Come lottare e rialzarsi quando si cade

Questo articolo non è per coloro che pensano di non avere poi così tanti problemi con il peccato. Se credi di meritare una valutazione anche solo appena sufficiente per il tuo cammino di santificazione, allora probabilmente non sarai in alcun modo toccato da queste mie parole.

Mentre scrivo penso a quei credenti che leggeranno questo articolo poche ore dopo aver commesso un peccato sessuale o a quei diaconi che si sono lasciati dominare dall’ira nel riprendere i loro figli; ho in mente quegli studenti universitari che hanno tutte le buone intenzioni di seguire Cristo, ma che si ritrovano a svegliarsi con i postumi di una terribile sbornia e non riescono nemmeno a ricordarsi dove abbiano trascorso la notte appena conclusa. Queste parole sono rivolte a quel pastore che ha mentito durante l’ultimo incontro degli anziani o a quelle guide di studio biblico che si sono comportate nello stesso modo in cui Pietro agì nel rinnegare Gesù, quando qualche collega ha chiesto loro se sono davvero convinti che chiunque non crede in Cristo sia destinato all’inferno.

Vorrei che tutti coloro che sono stanchi di lottare contro il peccato siano capaci di affrontare i propri fallimenti più odiosi senza lasciarsi sopraffare dalla disperazione.

 

Un audace senso di colpa

Lasciate che vi parli di un genere di senso di colpa che potrei benissimo definire audace o coraggioso. Fu John Piper a illustrarmi il concetto per la prima volta e questo suo insegnamento mi ha sostenuto e fortificato per più di un quarto di secolo di tentazioni, prove e svariate cadute. Piper ha individuato un esempio concreto di “senso di colpa audace”, altrimenti detto “deciso avvilimento, fiducioso pentimento o risoluto rimorso”, nelle parole del profeta Michea, che ci insegnano il modo giusto in cui rialzarci e lottare dopo aver peccato.

Quanto a me, io volgerò lo sguardo verso il SIGNORE,

spererò nel Dio della mia salvezza;

il mio Dio mi ascolterà.

Non ti rallegrare per me, o mia nemica!

Se sono caduta, mi rialzerò;

se sto seduta nelle tenebre,

il SIGNORE è la mia luce.

Io sopporterò lo sdegno del SIGNORE,

perché ho peccato contro di lui,

finché egli difenda la mia causa e mi faccia giustizia;

egli mi condurrà fuori alla luce

e io contemplerò la sua giustizia.

Allora la mia nemica lo vedrà e sarà coperta di vergogna;

lei che mi diceva: «Dov’è il SIGNORE, il tuo Dio?»

I miei occhi la vedranno,

quando sarà calpestata come il fango delle strade.

(Michea 7:7-10)

Non rimandare

Sembra del tutto illogico peccare e subito dopo gettarsi in ginocchio e rivolgersi a Dio dicendo: “Signore, abbi pietà di me, misero peccatore”. Probabilmente nel nostro cuore risiede ancora la falsa convinzione che, in qualche modo, dobbiamo pagare per le nostre colpe, anche solo in minima parte.

Tuttavia ravvedersi non significa mortificarsi oltre misura. Il ravvedimento è autentico quando si concorda con Dio nel considerare abominevole il peccato e quando ci si rivolge al solo che è in grado di produrre del bene nel peccatore impotente. Perciò, perché tormentarsi per una settimana o più dopo aver peccato, se è possibile correre subito tra le braccia del Redentore, il quale è “venuto nel mondo per salvare i peccatori” (1 Timoteo 1:15)?

Michea ci mostra che, perfino quando tocchiamo il fondo, c’è ancora un Dio che non volterà le spalle ai peccatori ravveduti. “Guarda a lui”, esorta Michea, “prima lo farai, meglio sarà”.

Satana si compiace nel tentarti, si diverte a metterti all’angolo e a prendersi gioco di te e del tuo senso di colpa. Il nemico adora guardarti sguazzare nel pantano della tua miseria e fa di tutto affinché tu consideri il fallimento parte della tua identità. Tuttavia Michea afferma: “Non prestare ascolto a queste menzogne. Rivolgiti al Signore, non rimandare. Lotta quando cadi!”. Nei vv. 8-10 ci mostra il modo corretto in cui farlo.

 

Rispondi al nemico

Non ti rallegrare per me, o mia nemica!

Se sono caduta, mi rialzerò;

se sto seduta nelle tenebre,

il SIGNORE è la mia luce. (Michea 7:8)

Questo passo racchiude una vivida e netta smentita alle calunnie di Satana, un totale ribaltamento della sua strategia d’accusa. Un cuore ricolmo di fede affronta lo sconforto. La fede rifiuta di credere che il peccato sancisca la fine della storia di Dio nella vita di colui che lo commette.

