La recente ondata di infezioni dovute al virus H7N9, che si trasmette attraverso il contatto con i volatili, ha fatto danni al settore per 20 miliardi di yuan. Il governo si è impegnato per aiutare gli allevatori. Rimane alta l’allerta per nuovi casi di contagio.
Shanghai – La recente epidemia di influenza aviaria scoppiata in Cina è costata circa 20 miliardi di yuan (2,4 miliardi di euro). A pagarne le spese soprattutto coltivatori e allevatori di pollame, circa 40 milioni, colpiti da bandi alle esportazioni e da ordinanze relative alla soppressione degli animali. Il governo, riporta lo Shanghai Securities News, si è impegnato per fornire aiuti economici alle fasce più colpite.
La scorsa ondata di influenza – che si trasmette all’uomo attraverso il contatto con pollame vivo ma che potrebbe aver sviluppato nuove forme di trasmissione – è iniziata nel marzo 2013 ed è costata in totale 60 miliardi di yuan, dovuti soprattutto al crollo dei prezzi di uova e carne.
Altissimo anche il prezzo in termini di vite umane: ad oggi la Cina ha confermato 110 casi di infezione da H7N9 – il nuovo, mutato virus dell’influenza aviaria – che hanno prodotto 22 decessi. La provincia più colpita è quella meridionale del Zhejiang. Anche Hong Kong è stata colpita: lo scorso 29 gennaio, le autorità del Territorio hanno confermato la terza vittima per l’influenza. Si tratta di un anziano appena tornato da Shenzhen, dove le autorità avevano appena ordinato l’abbattimento di 22mila polli per contenere il virus.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, “non vi sono ancora prove” che il virus sia capace di passare da uomo a uomo. Finora, tutte le persone decedute per H7N9 avevano avuto contatto diretto con volatili vivi e infetti. Nel Zhejiang il governo ha proibito anche la vendita di piccioni.
Fonte: Asianews.it
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