Diego Greco racconta la sua conversione.
Come la maggior parte dei ragazzi che nascono in una famiglia di religione cattolica romana, anch’io sono stato educato ed iniziato a seguire quelle regole ed ero, tutto sommato, un buon cattolico: andavo in chiesa ed osservavo i vari precetti e sacramenti. Seguivo con un certo interesse la lettura dei brani biblici riguardanti l’annuncio della venuta di Gesù, della Sua nascita, dell’apparizione degli angeli ai pastori, e il racconto dell’arrivo dei magi, in Gerusalemme, per adorarLo. Ogni mattina, di buon’ora mi recavo a servire la messa come chierichetto ed amavo seguire tutte le processioni che si svolgevano nella città; amavo stare in quell’ambiente religioso ed essere in amicizia col sacerdote. L’unico punto negativo, che mi tormentava non poco, era che, quando passavo vicino alle statue, avevo una paura matta, e tutto questo continuò fino all’età di dodici anni.
Intorno a quell’età trovai lavoro come banconista in un bar, al circolo dei sottufficiali di via Roma, Taranto; un giorno, mentre ero intento al mio lavoro e alle mie mansioni, verso il mezzogiorno…. chiusi le porte ed iniziai il rito consueto delle pulizie; ero solo e tutto era silenzio intorno a me, non ricordo quali fossero in quel momento i miei pensieri, ma, ad un tratto, sentii molto chiaramente una voce d’uomo (…), che mi disse: “quando termini il tuo lavoro, passa per quella via…. che, poi…”, ma nulla era molto chiaro su quel che avrei dovuto fare o vedere.
L’impressione di quella voce fu grande, riaprii tutte le porte del locale… ma non c’era nessuno; allora richiusi le porte e continuai il mio lavoro. La sera, al termine della giornata lavorativa, mentre mi avviavo verso casa, sentii nuovamente quella voce (…). Ero già su quella strada indicatami precedentemente… e, in un mio monologo, mi chiedevo: “ma dove devo recarmi?” La voce che mi stava suggerendo il tutto mi indicò, quasi come spingendomi, un portone del Corso dere Mari, e quella voce mi disse: “entra!”. Era un portone che segnava l’ubicazione del n. 12; entrai… e a sinistra dell’atrio v’era una porta con dei gradini che portavano in uno scantinato illuminato fievolmente.
Mentre ero indeciso se scendervi o no, mi accorsi che altre persone, dietro di me, si erano avvicinate a quella porta… avrei voluto informarmi, ma la vergogna mi tratteneva dal farlo; in quel preciso momento, tra quelle persone, riconobbi una signora, che mi disse: “Diego, cosa fai qui?”. Nella mia semplicità risposi che non conoscevo la precisa ragione perché fossi lì; la donna… nonostante la mia perplessità e indugio, mi invitò a scendere per partecipare alla riunione che si sarebbe svolta poco dopo.
Durante il culto, mentre i fedeli pregavano e cantavano, anch’io seguivo attentamente tutto lo svolgimento del culto e recepivo il messaggio della Parola di Dio predicata dal Fr. Salvatore Gemelli, il pastore.
Al termine della riunione il pastore mi domandò se fosse stata la prima volta che io presenziassi ad una riunione di culto evangelico: gli risposi di sì e lui mi invitò a ritornare.
Tornato a casa raccontai, con gioia, la mia singolare esperienza ai miei genitori ed ai miei parenti, che mi ascoltarono attentamente e ne rimasero anche impressionati, ma niente di più; solo un mio cugino frequentò la chiesa per un certo tempo, ma poi si allontanò.
All’età di quindici anni, dopo aver appreso della necessità di fare un patto col Signore, accettai di battezzarmi e così scesi nelle acque facendo il patto col Signore di servirlo ed essergli fedele fino alla morte.
Diego Greco
Tratto da: Zucchi Sergio, Espansione Pentecostale, Taranto 1994, pag. 337, 338 | hanuovavia.org
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