Di Ben Cohen, staff di Porte Aperte/Open Doors nel Regno Unito
Non possiamo paragonare le cadute di alcuni dei nostri leader di Chiesa a dittatori brutali come Gheddafi o Amin. Eppure, afferma Ben Cohen, guardando con più attenzione, tra sangue e violenza, troviamo molte cose su cui come cristiani possiamo riflettere.
Guardando il secondo episodio della docu-serie di Netflix “Come diventare tiranni”, ho voluto tentare un esperimento. Sentiti libero di provarci anche tu…
==>> Ti sfido a digitare le parole “Christian” (cristiano) e “power” (potere) in un motore di ricerca online. La prima volta che io ci ho provato, Google ha pensato che mi fossi sbagliato e mi ha presentato risultati di ricerca relativi a “power point cristiani”.
Ci ho riprovato e mi si è presentato un curioso miscuglio di risultati: riflessioni sulla potenza di Dio, un gruppo di body builder cristiani chiamati “Power Team”, adorazione potente e molto altro. Molto meno in evidenza i risultati relativi al potere di esseri umani, ad esempio: come esercitarlo gli uni nei confronti degli altri o come gestirlo in modo diverso in quanto seguaci di Cristo.
Sembra che il tema di come i cristiani “gestiscano” il potere, al contrario di soldi e sesso, non susciti molta curiosità. Mentre continuavo a guardare “Come diventare tiranni”, mi sono convinto sempre di più che questo possa costituire un grande, grande problema per la Chiesa.
Un’occhiata al manuale
La serie mette a nudo quello che chiama “il manuale” per diventare un tiranno di successo. Ogni episodio seleziona un principio chiave e si focalizza su un (defunto) dittatore per illustrare le dispotiche regole d’ingaggio.
Impariamo a conquistare il potere (Hitler), annientare gli avversari (Saddam Hussein), dominare con la paura (Idi Amin in Uganda) e così via. Se dovesse sembrarti difficile che una serie del genere abbia successo, potresti rimanere sorpreso, anche se non direi “piacevolmente”. I produttori hanno lavorato sodo per creare uno show pieno di storie di vendette sanguinarie, torture e lavaggi del cervello… divertente insomma.
Lo spettatore è bombardato da una marea di animazioni, teste che parlano, filmati storici e alcune clip di film, francamente bizzarri, per illustrare le proprie valide osservazioni. Ha uno spirito simile ai dinamici film-documentari in stile jump-cut di Michael Moore, come Fahrenheit 9/11. Questo tipo di approccio oscilla tra essere il punto di forza e il punto debole dell’intera serie.
Il trafiletto promozionale descrive “Come diventare tiranni” come una “sardonica docuserie”, e “sardonica” è in effetti il termine adatto. Mentre apprendiamo di golpe, sanguinosi colpi di stato e brutali guerre, percepiamo in sottofondo il macabro umorismo del narratore (e co-produttore) Peter Dinklage. Descrive l’uniforme della barbarica squadra di intelligence di Idi Amin, lo State Research Bureau (camicie a fiori, giacche eleganti e pantaloni a zampa, era il 1973): “Ma nonostante fossero alla moda”, afferma, “non erano persone con cui avreste voluto fare festa”.
Tutto questo probabilmente rende “Come diventare tiranni” una sorta di docu-calderone. Eppure, se riesci a sopportare l’umorismo un po’ macabro, si tratta di uno show molto accessibile ed informativo. Uno show che contiene alcuni importanti messaggi per i cristiani.
1. Il carisma umano non è “unzione divina”
Non voglio dire che le recenti sbandate di leader cristiani caduti in disgrazia si avvicinino alla tirannia di Mao o Gheddafi. Tuttavia, scoprendo più cose sul “manuale del potere” della serie, ho notato inquietanti somiglianze.
I dittatori di “Come diventare tiranni” erano affascinanti e carismatici. Hanno offerto speranza alle proprie nazioni in momenti storici in cui esse si sentivano umiliate e senza speranza. Erano oratori brillanti e avevano imparato a brandizzare sé stessi e i propri movimenti con la stessa abilità di McDonalds o Coca Cola.
