Il regista 89enne sfida l’indignazione del mondo del cinema americano: produrrà il suo prossimo film proprio nello stato che ha osato limitare l’aborto.
Chi se non l’inossidabile Clint Eastwood poteva sfidare il grande boicottaggio di Hollywood nei confronti della Georgia, lo stato americano “colpevole” di avere messo fuori legge l’aborto dal momento in cui è possibile registrare il battito cardiaco del nascituro (ovvero a partire da circa sei settimane dalla concezione)?
A dare la notizia è stato un canale locale della Nbc. A quanto pare, mentre le cosiddette major hollywoodiane (e non solo loro) meditano o hanno già pianificato di “punire” l’affronto pro-life osato dalla Georgia mortificando una delle più importanti fonti di reddito dello stato (le produzioni cinematografiche, appunto), il vecchio Clint, a 89 anni, è sul punto di avviare le riprese di un nuovo film di cui sarà regista e produttore.
LA VICENDA DI RICHARD JEWELL
La stessa storia scelta da Eastwood per la sua prossima opera sembra essere concepita apposta per affrontare contromano il mainstream. Il film infatti si intitolerà The Ballad of Richard Jewell, e sarà ispirato alla vicenda dell’omonimo poliziotto che nel 1996 sventò un attentato alle Olimpiadi di Atlanta (ecco la Georgia) salvando chissà quante vite. Da eroe, però, l’agente si vide ben presto trasformato in presunto mostro, poiché finì tra i sospettati della tentata strage.
DA ATLANTA A COVINGTON
Nei confronti di Jewell, che dopo il calvario giudiziario sarà riconosciuto non colpevole, fu messo in piedi all’epoca il classico “processo mediatico”. Come ricordano con soddisfazione i giornali conservatori americani, prima di morire nel 2007 l’uomo ha trascinato in tribunale la stampa (tendenzialmente di sinistra) che lo aveva preso di mira, ottenendo notevoli risarcimenti. Il suo avvocato, L. Lin Wood, è lo stesso che oggi rappresenta in una causa per diffamazione contro il Washington Post Nicholas Sandmann, il ragazzo della Covington Catholic High School frettolosamente accusato di “razzismo” in un’altra celebre bolla mediatica scoppiata all’inizio di quest’anno.
Foto Ansa
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