Quante volte, dinanzi ad un sacrificio, ci fermiamo e preferiamo evitare pensando che non possiamo farcela. E, umanamente parlando, chi potrebbe darci torto! Cerchiamo magari il conforto presso amici e conoscenti, ribadendo che noi non potevamo fare questo o quel sacrificio, avremmo messo a repentaglio noi stessi e la nostra stessa famiglia! Quanti segni di approvazione riceviamo! Tutti solidali con questo nostro modo di vedere le cose. E non potrebbe essere diverso… Eppure, non ci rendiamo conto che mentre raccontiamo ai nostri compagni di sventura la questione, non riusciamo neanche a guardarli negli occhi, proviamo un sordo senso di impotenza misto a tristezza… In fondo vorremmo aiutare quell’uomo o quella donna, o la chiesa, o chissà chi, ma siamo costretti ad abiurare, a recedere. Ma guardiamo per terra, qualcosa in noi ci dice che siamo stati sconfitti. E, quantunque i nostri amici cercano di mostrarci solidarietà, pure sappiamo che il retrogusto di quell’approvazione è soltanto amarezza.
Gesù vide una donna. Ma non la vide in circostanze normali: era vicina la cassa dei beni della sinagoga. E, prima di lei, vestito di tutto punto, un uomo benestante, che non esitò a mostrare a tutti una lauta offerta che posava a disposizione dei sacerdoti. Forse qualcuno restò impressionato da quel gesto: erano tanti soldi! E quell’uomo, guardondosi in giro con aria soddisfatta, per avere compiuto qualcosa a suo parere di estremamente buono, si ritirò dalla vista di tutti quando ecco, a strada libera farsi avanti quella stracciona, quella donna povera che non aveva nulla o quasi. A malapena riusciva a camminare. A malapena riusciva a parlare. Si vergognava di farsi vedere da quegli sguardi avidi di curiosità di coloro che avevano osservato pure quel riccone prima della vedova. Non era li per farsi vedere dagli uomini, anzi, evitava il loro sguardo che fondamentalmente era di disprezzo. Ma c’erano altri due occhi che la stavano seguendo. Erano gli occhi di Gesù. La donna non lo sapeva, non credeva che qualcuno stesse apprezzando il suo gesto, ma, tremante, alzò la sua mano e mise la sua offerta nel cestino delle offerte. tutti videro due spiccioli, che, messi insieme, facevano un soldo. Il minimo che mai si potesse donare… Che vergogna! – pensarono i più – che cosa se ne farebbero i sacerdoti di una tale cifra? A cosa servirebbe tale cifra? A nulla. Eppure altri due occhi che guardavano si riempirono di gioia. Lei aveva donato tutto quello che possedeva.
Mentre il ricco se ne andò convinto di avere dato da mangiare a Dio e continuò a governare la sua vita con le sue ricchezze, per poi perderla subito dopo, la donna se ne tornò a casa con una frase nel cuore: “Dio ho rimesso la mia vita nelle tue mani, abbine cura, mi fido di te!”.
Questa vedova non ha mai perso la sua vita.
Pastore Gabriele
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