Come affrontare la questione climatica

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rechauffement1La Federazione protestante di Francia ha pubblicato un documento sul riscaldamento climatico. E propone un approccio nuovo e stimolante al problema .

(Antoine Nouis) Il clima si riscalda, gli scienziati ne sono convinti al 100%. Trent’anni fa, al summit di Rio, si stimava che la probabilità della responsabilità umana di tale riscaldamento fosse del 50%, mentre oggi è del 95%. Se la tendenza attuale proseguirà il riscaldamento potrebbe raggiungere 4 gradi da qui alla fine del secolo, con conseguenze imprevedibili. Sono dati incontestabili, ci resta da credere a ciò che sappiamo, come diceva Jean-Pierre Dupuy, l’inventore del concetto di catastrofismo illuminato.

Nesuno vuole fare sacrifici
A fronte di questi dati il problema delle politiche ecologiche è che richiedono sacrifici e devono essere condotte su una scala temporale che non è quella dei politici. Come afferma Boutros Boutros-Ghali nei suoi ricordi di diplomatico internazionale: “Quando parlavo di riscaldamento dell’acqua, dell’aria, dell’aumento della temperatura… a funzionari che sedevano in istituzioni internazionali, tutti rispondevano: non sono qui per l’acqua, per l’aria o per la terra, ma per difendere gli interessi del mio governo”. I politici non faranno niente, se non sotto la pressione dell’opinione pubblica e della società civile.

Un approccio innovativo
Che cosa potrebbe farci cambiare comportamento? Sono due le risposte possibili: la paura o la gratitudine. Secondo il filosofo Hans Jonas soltanto la paura può indurci alla ragione, come il profeta di cui porta il nome e che fece cambiare condotta ai niniviti con l’annuncio della distruzione della città. Siccome un tale approccio è poco evangelico, la Federazione delle chiese evangeliche di Francia (che ha pubblicato recentemente un articolato documento sul tema del riscaldamento del clima, elaborato da un gruppo di lavoro comprendente l’etico Otto Schäfer, della Federazione delle Chiese evangeliche in Svizzera, ndr.) propende per la gratitudine. Ci esorta a coltivare la riconoscenza in nome del versetto biblico che dice: “Che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto?” (1 Corinzi 4,7). Aprire gli occhi, vedere la natura come un dono e non come qualcosa di dovuto, imparare a prendersene cura secondo il proverbio africano che recita: “Non ereditiamo il mondo dai nostri padri, ma lo prendiamo in prestito dai nostri figli”. È la sfida che attende la nostra generazione. (da Réforme; trad. it. G. M. Schmitt, redazione P. Tognina)

Fonte: http://www.voceevangelica.ch/


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