Le aggressioni della notte di Capodanno hanno inasprito il dibattito sui rifugiati. La cultura dell’accoglienza è stata messa in discussione.
(Déborah Bérlioz) Le aggressioni della notte di Capodanno a Colonia suscitano ancora reazioni. “Mi sento meno sicura”, afferma Kim, una giovane di 25 anni. “È una sorta di paranoia, ma faccio più attenzione”. Bisogna dire che gli incidenti di San Silvestro sono senza precedenti. Quella notte una folla compatta di un migliaio di giovani di sesso maschile si è ammassata davanti alla stazione centrale di Colonia. Per diverse ore, in un’atmosfera di violenza, sono stati lanciati fuochi d’artificio tra la gente e sono stati commessi furti e aggressioni. Circa 800 denunce sono in seguito state depositate presso la polizia di Colonia, delle quali circa la metà per aggressioni sessuali.
Molte domande aperte
Finora non è stata fatta completamente luce su ciò che è successo. Ma le testimonianze delle vittime e della polizia concordano su un punto: i presunti aggressori sarebbero in gran parte originari dell’Africa del nord e dei paesi arabi. E tra di essi vi sarebbero dei rifugiati.
Ce n’è abbastanza per rilanciare il dibattito sull’accoglienza dei richiedenti l’asilo in Germania. Il paese ha infatti accolto oltre un milione di rifugiati nel 2015. E se la cancelliera non smette di ripetere che il suo paese “può farvi fronte”, le voci critiche sono sempre più forti, anche all’interno della sua stessa coalizione. La CSU, sorella bavarese della CDU, il partito di Angela Merkel, chiede da tempo che venga fissato un limite al numero di rifugiati in arrivo in Germania. Per Horst Seehofer, capo della CSU, la Repubblica federale non dovrebbe accogliere più di 200.000 richiedenti l’asilo all’anno, per evitare il rischio di non riuscire a integrarli.
Merkel sotto pressione
“I fatti di Capodanno sono le orrende conseguenze di una politica d’asilo e d’immigrazione catastrofica”, ha dichiarato la copresidente del partito populista Alternativa per la Germania (AfD), Frauke Petry, alcuni giorni dopo gli eventi. Critiche ancora più aperte giungono dai ranghi della CDU. Alcuni deputati del partito della cancelliera hanno raccolto firme affinché vengano chiuse le frontiere ai migranti. Secondo il quotidiano Bild la proposta avrebbe già ricevuto il sostegno di 40 dei 311 deputati della CDU/CSU che siedono nel Parlamento federale.
La cancelliera ha reagito inasprendo i toni. “Sono crimini ripugnanti, che la Germania non accetterà”, ha dichiarato il 9 gennaio, prima di pronunciarsi in favore di un deciso inasprimento delle norme di espulsione per i rifugiati.
Reazioni affrettate?
Thomas Zitzmann lavora per il consiglio per i rifugiati a Colonia, un’organizzazione che aiuta i richiedenti l’asilo nelle procedure legali. Secondo lui il governo brucia un po’ troppo le tappe. “Non sappiamo ancora nemmeno chi sono i colpevoli, se sono rifugiati, e già decidiamo di inasprire il diritto d’asilo”, deplora. Senza contare che si è sempre battuto contro la “doppia pena” per i rifugiati. “Ciò è in contrasto con la parità di trattamento davanti alla legge. Temo inoltre che adesso si tenterà di rinviare dei richiedenti l’asilo nei loro paesi senza nemmeno chiedersi se ciò rappresenti o meno un rischio per loro. Nessuno dovrebbe essere espulso se ciò lo mette in pericolo, anche nel caso in cui abbia commesso un reato grave”.
Il vicecancelliere Sigmar Gabriel, socialdemocratico dell’SPD, ha proposto un obbligo di residenza per i rifugiati che hanno già ottenuto l’asilo. L’obiettivo sarebbe quello di impedire la creazione di “ghetti nelle grandi città”. Ancora una dichiarazione che indigna Thomas Zitzmann: “Che cosa c’entra questo con gli incidenti? Oltretutto i rifugiati riconosciuti non devono essere limitati nella scelta della loro residenza, è contrario al diritto europeo. E dubito che sia una mossa efficace per contrastare la criminalità”.
La Chiesa evangelica in Germania (EKD), da parte sua, invita a non scegliere la soluzione di comodo concentrandosi su un inasprimento del diritto d’asilo. Pur condannando fermamente le aggressioni di Capodanno, il presidente del consiglio dell’EKD, Heinrich Bedford-Strohm, ha dichiarato che non bisogna per questo “rimettere in discussione l’aiuto umanitario”.
Rifugiati aggrediti
Il movimento xenofobo Pegida e le sue filiali traggono ovviamente ampio profitto dal riaccendersi della discussione sull’accoglienza. Nelle ultime settimane si sono moltiplicate le manifestazioni a Colonia, Lipsia e Dresda. Lo slogan è “fuori gli stupratori stranieri”. A Colonia diversi migranti sono stati aggrediti dall’inizio dell’anno.
Ali, giovane rifugiato originario della Guinea, vive da nove mesi in un centro a ovest di Colonia. “Prima, quando uscivo, andava tutto bene”, dice. “Ora non oso più recarmi in centro città e ho paura di avvicinarmi ai tedeschi”. Kerstin Engelhard, direttrice del centro d’accoglienza, per soli maschi,, afferma che “gli ospiti si sono indignati per i fatti di Capodanno, e ne hanno abbastanza del sospetto generalizzato che grava su di loro”.
Per molti i fatti di Colonia ricordano quelli di piazza Tahrir, al Cairo, dove dei giornalisti francesi erano stati aggrediti da una folla di uomini. Una spiegazione di queste violenze sarebbe culturale. “La maggior parte dei giovani, ma anche delle giovani, che crescono oggi nelle società arabo-musulmane hanno una sessualità repressa”, scrive una giornalista sul sito Internet del giornale belga Le Vif. Una frustrazione che potrebbe condurre alla violenza.
Islam sotto accusa
Per Kerstin Engelhard accusare l’islam è troppo facile: “In certi paesi africani a maggioranza cristiana, come l’Eritrea, c’è molta disparità nei rapporti uomo – donna. Ed è più una questione di generazione che di religione. I giovani siriani, ad esempio, sono molto meno tradizionali delle generazioni passate”. Non ha d’altra parte alcuna difficoltà a dirigere un centro per uomini. “Gli ospiti mi trattano con rispetto”, sottolinea. Anche la maggior parte dei volontari che danno una mano al centro sono donne. “Interagendo con loro i richiedenti l’asilo imparano di più sui rapporti uomo – donna in Germania. Per esempio, dopo una serata di cucina, anche gli uomini devono rimettere in ordine. E questo non costituisce mai un problema”.
Del resto, secondo la polizia criminale tedesca, i rifugiati non commetterebbero statisticamente più reati dei tedeschi. E meno dell’1% dei reati commessi da richiedenti l’asilo sono aggressioni sessuali, ossia più o meno la stessa percentuale di reati sessuali commessi nel 2014 da tutta la popolazione tedesca. (da Réforme; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)
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