Bogotà – Più di 500 donne sono state uccise in Colombia nel primo semestre 2013. La regione de Valle del Cauca è al primo posto con un totale di 144 casi di femminicidio , seguita da Antioquia con 68 e al terzo posto è Bogotà con 56 casi.
La nota inviata da Radio Caracol, cita un rapporto dell’Istituto di Medicina Legale della capitale colombiana, che riporta un totale di 514 donne uccise nel Paese nei primi sei mesi del 2013. I dati, raccolti da esperti dell’Istituto, verificati e analizzati dal Gruppo Centro Nazionale di Riferimento per la violenza, rivelano che la maggior parte delle vittime sono nella fascia di età tra i 30 ai 34 anni.
Chi ha deciso la loro condanna a morte? Certo il singolo uomo che si è incaricato di punirle o controllarle e possederle nel solo modo che gli era possibile, uccidendole, ma anche la società non è esente da colpe.
“Il femminicidio, non è solo un fatto criminologico ma ha una valenza simbolica del rapporto (arretrato) uomo-donna in Colombia e nel resto del mondo. Ecco perché riguarda la politica”. Ed è per questo che si chiede anche “agli uomini di aprire gli occhi e di camminare e mobilitarsi con le donne per porre fine a quest’orrore”.
Le notizie li segnalano come omicidi passionali, storie di raptus, amori sbagliati, gelosia. La cronaca li riduce a trafiletti marginali e il linguaggio le uccide due volte cancellando, con le parole, la responsabilità.
L’amore che uccide, l’amore malato, l’amore che distrugge invece di costruire. Forse dobbiamo insegnare ai nostri giovani il vero senso di questa grande e importante parola, affinché non si travisi che cosa sia amare. Sì, perché non vuol dire possedere, padroneggiare e usare; maltrattare tanto da spingere a uccidere quando si è respinti o lasciati.
Le donne sono stanche e gridano a gran voce: “Giustizia!”.
Speriamo che queste voci siano finalmente sentite da qualcuno, prima di leggere altri nomi e altre drammatiche storie.
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