Il tentatore è un tiranno crudele che vuole terrorizzarti mostrandoti l’entità dei tuoi peccati. Tu però impara a ritorcergli contro le sue stesse armi, come Martin Lutero era solito fare:

“Quando mi dici che sono un peccatore, mi fornisci un’armatura e mi metti nelle mani delle potenti armi contro di te, così che con la tua stessa spada io posso tagliarti la gola e frantumarti sotto i miei piedi, perché Cristo è morto per i peccatori. Così, ogni volta che tu ribatti che sono un peccatore, io non faccio che ricordarmi dei benefici di Cristo il mio Redentore sulle cui spalle – non sulle mie! – giacciono tutti i miei peccati. Perciò, quando mi dici che sono un peccatore, non mi spaventi affatto, anzi mi conforti in modo incommensurabile”.

Sottomettiti alla disciplina di Dio

Io sopporterò lo sdegno del SIGNORE,

perché ho peccato contro di lui,

finché egli difenda la mia causa e mi faccia giustizia;

egli mi condurrà fuori alla luce

e io contemplerò la sua giustizia. (Michea 7:9)

Un senso di colpa audace non si tira indietro davanti alle conseguenze che il peccato ha nella vita quotidiana. L’ira furiosa della giusta e santa condanna di Dio nei confronti dei nostri peccati si è spenta alla croce, ma l’indignazione paterna di Dio, diretta conseguenza del dispiacere che egli prova dinanzi al nostro peccare, è una chiara dimostrazione della nostra adozione nella sua famiglia. Quando Dio ci disciplina, ci tratta come suoi figli (Ebrei 12:7). La sua rabbia è intrisa d’amore, ha l’obiettivo di ristorarci ed è tesa a produrre esclusivamente il nostro bene.

Inoltre, la disciplina di Dio è temporanea. Nota quanta speranza trasuda la parola “finché” in Michea 7:9: “finché egli difenda la mia causa”. Ecco il punto in cui si scontrano la teologia di Satana e il Vangelo. Il nemico istiga dicendo: “Vedi il modo in cui Dio ti sta punendo? Ecco la dimostrazione che gli sei nemico!”; ma il Vangelo afferma: “Egli combatterà per la mia causa e mi farà giustizia. Egli mi condurrà alla luce e io vedrò la sua salvezza”.

Proprio così, Dio ti trattiene dal cadere quando ti rivolgi a lui per chiedergli aiuto e sostegno in mezzo alle tentazioni. Ma quando pure inciamperai, egli ti proteggerà affinché quel passo falso non ti distrugga e ti farà comparire “irreprensibile e con gioia davanti alla sua gloria” (Giuda 24).

Alla fine dei tempi, il nemico non potrà che essere l’inerme testimone della giustificazione di coloro che sono stati comprati a caro prezzo con il sangue del figlio di Dio. Per grazia, attraverso la fede, noi saremo giusti e brilleremo come il sole nel regno del nostro Padre celeste (Matteo 13:43); così, nel volgere lo sguardo verso il nemico delle anime nostre, lo vedremo umiliato e calpestato come la polvere e il fango delle strade. Questo è il destino che spetta a Satana (Michea 7:10).

La forza di lottare

Quale Dio è come te,

che perdoni l’iniquità e passi sopra alla colpa

del resto della tua eredità?

Egli non serba la sua ira per sempre,

perché si compiace di usare misericordia.

Egli tornerà ad avere pietà di noi,

metterà sotto i suoi piedi le nostre colpe

e getterà in fondo al mare tutti i nostri peccati. (Michea 7:18-19)

Quando pecchi, presentati in ginocchio davanti a Dio. Egli non si stanca e non si sdegna per il tuo continuo tornare dinanzi al suo trono di grazia; non sospira né si acciglia nel vederti tremante ai suoi piedi. Dio si rallegra nel mostrare misericordia, come scrive Richard Sibbes: “Dio è più pronto a perdonare di quanto tu lo sia a peccare; come da te sgorga un’incessante sorgente di empietà, così in Dio vi è una ben più grande e inesauribile fonte di grazia”.

Immagina di trovarti insieme al popolo di Israele al fianco di Mosè dopo aver attraversato il Mar Rosso; hai appena visto il faraone e il suo esercito sparire negli abissi del mare e ti rendi conto che non potranno mai più tormentarti. Un giorno la medesima sorte toccherà al tuo peccato.

Per quanto celebri e ripetute possano essere le parole che seguono, sarebbe oltremodo opportuno ripeterle a se stessi ogni volta che si cade per riceverne conforto: quando Dio ha gettato i tuoi peccati, per quanto innumerevoli essi siano, negli abissi senza fondo né confine del perdono, egli ha posto su quel mare un incontrovertibile divieto di pesca, affinché nessuno, nemmeno Satana in persona, li possa riesumare.

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