La capitale della ricca provincia meridionale del Guangdong conferma: i circa 100 detenuti al momento costretti ai lavori forzati saranno liberati prima del 2014. Fra questi non vi sono personalità religiose o dissidenti politici. Ancora non è chiaro che fine farà il sistema della “rieducazione tramite il lavoro” lanciato da Mao Zedong. Guangzhou (AsiaNews) – Il governo della metropoli di Guangzhou, capitale della ricca provincia meridionale del Guangdong, ha annunciato che entro la fine dell’anno libererà i “circa 100 detenuti” al momento rinchiusi nei lager di Stato per la “rieducazione tramite il lavoro”. Dopo questa liberazione “nessuno sarà più rinchiuso nei campi”. Il sistema, noto come “laojiao”, è al centro di una ampia discussione nel Paese: molti, fra cui l’attuale leadership, hanno dichiarato di volerlo abolire ma per ora alle parole non sono seguiti i fatti.
I laojiao sono una forma di prigionia che esiste dai tempi di Mao Zedong. Ad esso sono condannati molto spesso cristiani, dissidenti, membri del Falun Gong. Il China Daily, giornale statale, dice che vi sono circa 320 campi di lavoro per il laojiao, dove sono rinchiusi 500mila persone, in maggioranza criminali del mondo della droga. Nei campi di lavoro – organizzati come fattorie o industrie – i prigionieri hanno orari di lavoro massacranti, fino a 12-15 ore al giorno, e prendono una minima paga mensile.
Dopo una serie di dichiarazioni relative alla sua abrogazione, sul tema del laojiao è intervenuto anche il nuovo premier Li Keqiang. Egli ha promesso una “riforma a livello nazionale del sistema entro l’anno”, ma non ha voluto fornire i particolari limitandosi a dire che questi “saranno annunciati presto”. Oltre al Guangdong, che cerca di mantenere la propria reputazione di provincia aperta al mondo, anche lo Yunnan ha annunciato che “non manderà più nessuno” nei campi di lavoro.
I prigionieri che verranno liberati a Guangzhou sono tutti criminali comuni. Nei campi finiscono però soprattutto dissidenti politici e personalità religiose, che vengono rinchiusi senza passare dai tribunali di Stato: la riforma del codice di procedura penale varato da Zhou Yongkang, poi finito sotto inchiesta, permette infatti alla polizia di rinchiudere nei campi di lavoro gli elementi sociali “scomodi” fino a un massimo di 3 anni.
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