È esattamente questo tipo di carisma che, anche nella Chiesa, ripetutamente ci inganna. Con chiese sempre meno frequentate, questi leader promettono crescita illimitata o risveglio religioso. Come molti, ho ascoltato il podcast su “Ascesa e caduta di Mars Hill”, avvenimento di cui si è parlato abbondantemente negli ultimi anni, con cupa fascinazione. Come è possibile che al leader di Mars Hill Church, Mark Driscoll, sia stato permesso di accusare colleghi pastori, come lui stesso ha affermato, solo perché avevano posto delle domande difficili su di lui? Driscoll è un uomo prodigiosamente talentuoso che ha contribuito a costruire e brandizzare un impero. Attraverso il suo carisma e indiscusso talento di comunicatore, è riuscito a portare in chiesa una generazione che mancava all’appello. I risultati parlavano da soli. Avresti voluto essere proprio tu la persona che metteva a rischio tutto questo, sollevando domande scomode sulla sua persona? Per molte persone, per molti anni, la risposta a questa domanda è stata “no”.
È tempo che le nostre chiese elaborino adeguatamente una teologia del potere umano. Dobbiamo essere pronti a individuare e resistere al fascino seducente del narcisista, anche se (anzi, soprattutto se) si professano cristiani, se fanno parte della nostra congregazione di chiesa o occupano una posizione di autorità su di noi.
2. “Gesù è il Signore” rimane l’affermazione più rivoluzionaria che possiamo pronunciare
Lavorando in Porte Aperte/Open Doors, vedo il rischio che i cristiani corrono quando proclamano questa verità. In “Come diventare tiranni” ci viene detto che in una dittatura c’è spazio per un solo Dio, il dittatore stesso. Certo, potrebbe esserci spazio per qualche istituzione già esistente, a patto che sia condiscendente e servile. In Cina, le chiese che causano problemi vengono demolite, i leader imprigionati ed intere congregazioni tracciate con tecnologie di sorveglianza.
Nel frattempo, in Corea del Nord, la spietata dinastia Kim è ritratta come divina. Non è un caso che la Corea del Nord sia anche la nazione più spietata del mondo nei confronti di chi segue Cristo. Se ti scoprono con una Bibbia, ti spediscono con un biglietto di sola andata nei campi di rieducazione del Paese. Difficile uscirne vivi.
Mentre in occidente ci viene garantita la libertà di affermare “Gesù è il Signore”, dobbiamo supportare, pregare e parlare in favore di cristiani nel mondo che rischiano tutto quando mettono Gesù al primo posto.
3. Vale la pena farsi valere
La parte di maggiore ispirazione nelle sei puntate della serie arriva forse verso la fine del brutale regno di Amin, presidente dell’Uganda. Janani Luwum, l’arcivescovo anglicano dell’Uganda, si pronuncia contro la violenza del regime. In risposta, il presidente lo accusa di tramare una “rivolta anglicana” armata, ma Luwum rifiuta di firmare una falsa confessione. Amin si reca nella cella dell’arcivescovo e lo esorta a ripensarci, ma l’unica cosa che Luwum è disposto a fare è pregare per la pietà di Dio sull’Uganda e sui suoi leader. Si presume sia stato il presidente stesso a premere il grilletto, sostenendo in seguito che l’arcivescovo, crivellato di colpi, fosse morto in un incidente stradale.
Tuttavia, la nazione non si persuade della versione ufficiale degli avvenimenti. L’arcivescovo era molto amato per la sua integrità ed il suo omicidio rafforza ulteriormente in Uganda l’opinione che il governo di Amin debba cadere. Due anni dopo, Idi Amin fugge in esilio, per non tornare mai più.
Janani Luwum non si è lasciato sedurre dal potere umano, né tentare dal compromesso: nemmeno noi dovremmo farlo.
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