Il Sindaco di Bari ha emesso nei giorni scorsi una delibera che chiede ai vigili urbani di fermare e segnalare i minori sorpresi a praticare l’accattonaggio, perché sono troppi. «Dietro il fenomeno, c’è sicuramente l’ombra del racket. Ci sono adulti che sfruttano i minori mandandoli per strada. Se il minore fermato vive in famiglia, i genitori vengono diffidati, se invece è solo, è difficile risalire al suo sfruttatore. Spesso per molti minori si aprono così le porte della comunità con i ricoveri indifferibili», ha spiegato l’Assessore al Welfare, secondo il quale in alcuni casi, accanto ai rom, sono stati fermati anche bambini italiani intenti a chiedere la carità. Una volta fermati, i bambini vengono collocati in comunità – attualmente sono 340 – mentre altri 600 di loro frequentano i centri socio-educativi della città.
Come rileva il rapporto dell’Istituto degli Innocenti di Firenze, con dati che si fermano al 31 dicembre 2011, in Italia è esteso il numero dei minori – circa 1/3 è di origine straniera – accolti nelle famiglie affidatarie (14.397) e nelle comunità (14.991). Non esiste una banca nazionale di questi dati ed è fortemente probabile che i numeri siano aumentati negli ultimi due anni, a causa dell’estendersi del fenomeno della povertà ed anche dell’incremento delle organizzazioni criminali che sfruttano l’infanzia. Parimenti ampio è il numero dei bambini che scompaiono nel nostro paese: 11.615 negli ultimi quarant’anni, secondo le statistiche del Ministero degli Interni; 695 nei primi sei mesi di quest’anno. Un aumento vertiginoso. Una parte di questi bambini, si allontana volontariamente, è vero, ma per almeno la metà non si riesce a individuare la motivazione della loro scomparsa. Omicidio, rapimento, sequestro, adozioni illegali, traffico di organi umani? Tutte queste ipotesi sono plausibili. Dietro tutto questo, c’è l’attività delle organizzazioni criminali, ma c’è anche un dato culturale, che non considera il bambino come persona, ma come oggetto. Diciamo la verità, i bambini vengono trattati come carne da macello. Assistono alle violenze domestiche e diventano merce da barattare nelle contese tra i genitori che si separano o divorziano. Sono essi stessi oggetti di violenza all’interno delle famiglie. Diventano protagonisti del bullismo, ad imitazione del mondo adulto, che sa loro fornire solo modelli irrispettosi del prossimo. Subiscono l’aggressione della pubblicità, del mezzo televisivo e di internet, che li usa come strumenti di consumo. Vengono adoperati come bestie da soma nel mercato del lavoro nero. Sono protagonisti del mondo della pedo-pornografia e del sesso o della droga, come le cronache quotidiane dimostrano.
In fondo, i nostri comportamenti di occidentali non sono così diversi da quelli dei rom, che a volte scandalizzano tanto. Una parte consistente di quest’etnia variegata, se non rapisce i bambini, li tratta certamente con grande disinvoltura, sfruttandoli o facendone merce di scambio. Siamo un paese che riesce con una sentenza di tribunale – com’è accaduto ad Arezzo, di recente – a condannare un padre ad un mese di carcere per aver dato uno schiaffo a suo figlio, per abuso dei mezzi di correzione e contemporaneamente a trattare con assoluta indifferenza gli episodi che avvengono quotidianamente sotto i nostri occhi: migliaia di bambini rom, molti dei quali con caratteristiche somatiche diverse da quelle delle “madri” che li accompagnano, che chiedono e raccattano elemosine, convogliate poi nelle tasche del loro “capo”. Sono bambini che spesso le famiglie si scambiano, come avverte il sito del Ministero degli Interni: “Accade frequentemente – si legge – che la famiglia di un bambino più volte fermato dalla Polizia, lo rapisca per ‘affidarlo’ ad una comunità di un’altra città, in cambio di un altro minore. In tal modo, è facile perdere le tracce del bambino ed eludere gli interventi delle Istituzioni”. Oppure assistiamo, nella più totale noncuranza, all’allattamento di bambini di qualche settimana o di qualche mese al seno delle loro madri, sdraiate sugli sporchi marciapiedi delle nostre città, con accanto i più grandicelli, che chiedono l’elemosina o rovistano nei bidoni della spazzatura. I bambini, per molte comunità rom, sono una fonte inesauribile di guadagno. Il Ministero degli Interni calcola che l’attività di accattonaggio può portare ad un guadagno anche di cento euro giornalieri, che possono lievitare se i bambini vengono impiegati in attività criminali, come piccoli furti o borseggi.
Abbiamo costituito uno Stato, che in nome dell’accoglienza e dell’integrazione, consente che vi siano persone che risiedono al suo interno e rimangano fuori dall’osservanza e dall’applicazione delle leggi. Non si tratta di espellere dal nostro territorio i rom, ma di esigere – senza tentennamenti e nel rispetto dell’evidenza – d’individuare le responsabilità dei singoli, che spesso sono autori di reati. Come noi, che con la nostra omissione generalizzata, siamo complici degli aguzzini dell’infanzia.
Fonte: http://www.lanuovabq.it/
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