L’iniziativa di alcuni giornali studenteschi rivela che magari le strutture delle scuole non sono ottimali ma l’esperienza che fanno i ragazzi a scuola è positiva. E gli insegnanti pure. In un momento in cui il nostro paese attraversa una crisi economica, politica, ma soprattutto antropologica, la scuola italiana sembrerebbe essere solo uno dei tanti luoghi di noia, cinismo e stanchezza che caratterizzano la società. I redattori di alcuni giornali studenteschi (Attenzione, Fondazione Sacro Cuore; Obranoel, liceo scientifico Leonardo; Oblò sul cortile, liceo classico Carducci), pieni della loro esperienza vissuta a scuola con amici e professori, hanno avvertito il contrario. E si sono chiesti: la scuola può essere un luogo da cui ripartire? Può essere il luogo del riscatto? Abbiamo dato vita a un’inchiesta che ha coinvolto studenti e professori di quindici scuole, tra licei e istituti milanesi statali e paritari, con interviste e un questionario valutativo distribuito in più di 2 mila copie. Gli studenti sono stati interpellati su tutto, dallo stato dell’edilizia scolastica alla qualità dei docenti. E le risposte sono state sorprendenti.
Sei soddisfatto della tua scuola?
Chi lo avrebbe mai detto? L’esperienza che viene fatta a scuola è più che positiva: la media voto è 7,5. Nonostante le gravi carenze nelle strutture, nei servizi agli studenti e nelle visite d’istruzione, il giudizio resta alto. Segno di una positività che media, politici e maîtres à penser non vedono, ma che gli studenti riescono a percepire.
Cosa chiedi alla tua scuola?
Un solido bagaglio culturale e rapporti utili per la maturazione. Pochissimi quelli che considerano la scuola un obbligo o un mezzo per avere domani un buon posto di lavoro. Dove sono i giovani cinici e schiacciati dalla paura della crisi economica? Noi non li abbiamo trovati. Lo studente chiede alla scuola molto di più delle semplici nozioni e cerca un luogo dove maturare come persona.
Che voto dai ai tuoi professori?
In media tra il 7 e l’8. Anche dove i giudizi sulle strutture scolastiche sprofondano sotto il 6, i professori spiccano come punto positivo. Per dirla con Dante, «Tu duca, tu segnore e tu maestro». La scuola – ridotta all’osso – è il rapporto tra lo studente e il maestro: qui le aspettative e le domande di noi giovani possono trovare un interlocutore, qualcuno che le raccolga e le rilanci. Il professore ideale deve possedere una solida “preparazione professionale” e la “capacità di dialogare”.
Nonostante le innegabili difficoltà e fatiche in cui la scuola si trova, i risultati dell’inchiesta mostrano che è già presente l’ingrediente fondamentale per ogni rivoluzione: un immenso capitale di speranza. L’io al di là di ogni condizionamento è la sorgente della rinascita. Gli studenti, che tutti ritraggono cinici e svogliati, si sono rivelati ragazzi che desiderano essere uomini: «A scuola – chiediamo – vivere o sopravvivere?» «Vivere», ci rispondono. Bisogna investire su questo: un uomo vivo che brama di vivere, che non si arrende alle difficoltà, che propone e costruisce. Solo così sarà possibile un rinnovamento per tutti, anche nella crisi.
Bernardo Cedone
Fonte: http://www.tempi.it/
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