Ci si può ammalare nella chiesa? E di cosa? E perché?

Perché porre una simile domanda o perché interessarsi a una simile questione?

La risposta è collegata al fatto che se una simile questione potrebbe essere vera (per via del fatto che nella chiesa qualcuno – a causa di qualcosa che non è buono e che in essa può avvenire – potrebbe ammalarsi), allora essa può riguardare diverse (o forse tante) persone.

E se una tale possibilità non è irreale, allora, discuterne non è inutile, ma utile (nella misura in cui si parli di ciò al fine di aiutare in qualche modo coloro che potrebbero essere vittima di certi mali e/o abusi).

Quello che seguirà dalla presente riflessione su tale tematica (o condizione o circostanza – ovvero la possibilità di ammalarsi nella chiesa-) è il frutto di un dialogo avuto con un consulente cristiano, che mi parlava proprio dell’esistenza di tale realtà e di diversi credenti che sono andati da lui per parlare del loro malessere.

Da tale dialogo sento di trarre solo qualche appunto e spunto per dire che tale realtà purtroppo esiste. E il mio intento nel parlare di ciò vuole essere quello di far sentire la mia vicinanza a coloro che si sentono protagonisti di una simile (dolorosa) circostanza, oltreché – spero – di fornire loro in qualche modo un aiuto (fosse, per il momento, anche solo quello di parlare di tale (reale e vissuta) esperienza (dalla quale non solo diversi lettori del notiziario evangelico potrebbero non essere immuni del tutto, ma – chissà, a pensarci bene, forse neanche coloro che dicono (a parole) di stare benissimo!

Per cercare di entrare nel vivo del problema e, così, chiarire il senso del discorso di cui vorrei parlare, dico subito che il tema del discorso avuto con questo consulente cristiano aveva per sfondo la condizione di molti che si trovano in comunità dove il pastore fa tutto lui in una misura tale da condizionare (al cento per cento) ogni azione, ogni pensiero ed emozione dei fedeli.

La realtà di cui parlavamo con questo consulente è quella di alcune (o diverse) comunità in cui i membri sono talmente succubi del pastore e del suo autoritarismo da non avere più la forza di esprimere un’idea e di reprimere ogni eventuale malessere e dissenso nell’intimo, fino al punto di sentirsi male piuttosto che edificati.

A vivere una simile condizione, di diceva il consulente, sono in molti (molti più di quel che non si creda). Ciò vuol dire che molte sono le comunità in cui una simile situazione esiste ed è imposta, vissuta e subita da molte anime sofferenti.

Il consulente mi diceva che molti soffrono sentendosi ipercontrollati (al punto da non poter esprimere nulla di proprio, nulla di personale).

“In molti vengono a raccontarmi storie simili” – mi diceva il consulente -. “Non possono esprimere quello che davvero sentono, pensano e provano. Infatti, quando ciò che pensano e provano ad esprimere esce fuori dagli schemi della “conduzione di chiesa” (che poi, spesso, non è che la conduzione personale di certi pastori), vengono tacciati da ‘ribelli’, da ‘immaturi’, da ‘membri pericolosi da controllare’. In questo modo, certi pastori pensano di ‘mettere ordine’, inibendo e frustrando la libertà di pensiero e la libertà di confronto di molte povere anime”!

Così dicendomi, questo consulente (dal quale Dio indirizza diverse anime che stanno patendo e subendo degli abusi spirituali 1 ) mi rendeva partecipe dello stato di malessere e sofferenza che molti vivono all’interno di diverse comunità, dove il condizionamento e l’ipercontrollo di diversi pastori rendono le anime di tanti cari fratelli e sorelle tribolate e oppresse.

Nel sentire questo mi sono addolorato per questo stato di cose.

Tuttavia da un lato ho ringraziato Dio per come si serve di questo consulente per consolare le anime di coloro che purtroppo vivono questa realtà.

Confesso che non posso fare a meno di riflettere su quanto mi è stato riferito (e che da educatore cristiano e da aspirante counselor cristiano mi trova sensibile). E da quanto ho sentito ed appreso mi sento spinto da un lato a dire dell’esistenza di questa realtà [senza sottacerla o – peggio – fare finta che non esista, cosa che a) non sarebbe onesta e b) non sarebbe d’aiuto (per coloro che la vivono)] e dall’altro ad accogliere l’eventuale disagio di coloro che sanno (per esperienza) ciò che sto dicendo.

