sfera dei sentimenti, delle emozioni. Proviene dall’esterno e ci rende spettatori coinvolti in qualcosa di cui in realtà non abbiamo consapevolezza.
Questo colpisce l’anima, sconvolge il nostro fisico, aumenta le endorfine che abbiamo in circolo e molte reazioni si manifestano, dal pianto al riso, dal dolore al piacere.
Tutto ciò va a colpire l’anima, poi lentamente scema e va ad accomodarsi tranquillamente nella nostra memoria.
È un fatto “fisico” al quale difficilmente riusciamo a rinunciare, cerchiamo così stimoli nuovi, emozioni maggiori.
Apriamo i cassetti dove teniamo le cose antiche (la memoria) gettiamo all’aria tutto cercando di provare ancora quell’emozione.
A volte sconvolgiamo le nostre vite facendoci del male, a volte, distruggiamo famiglie affidandoci ad un nuovo sentimento di innamoramento, a volte ancora, dedichiamo le nostre vite alla ricerca di Dio, percorrendo un cammino “mistico” che non appartiene mai veramente allo spirito. Salvo poi restare con un pugno di mosche.
LA CONSAPEVOLEZZA
La consapevolezza viceversa non fa molte domande ed in fondo non vuole nessuna risposta. Cerca come fondamento di tutto, uno stato: LA PRESENZA DI DIO!
Essa non può ricevere nulla dall’esterno, se non a rischio di essere inquinata, finirebbe ancora nel ciclo delle emozioni, delle riflessioni, della memoria, del mondo.
Essa è uno “stato” dell’essere che si dice: PRESENZA DI DIO nella nostra vita, che avvicina per un breve tempo l’eternità.
È un’ascolto teso all’ interiore, che vuole proprio tenere fuori le emozioni.
Desidera si! essere parte di un’alba, essere parte di un bosco autunnale, essere parte di quella forza motrice inesauribile che è l’amore di Dio. Esserne parte, non viverlo.
Cosmico, universale esso si ascolta nello spirito, non si ricerca, non si cattura, si ascolta.
Il filo che ci collega a Dio non parte da fuori, dove il mondo ha i suoi limiti imposti dalla materia, che pur immensi esistono. Una stella “vive” miliardi di anni? Sempre un tempo è!
Il bandolo della matassa si trova nelle profondità del nostro interiore, dove possiamo stare alla Sua Presenza, ascoltare la Sua ineffabile voce che ci guida verso la vita.
Biblicamente ogni volta che l’uomo si è lasciato trasportare dalle emozioni è finito in rovina, mille sono gli esempi … uno più di tutti è romantico e palese.
Matteo capitolo 14 versi …
24 Frattanto la barca, già di molti stadi lontana da terra, era sbattuta dalle onde, perché il vento era contrario. 25 Ma alla quarta vigilia della notte, Gesù andò verso di loro, camminando sul mare. 26 E i discepoli, vedendolo camminare sul mare, si turbarono e dissero: «È un fantasma!» E dalla paura gridarono. 27 Ma subito Gesù parlò loro e disse: «Coraggio, sono io; non abbiate paura!» 28 Pietro gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire da te sull’acqua». 29 Egli disse: «Vieni!» E Pietro, sceso dalla barca, camminò sull’acqua e andò verso Gesù. 30 Ma, vedendo il vento, ebbe paura e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!»
Pietro si affida al Signore, ma, le emozioni insorgono. Insicurezza, paura, gioia, qualsiasi cosa abbia provato in quel momento…. distolse lo sguardo da Dio. Dalla certezza di avere Gesù con se ” Gesù gli dice vieni” Ora lo vede con gli occhi e insieme a Cristo vede un mare in burrasca, buio, notturno… “COSA STO FACENDO!” si sarà detto. È così il disastro… affonda.
Buon per noi Dio risponde sempre al nostro grido di salvezza.
COSÌ ENTRA IN GIOCO LA FEDE
LUCA CAPITOLO 17 verso ..
6 Il Signore disse: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo sicomoro: “sradicati e trapiantati nel mare”, e vi ubbidirebbe.
La consapevolezza è uno degli attributi della fede. È ciò che ci mette al Sicuro, per conoscenza di ciò in cui abbiamo creduto.
Giovanni capitolo 1 versi …
45 Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti: Gesù da Nazaret, figlio di Giuseppe». 46 Natanaele gli disse: «Può forse venir qualcosa di buono da Nazaret?» Filippo gli rispose: «Vieni a vedere». 47 Gesù vide Natanaele che gli veniva incontro e disse di lui: «Ecco un vero Israelita in cui non c’è frode». 48 Natanaele gli chiese: «Da che cosa mi conosci?» Gesù gli rispose: «Prima che Filippo ti chiamasse, quando eri sotto il fico, io ti ho visto». 49 Natanaele gli rispose: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele».
UN VERO CREDENTE …
Gesù vede nel cuore di Natanaele, vero israelita infatti sta a significare “eletto” appartenere al popolo di Dio, ciò non può avvenire in un cuore doppio pieno di frode.
Natanaele conosce se stesso e sa che Gesù ha ragione nel dire quelle parole.
Coloro che hanno consapevolezza si riconoscono, poiché la vera chiesa, la vera fede, la presenza di Dio nella vita di un’uomo è riconoscibile, percepibile, evidente.
Un vero credente non può che comportarsi in un determinato modo, vivere in un determinato modo, parlare in un determinato modo, fare determinate scelte. Egli è consapevole e si comporta in “libertà” nel contesto delle leggi e dell’ordine che Dio ha posto nel creato, per essere perfetto e a sua immagine.
L’uomo che ha una fede consapevole vuole allontanarsi da ogni legame, ancor più dall’idolatria (di qualsiasi tipo) ma sopratutto dalla legge religiosa.
L’apostolo Paolo pur essendo un’ eccellenza del mondo religioso dell’epoca, per istruzione, per discendenza, per impegno, dovette perdere tutti gli aspetti religiosi che venivano dall’esterno per avere un vero “contatto” …
Religione, tradizione e cultura erano la sua trappola, ma nel momento in cui perse la vista trovò la consapevolezza.
Cambiò il suo contesto, ogni realtà mondana non aveva più valore, la sua stessa vita materiale la considerava spazzatura.
Ogni cosa aveva un fondamento nuovo, ogni cosa è fatta nuova, le regole di prima non servono più, non sono mai servite.
Ciò che vale per il tempo non ha senso nell’eternità, ciò che vale per la religione non vale per la fede, ciò che vale per l’anima è spazzatura per lo spirito, ciò che appartiene alle emozioni non arricchisce la nostra consapevolezza.
Giovanni capitolo 14 versi …
15 «Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16 e io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre, 17 lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi. 18 Non vi lascerò orfani; tornerò da voi. 19 Ancora un po’, e il mondo non mi vedrà più; ma voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20 In quel giorno conoscerete che io sono nel Padre mio, e voi in me e io in voi. 21 Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui».
QUALCOSA CHE SI HA
“Chi ha i mie comandamenti”, ecco cosa vide Gesù in Natanaele, i suoi comandamenti! Chi ha!, non qualcosa che si apprende, che si vive sulla pelle, alla quale ci si conforma dottrina), qualcosa che si ha! Non che qualcuno ha, ma qualcosa che si ha, cioè che tutti abbiamo.
Così consapevoli del Signore approcciamo al nostro intimo, cercando quella pace interiore di cui Cristo è il Re, in attesa di una rivelazione che ci guidi “personalmente” verso una piena consapevolezza di Dio.
Francesco Blaganò | Notiziecristiane.com
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