Oltre le testimonianze degli scrittori del Nuovo Testamento, di cui la maggior parte sono testimoni oculari dell’esistenza di Gesù, ci sono altre attestazioni attendibili dal punto storico, documentato da storici di quel tempo.
Per esempio, Giuseppe Flavio, uno storico ebreo, nato nel 37 d.C. afferma: “In quel tempo venne Gesù, un uomo saggio, se è lecito chiamarlo uomo, perché egli fece molte opere miracolose ed insegnò a tutti coloro che desideravano ricevere la verità.
Egli attirò dietro di se molti giudei ed anche molti pagani e, sebbene Pilato, dietro suggerimento di alcuni dei nostri notabili, lo condannò alla morte in croce, i suoi seguaci non lo abbandonarono, poiché egli apparve loro vivente il terzo giorno, cosi come i profeti, insieme ad altre cose, avevano predetto sul suo conto. Ancora oggi la tribù dei Cristiani, che hanno preso il loro nome da lui, non si è estinta”.
Un’altra testimonianza è quella di Cornelio Tacito del 112 d.C., storico romano, anche lui non cristiano, che scrivendo la storia del regno di Nerone, fa riferimento a Gesù Cristo ed all’esistenza dei cristiani a Roma (Annali XV, 44).
Nelle sue “Storie” menziona poi il cristianesimo quando parla della distruzione del Tempio di Gerusalemme, avvenuta nel 70 d.C.
Poi, Svetonio (120 d.C.) che fa riferimento a Gesù ed i suoi seguaci nella “Vita di Claudio” e nelle “Epistole” (X, 96).
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