Mentre parlavo col consulente di queste cose, lei mi ha detto che la cura per tali anime è quelle di aiutarle a ripristinare un personale rapporto con Dio. L’abuso che stanno subendo, infatti, deriva da una distorta visione delle cose di Dio. Ma la distorsione non è causata o provocata da loro (ché sono vittime di un sistema in cui ‘alcuni pensano di potersi sostituire a Dio nel governo totale ed assoluto della chiesa e delle anime’). Per questo il primo aiuto nei confronti di coloro che sono vittime di un simile abuso spirituale è far loro riprendere coscienza di cosa sia e di come sia una sana relazione con Dio. Riportare tali anime a recuperare una sana relazione con Dio è il mezzo per aiutarle a guarire dai malesseri che in certe chiese l’ipercontrollo di certi pastori sta provocando.

Da educatore (ossia da uno che sa che l’educazione consiste nell’exeducere , ossia nel ‘tirar fuori’ (dall’uomo la sua natura, le sue potenzialità, ovvero i suoi limiti – allo scopo di favorirne la crescita e lo sviluppo) mi sento motivato e convinto del bisogno di ‘tirar fuori’ simili realtà e di discuterle ed esaminarle per cercare di poter fare qualcosa per coloro che si sentono vittime di una tale circostanza, che, come abbiamo visto, potrebbe accadere all’interno di certe comunità cristiane nelle quali diverse anime anziché venire edificate vengono in tal modo condizionate e represse.

La sorella che mi raccontava queste dinamiche e queste situazioni mi diceva come esse si generano in contesti in cui alcuni ministri manipolano un principio che, invece, andrebbe recuperato. Secondo tali ministri, infatti, lei mi diceva, ogni forma di “dissenso” 2 va controllata e subordinata. Ma – mi faceva notare questa sorella, 3 parlando, che Gesù quando vedeva qualcosa che non andava e che non era conforme alla giustizia non taceva (per il cosiddetto “amore di pace”), ma parlava! Questa è libertà. Questa è verità. Ed “è la verità (di parlare e dire le cose come stanno e come si sentono) che ci farà liberi” (di crescere e di vivere serenamente in comunità che dovrebbero aiutare tutti i membri a crescere (“anche” facendo domande (nelle quali, con le quali e per le quali c’è implicita la possibilità del dubbio e del dissenso, finchè non intervenga non la censura, ma semmai lo Spirito (a guidare, ad ammaestrare, a correggere e ad istruire nella Verità…e non nella singola visione del pastore))).

Dove una tale libertà è negata, ecco che può succedere che la possibilità di ammalarsi pure stando all’interno di una chiesa!

Penso e spero di aver ‘tirato fuori’ una realtà e una verità; forse scomoda? Ma a chi scomoda? Penso che più che la scomodità il termine corretto è ‘sofferenza’, visto che molte care anime stanno soffrendo per cose del genere.

E’ a queste anime che vorrei indirizzarmi, per far sentire loro il sostegno che meritano e trasmettere loro l’incoraggiamento che una via d’uscita e di cura da tale situazione esiste.

Quando qualcosa del genere è successa anche a me, ringrazio Dio, di essere stato aiutato anch’io. E sulla base delle parole del Signore che dicono “Fai agli altri quello che tu stesso vorresti che gli altri facessero a te”, ho voluto condividere questa esperienza con coloro che forse hanno proprio bisogno di parlare di tali cose, per poter trarre forza e speranza da Dio e da quei servi (come il consulente di cui ho accennato) che hanno davvero a cuore la salute dell’anima delle ‘pecore’ che il Signore vuole guidare e condurre sui Suoi ‘verdeggianti paschi’, perché possano trovare quel cibo, quella cura e quel ristoro che Dio vuole preparare ed ha in serbo per loro!

Che Iddio ci benedica.

1 E non solo membri di chiesa, ma anche pastori (che hanno problemi, ma che in comunità non potrebbero né dire né manifestare)

2 Infatti spesso le anime che soffrono vengono accusate di fomentare “dissensi” quando, in realtà, vorrebbero soltanto avere la libertà di poter esprimere eventualmente le proprie opinioni, anche quando queste fossero non sempre in sintonia con quanto detto dal pastore.

3 Che ripeto è una cara serva del Signore che sta aiutando molte anime bisognose (e anche pastori, che si rendono conto che anche in loro qualcosa può non andare bene)

Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com


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