Commissione Europea con meno istanze gender, ma delegata all’Uguaglianza è una paladina Lgbt. Ecco chi è

Dall’Europa arriva una “mezza” notizia buona ed una cattiva. Iniziando con la prima, c’è da dire che martedì Ursula von der Leyen ha annunciato la composizione della nuova Commissione Europea di cui è presidente – e che resterà in carica per i prossimi cinque anni; i membri saranno 27, von der Leyen compresa: 11 donne e 16 uomini. In questo quadro, la buona notizia è che non vi sarà più un Commissario all’Uguaglianza, essendo quest’ultima stata ridotta a delega. Considerando che la stessa von der Leyen è una dichiarata simpatizzante delle rivendicazioni Lgbt, come non abbiamo mancato di denunciare su queste colonne, si tratta di una vittoria piccola ma, come usa dire in questi casi, meglio di nulla.

Venendo invece alla cattiva notizia, essa è semplice: a chi è stata assegnata la delega all’Uguaglianza? Alla Commissara al Crisis Management, la belga Hadja Lahbib, figura non esattamente rassicurante per chi abbia a cuore i principi non negoziabili. 54 anni, ex giornalista e presentatrice televisiva belga – appartenente al Movimento Riformista, che può essere considerato l’incontro tra il movimento liberale, quello cristiano moderato e quello federalista belga, nato nella regione della Vallonia, lo stesso dell’ex primo ministro belga ed ex presidente del Consiglio Europeo Charles Michel – Lahbib si è infatti già distinta per prese di posizione a dir poco critiche. Qualche esempio?

In occasione della Coppa del mondo in Qatar del novembre 2022si era schierata per i diritti Lgbt; considerando che in quel caso si trattava di un Paese dove l’omosessualità effettivamente è anche oggi reato – e peraltro punibile fino a tre anni di carcere – se destava indubbie perplessità la scelta che la designata  Commissaria Ue  aveva fatto per sostenere la minoranza gay (sfilare con la fascia “One love”, dichiarando che quello era «un messaggio che il Belgio doveva dare»), comunque in quel caso non si può negare che si trattasse d’una battaglia per i diritti fondamentali. Peccato che la politica belga, come si diceva poc’anzi, si sia servita di una battaglia giusta per veicolare colori e tesi del movimento Lgbt, che vanno ben oltre la semplice rivendicazione alla libertà, per sposare una antropologia fluida a dir poco pericolosa per i valori fondanti della società.

Ma torniamo ad Hadja Lahbib la quale, in qualità di Ministro degli Esteri belga, si è resa orgogliosa ambasciatrice dell’agenda arcobaleno; in primo luogo supportando la decisione della Commissione europea di citare in giudizio l’Ungheria per la sua legislazione «anti Lgbt», ma poi anche erogando finanziamenti a livello internazionale. Per esempio, quando nel 2023 ha fatto una visita di tre giorni nei Balcani ha pensato bene di incontrare i membri della comunità Lgbt, in aiuto ai quali aveva annunciato uno stanziamento, da parte del suo Paese, di 250.000 euro; e scusate se è poco, perché non lo è affatto.

Infatti, anche se Lahbib a livello internazionale è criticata per lo più per altre iniziative – nel 2023 finì nel mirino per aver concesso dei visti a russi e iraniani in visita a Bruxelles, benché i due Paesi fossero sottoposti a sanzioni internazionali – per chi, come si diceva, ha a cuore i temi della famiglia e del diritto naturale, la sua nomina a Commissaria europea è preoccupante proprio per questo suo essere accondiscendente e promotrice dell’agenda Lgbt. E c’è da temere che, con la rinnovata presidenza von der Leyen, questi timori siano destinati a rivelarsi fondati.

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